giovedì 23 gennaio 2014

"Amore e Psiche. La favola dell'anima" alla Reggia di Monza

AMORE E PSICHE. La favola dell’Anima
Reggia di Monza
Serrone della Reggia di Monza e Rotonda Appiani (Viale Brianza 1)
24 gennaio – 4 maggio 2014
Orari: Lunedì chiuso; da martedì a domenica 10.00 – 20.00
Biglietti: intero € 10,00; ridotto € 8.00; scuole € 5,00
Info: 0392312185 – info@fondazionednart.it

Giorgio Caproni


Giorgio Caproni nacque a Livorno nel 1912. Vissuto tra Livorno, Genova e Roma, abbinò la professione di insegnante  elementare all'attività poetica. Le sue prime raccolte (Come un'allegria, Ballo a Fontanigorda, Finzioni, Stanze della funicolare), poi confluite ne " Il passaggio di Enea" (1956), si distinguono per la presenza del sonetto, della canzonetta rimata e per un lessico talora indugiante a certo preziosismo. La figura di Enea si pone come la metafora del viaggio, della ricerca di un'autenticità perduta e di un "oltre" trascendente; è il punto simbolico di convergenza di un'esigenza esistenziale, ma anche il referente della difficile ricostruzione dopo le rovine della guerra.
Nella raccolta successiva, "Il seme del piangere" (1959), il tema centrale si ha nel recupero incantato della figura della madre, immaginata come sarebbe stata da giovane e immortalata in quadretti idillici. Essa diventa una giovinetta che  - puntualizza lo stesso Caproni - " assume il volto che è stato capace di darle la leggenda che io mi ero formato di lei, udendo i discorsi in casa e guardando le fotografie". Il titolo "Il seme del piangere" rimanda al Purgatorio dantesco ( XXXI, 45- 46): "udendo le sirene sie più forte/ pon giù il seme del piangere ed ascolta". Caproni interpreta il momento in cui chiede a se stesso la forza di superare il dolore per la morte della madre e di ascoltare le voci interiori che possano innalzarla nel canto poetico.

Un notevole passo in avanti si ha ne "Il muro della terra(1975), una raccolta costituita da un'intensa versificazione epigrammatica che si salda con tematiche molto profonde, come quelle del viaggio e della ricerca di un'identità. Questi toni brevi e sentenziosi si protrarranno nelle successive raccolte "Il franco cacciatore" (1982) e "Il conte di Kevenhüller" (1986), ove, al di là di ogni forma di  acredine e di sarcasmo, il poeta svolge il tema dell'assenza e dell'impossibiltà per l'uomo di un approdo solido nell'effimero della vita, smarrito in un universo ottenebrato dall'assenza di Dio.Notevoli le sue traduzioni di poeti stranieri, soprattutto dal francese, da Baudelaire a Proust, ad Apollinaire, a Celine. La poesia di Caproni si inserisce nei metri e nelle rime della tradizione, recuperando certi moduli stilistici sabiani e superando in parte l'Ermetismo degli anni Trenta. Il l inguaggio poetico resta estraneo all'eccessiva colloquialità crepuscolare come all'oscurità degli ermetici e si distingue - puntualizza lo stesso Caproni in un'intervista (1965)- per "la chiarezza, l'incisività, la franchezza, il sempre crescente orrore per i giochi puramente sintattico o concettuali". Ciò tuttavia non impedisce la presenza di una disciplina formale e di una intrinseca musicalità, dovute al sapiente recupero della metrica tradizionale e alla capacità di conferire al sonetto alti livelli tecnici. Frequente l'impiego degli enjambements, che arricchiscono e movimentano il tessuto ritmico. Non mancano momenti di tensioni analogiche ed evocative.

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal (Grenoble, 23 gennaio 1783 – Parigi, 23 marzo 1842)

La vita reale è soltanto il riverbero dei sogni dei poeti. La vista di tutto ciò che è bello in arte o in natura, richiama con la rapidità del fulmine il ricordo di chi si ama.
( Henri Beyle Stendhal )

Buon compleanno, Jeanne Moreau!


«
 Ogni volta che me la immagino a distanza la vedo che legge non un giornale ma un libro, perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt ma all'amore. »
(François Truffaut)

L'impressionismo di Manet

Édouard Manet (Parigi23 gennaio 1832 – Parigi30 aprile 1883)
il principale esponente del  " gruppo di Batignolles" , il rinnovatore della pittura francese dopo Courbet, l'artista le cui opere suscitavano sdegno e scandalo nel pubblico e nella critica,era in realtà un uomo alieno dalle grandi battaglie. Uscito da una solida famiglia borghese ( era figlio di un magistrato), ambiva a percorrere la normale carriera del pittore nell'alveo della cultura ufficiale e quindi all'interno del Salon. Apparentemente nella sua concezione non c'è niente di rivoluzionario; anzi, le sue opere rivelano con chiarezza la discendenza dai grandi maestri, studiati nei maggiori musei, come il Louvre, gli Uffizi, il Prado, non soltanto nel senso lato per cui esiste sempre una continuità tra passato e presente, ma addirittura nella composizione, al punti da sembrare un imitatore e da essere accusato di scarsa fantasia. Ma il soggetto non è che un pretesto per  i pittori di Batignolles; ciò che conta è la resa di esso, è l'interpretazione  che ne dà l'artista. E in questo Manet apre strade nuove. E' questa l'autentica attualità di Manet, più ancora che l'uso di rappresentare le persone vestite in abiti moderni. Uno dei quadri che suscitarono maggiori polemiche è il  Dèjeuner sur l'herbe, che apparve agli occhi del pubblico e della critica scandalosamente "indecente". Eppure  non soltanto il nudo è uno dei temi più usuali e accettati nell'arte di tutti i tempi, ma la stessa composizione ( una conversazione all'aria aperta fra una donna nuda seduta e due giovani vestiti) deriva da una nota tela del Louvre, il Concerto campestre di Giorgione o di Tiziano, e le pose dei tre personaggi da una stampa raffaellesca, dunque dai classici del '500. Lo scandalo nasceva non dalla scelta del tema, ma dalla trasposizione del fatto in età moderna, lungo le rive di un fiume, come se una giovane donna contemporanea, recatasi a fare una merenda sull'erba ai bordi della Senna, si fosse completamente denudata ( le vesti giacciono ammucchiate, a  lato= e conversasse indifferentemente con due giovanotti borghesi abbigliati con cura, mentre un'altra ragazza in camicia,si curva per sciacquarsi. La tela, ancor più che Le signorine sulle rive  della Senna di Courbet ( con cui esistono rapporti evidenti), sembrava un'offesa alla morale borghese, provocata a bella posa per giungere alla celebrità. come scrisse qualcuno, attraverso lo scandalo. Manet invece non aveva voluto scandalizzare nessuno; aveva soltanto voluto essere moderno usando vestiti attuali , e sincero : "è la sincerità - scrive - che conferisce alle opere un carattere che può sembrare una protesta, mentre in realtà il pittore ha tentato solamente di esprimere la sua impressione".
Ma forse lo scandalo, più che dal tema, era generato dalle straordinarie novità pittoriche che contraddicevano tutta la tradizione: invece del disegno, invece del volume dolcemente chiaroscurato, i colori semplicemente giustapposti così da esaltarsi vicendevolmente, l'evidenza luminosa del nudo contro i colori scuri degli abiti maschili, la resa realistica degli oggetti posati in terra ( la cesta, i panini, la frutta, le vesti, il cappello di paglia di Firenze con il bel nastro azzurro), lo sfondo abbozzato impressionisticamente. Probabilmente, tutto questo faceva dire a un critico: "il nudo, quando è dipinto da persone volgari, è indecente".
. Opera consultata: Piero Adorno, L'arte italiana. Le sue radici medio - orientali e greco romane. Il suo sviluppo nella cultura europea, Casa editrice D'Anna, (1992)

Edouard Manet, Dejeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba); 1863; olio su tela ; m 2,08x 2,64. Parigi, Musèe d'Orsay.
La tela, respinta dalla giuria del Salon del 1863, venne esposta al Salon des Refusès, dove attrasse immediatamente l'attenzione scandalizzata dei frequentatori.

mercoledì 22 gennaio 2014

Addio al regista Carlo Mazzacurati

"La mia impressione è che questo Paese sia ormai malato di autolesionismo. Per dirla alla Moretti: continuiamo così, facciamoci del male". 
(Carlo Mazzacurati in un' intervista sul  Corriere della sera, 3 ottobre 1998)

Lo studio è un mestiere..

Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con uno speciale tirocinio oltre che mentale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.
Dai "Quaderni del carcere" di Antonio Gramsci