Alle Scuderie del Quirinale una grande mostra sull'artista messicana Frida Kahlo (1907-1954), simbolo dell'avanguardia artistica e dell'esuberanza della cultura messicana del Novecento.
Data : 20/03/14 - 13/07/14venerdì 3 gennaio 2014
FRIDA KAHLO- MOSTRA ALLE SCUDERIE DEL QUIRINALE A CURA DI HELGA PRIGNITZ-PODA
giovedì 2 gennaio 2014
Non sprechiamo energie preziose..
Nel novero dei miei buoni propositi per l'anno nuovo:
“Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.”
Dalai Lama
“Lascia andare le persone che solo condividono lamentele, problemi, storie disastrose, paura e giudizio sugli altri. Se qualcuno cerca un cestino per buttare la sua immondizia, fa sì che non sia la tua mente.”
Dalai Lama
Giulio Einaudi (Dogliani, 2 gennaio 1912 – Magliano Sabina, 5 aprile 1999)
"Il libro, sia esso romanzo saggio o poesia, deve coinvolgere al massimo l'intelligenza e la sensibilità del lettore. Quando in un libro, di poesia o di prosa, una frase, una parola, ti riporta ad altre immagini, ad altri ricordi, provocando circuiti fantastici, allora, solo allora, risplende il valore di un testo. Al pari di un quadro scultura o monumento quel testo ti arricchisce non solo nell'immediato ma ti muta nell'essenza".Giulio Einaudi
Pasquale Rotondi, lo “Schindler delle opere d'arte italiane”
Pasquale Rotondi (Arpino, 12 maggio 1909 – Roma, 2 gennaio 1991) è stato uno storico dell'arte, noto per aver salvato durante la seconda guerra mondiale circa diecimila opere d'arte italiane dalla distruzione e dal saccheggio delle truppe naziste.
Laureato in lettere presso l'Università di Roma con una tesi su Pietro Bernini, operò come Ispettore alla Soprintendenza all'Arte Medievale e Moderna di Ancona dal 1933 al 1938, anno in cui gli venne affidata la direzione della Galleria Nazionale di Arte Antica a Roma.
Nel 1939, nominato Soprintendente alle Gallerie e alle Opere d'Arte delle Marche, fu incaricato dal Ministro dell'Educazione Nazionale Giuseppe Bottai su idea del funzionario Giulio Carlo Argan - amico di Rotondi - di individuare, trasportare e custodire in un luogo sicuro un cospicuo numero di opere d'arte per proteggerle dai rischi della guerra imminente. Tale operazione di salvataggio, condotta nella massima segretezza ed avventurosamente coordinata da Rotondi nel corso dell'intero conflitto, permise di salvaguardare da distruzioni e razzie quello che fu da lui stesso definito "il raggruppamento di opere d'arte più importante mai realizzato al mondo".
mercoledì 1 gennaio 2014
Proposito d'amare...
“E non lo so se sia il destino oppure il caso, ma in questi tempi così ostili e incerti mi prende l’innocente e un po’ ambizioso proposito di amarti.. Perché senza due corpi e due pensieri differenti, finisce il mondo.”
— Giorgio Gaber, Proposito d’amare
— Giorgio Gaber, Proposito d’amare
Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003)
“Quando sarò capace d’amare mi piacerebbe un amore che non avesse alcun appuntamento col dovere. Un amore senza sensi di colpa, senza alcun rimorso, egoista e naturale come un fiume che fa il suo corso. Senza cattive o buone azioni, senza altre strane deviazioni che se anche il fiume le potesse avere, andrebbe sempre al mare.”
— Giorgio Gaber
— Giorgio Gaber
Giorgio Gaber, nome d'arte di Giorgio Gaberscik (Milano, 25 gennaio 1939 – Montemagno di Camaiore, 1º gennaio 2003)
Testo L'Equazione (prosa) - 1995/1996
E quando dentro ai tuoi pensieri si insinua un senso di amarezza…
E quando avverti una crescente mancanza di energia…
E quando ti senti profondamente solo…
Ecco, quello è il giorno dell’appuntamento col bilancio della tua vita.
Generalmente non è un bel giorno. E non tanto perché il cielo si fa un po’ più grigio… quanto perché tu ti fai un po’ più schifo.
Dunque, il lavoro. Il lavoro non manca, voglio dire, c’è anche chi ce l’ha. Ma in genere non gode.
L’impegno sociale, morale, civile… mi viene da ridere.
La salute, finché uno ce l’ha non ci pensa…
Non resta che l’amore, la sfera degli affetti, dei sentimenti, che, forse, dentro, è la cosa che conta di più.
Poi quella, almeno, ce la scegliamo noi.
Un disastro.
Ma se si fallisce sempre, ci sarà una ragione! Dov’è che si sbaglia? Colpa mia… colpa tua… No, a queste cose non ci credo. L’errore dev’essere prima. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino: un errore che ha influenzato tutta la mia vita affettiva; forse il famoso Edipo, forse “mamma c’è n’è una sola”. Anche troppa. Oppure nonni, fratelli, zii… insomma, figure, fotografie dell’infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.
Sì, un errore innocente, impercettibile, che poi col tempo si è ripetuto, ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile.
Già, ma perché l’errore si ingigantisce? Dev’essere un po’ come quando a scuola facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto, una svista, un più o un meno, chi lo sa? È che poi te lo porti dietro e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. Vabbe’, dici, tanto poi si semplifica. E poi numeri ancora più grossi, brutti, sgraziati anche. E poi addirittura enormi, incontenibili, schifosi.
E alla fine:
x = (472827324 / radice di 87225035) + c
E ora prova un po’ a semplificare!
Non c’è niente da fare. La matematica deve avere una sua estetica: x = 2. Bello, la semplicità!
Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi.
Ma per fare una storia d’amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.
E quando avverti una crescente mancanza di energia…
E quando ti senti profondamente solo…
Ecco, quello è il giorno dell’appuntamento col bilancio della tua vita.
Generalmente non è un bel giorno. E non tanto perché il cielo si fa un po’ più grigio… quanto perché tu ti fai un po’ più schifo.
Dunque, il lavoro. Il lavoro non manca, voglio dire, c’è anche chi ce l’ha. Ma in genere non gode.
L’impegno sociale, morale, civile… mi viene da ridere.
La salute, finché uno ce l’ha non ci pensa…
Non resta che l’amore, la sfera degli affetti, dei sentimenti, che, forse, dentro, è la cosa che conta di più.
Poi quella, almeno, ce la scegliamo noi.
Un disastro.
Ma se si fallisce sempre, ci sarà una ragione! Dov’è che si sbaglia? Colpa mia… colpa tua… No, a queste cose non ci credo. L’errore dev’essere prima. Non una cosa recente. Probabilmente da bambino: un errore che ha influenzato tutta la mia vita affettiva; forse il famoso Edipo, forse “mamma c’è n’è una sola”. Anche troppa. Oppure nonni, fratelli, zii… insomma, figure, fotografie dell’infanzia che rimangono dentro di noi per tutta la vita.
Sì, un errore innocente, impercettibile, che poi col tempo si è ripetuto, ingigantito, fino a diventare gravissimo, irreparabile.
Già, ma perché l’errore si ingigantisce? Dev’essere un po’ come quando a scuola facevamo le equazioni algebriche. Cioè, tu fai uno sbaglietto, una svista, un più o un meno, chi lo sa? È che poi te lo porti dietro e nella riga sotto cominci già a vedere degli strani numeri. Vabbe’, dici, tanto poi si semplifica. E poi numeri ancora più grossi, brutti, sgraziati anche. E poi addirittura enormi, incontenibili, schifosi.
E alla fine:
x = (472827324 / radice di 87225035) + c
E ora prova un po’ a semplificare!
Non c’è niente da fare. La matematica deve avere una sua estetica: x = 2. Bello, la semplicità!
Forse, per fare bene un’equazione è sufficiente avere delle buone basi.
Ma per fare una storia d’amore vera e duratura è necessario essere capaci di scrostare quella vernice indelebile con cui abbiamo dipinto i nostri sentimenti.
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