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venerdì 22 giugno 2018

Franco Arminio

Ma se d’improvviso una sera
 ci guardassimo negli occhi
avremmo fatto buon uso, 
un uso semplice e profondo
 di noi e del mondo.
Franco Arminio 

Homo Faber

E per tutti il dolore degli altri
è dolore a metà.

Fabrizio De Andrè, Disamistade


lunedì 7 maggio 2018

Mario Luzi

È inverno o primavera?
Non lo sappiamo,
siamo
e non siamo niente
nella molteplicità delle apparenze,
però dentro la vita, dentro
il meraviglioso istante.
Mario Luzi

giovedì 31 agosto 2017

Bertolt Brecht

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.
— Ricordo di Maria A., Bertolt Brecht

Ivano Fossati

Benvuto anche il tuo nome fra le future nostalgie.
— Settembre , Ivano Fossati

Nazim Hikmet

Lipsia, settembre 1961

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d’ippocastani.
Nâzim Hikmet

Vivian Lamarque

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.
Vivian Lamarque

Alcyone

Settembre, andiamo.E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti alpestri,
che sapor d'acqua natía rimanga ne' cuori esuli a conforto,che lungo illuda la lor sete in via.Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,quasi per un erbal fiume silente,su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral camminala greggia.
Senza mutamento è l'aria.il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
(Gabriele D'Annunzio, Alcyone,I pastori)


sabato 22 luglio 2017

Pablo Neruda

In quell'istante ebbero termine i libri,
l'amicizia, i tesori senza sosta accumulati,
la casa trasparente che tu e io costruimmo:
tutto cessò d'esistere, tranne i tuoi occhi.
 Pablo Neruda

giovedì 20 luglio 2017

Marc Chagall

Con te io sono giovane
Quando laggiú gli alberi minacciano
E il cielo vanisce in lontananza
I tuoi occhi mi toccano

Quando ogni passo si perde sull’erba
Quando ogni passo sfiora le acque
Quando le onde mi fervono in testa
E dall’azzurro qualcuno mi chiama

Con te io sono giovane
Cadono i miei anni come foglie
E qualcuno colora le mie tele
Allora esse brillano di te

E sul tuo volto il sorriso è radioso
Piú chiaro assai delle nubi piú chiare
Allora io corro dove sei
Dove mi pensi e dove mi attendi

- Marc Chagall alla seconda moglie Vava

martedì 11 luglio 2017

Donne in rinascita

Più dei tramonti, più del volo di un uccello,

la cosa meravigliosa in assoluto è una donna in rinascita.

Quando si rimette in piedi dopo la catastrofe, dopo la caduta.

Che uno dice: è finita.

No, non è mai finita per una donna.

Una donna si rialza sempre,

anche quando non ci crede, anche se non vuole.

Non parlo solo dei dolori immensi,

di quelle ferite da mina anti-uomo che ti fa la morte o la malattia.

Parlo di te, che questo periodo non finisce più,

che ti stai giocando l’esistenza in un lavoro difficile,

che ogni mattina è un esame, peggio che a scuola.

Te, implacabile arbitro di te stessa,

che da come il tuo capo ti guarderà

deciderai se sei all’altezza o se ti devi condannare.

Così ogni giorno, e questo noviziato non finisce mai.

E sei tu che lo fai durare.

Oppure parlo di te,

che hai paura anche solo di dormirci, con un uomo;

che sei terrorizzata che una storia ti tolga l’aria,

che non flirti con nessuno

perché hai il terrore che qualcuno s’infiltri nella tua vita.

Peggio: se ci rimani presa in mezzo tu, poi soffri come un cane.

Sei stanca:

c’è sempre qualcuno con cui ti devi giustificare,

che ti vuole cambiare,

o che devi cambiare tu per tenertelo stretto.

Così ti stai coltivando la solitudine dentro casa.

Eppure te la racconti,

te lo dici anche quando parli con le altre:

“Io sto bene così. Sto bene così, sto meglio così”.

E il cielo si abbassa di un altro palmo.

Oppure con quel ragazzo ci sei andata a vivere,

ci hai abitato Natali e Pasqua.

In quell’uomo ci hai buttato dentro l’anima

ed è passato tanto tempo,

e ne hai buttata talmente tanta di anima,

che un giorno cominci a cercarti dentro lo specchio

perché non sai più chi sei diventata.

Comunque sia andata,

ora sei qui

e so che c’è stato un momento

che hai guardato giù e avevi i piedi nel cemento.

Dovunque fossi, ci stavi stretta:

nella tua storia, nel tuo lavoro, nella tua solitudine.

Ed è stata crisi, e hai pianto.

Dio quanto piangete!

Avete una sorgente d’acqua nello stomaco.

Hai pianto mentre camminavi in una strada affollata,

alla fermata della metro, sul motorino.

Così, improvvisamente. Non potevi trattenerlo.

E quella notte

che hai preso la macchina e hai guidato per ore,

perché l’aria buia ti asciugasse le guance?

E poi hai scavato, hai parlato, quanto parlate, ragazze!

Lacrime e parole.

Per capire, per tirare fuori una radice lunga sei metri

che dia un senso al tuo dolore.

“Perché faccio così?

Com’è che ripeto sempre lo stesso schema? Sono forse pazza?”

Se lo sono chiesto tutte.

E allora vai giù con la ruspa dentro alla tua storia,

a due, a quattro mani, e saltano fuori migliaia di tasselli.

Un puzzle inestricabile.

Ecco, è qui che inizia tutto. Non lo sapevi?

E’ da quel grande fegato che ti ci vuole per guardarti così,

scomposta in mille coriandoli, che ricomincerai.

Perché una donna ricomincia comunque,

ha dentro un istinto che la trascinerà sempre avanti.

Ti servirà una strategia,

dovrai inventarti una nuova forma per la tua nuova te.

Perché ti è toccato di conoscerti di nuovo,

di presentarti a te stessa.

Non puoi più essere quella di prima. Prima della ruspa.

Non ti entusiasma?

Ti avvincerà lentamente.

Innamorarsi di nuovo di se stessi,

o farlo per la prima volta, è come un diesel.

Parte piano, bisogna insistere.

Ma quando va, va in corsa.

E’ un’avventura, ricostruire se stesse.

La più grande.

Non importa da dove cominci,

se dalla casa, dal colore delle tende o dal taglio di capelli.

Vi ho sempre adorato, donne in rinascita,

per questo meraviglioso modo di gridare al mondo

“sono nuova” con una gonna a fiori o con un fresco ricciolo biondo.

Perché tutti devono capire e vedere:

“Attenti: il cantiere è aperto,

stiamo lavorando anche per voi. Ma soprattutto per noi stesse”.

Più delle albe, più del sole,

una donna in rinascita è la più grande meraviglia.

Per chi la incontra e per se stessa.

È la primavera a novembre.

Quando meno te l’aspetti…

(Testo originale Diego Cugia, alias Jack Folla)


mercoledì 28 dicembre 2016

Ramòn Sampedro

Mare dentro, mare dentro,
senza peso nel fondo,
dove si avvera il sogno:
due volontà fanno vero un desiderio nell’incontro.

Un bacio accende la vita
con il fragore luminoso di una saetta,
il mio corpo cambiato
non è più il mio corpo,
è come penetrare al centro dell’universo.

L’abbraccio più infantile,
è il più puro dei baci,
fino a diventare un unico desiderio.

Il tuo sguardo, il mio sguardo,
come un’eco che ripete senza parole:
più dentro,
più dentro,
fino al di là del tutto,
attraverso il sangue e il midollo.

Però sempre mi sveglio,
e sempre voglio essere morto,
per restare con la mia bocca
preso nella rete dei tuoi capelli.

Ramòn Sampedro



giovedì 29 settembre 2016

Cortàzar

"E dirò le parole che si dicono
e mangerò le cose che si mangiano
e sognerò i sogni che si sognano
e so molto bene che non ci sarai,
nè qui dentro, il carcere dove ancora ti detengo,
nè la fuori, in quel fiume di strade e di ponti.
Non ci sarai per niente, non sarai neppure ricordo,
e quando ti penserò, penserò un pensiero
che oscuramente cerca di ricordarsi di te".

Julio Cortazar, da "Futuro"


mercoledì 21 settembre 2016

Ivano Fossati

E prendiamola tra le braccia
questa vita danzante,
questi pezzi d'amore caro,
quest'esistenza tremante
che sono io e che se tu,
che sono io e che sei tu…

Ivano Fossati, La canzone popolare