sabato 2 settembre 2017

Storie d'amore

Tante, tante cose ti vorrei dire che mi si affollano alla mente e mi gonfiano in cuore e che diventano fredde e sciocche nella carta.
Questo solo ti dico, che ti ho ancora e sempre dinanzi agli occhi, e ti accompagnano in ogni ora della tua giornata, e sento che mi manca la più cara e la miglior parte di me stesso. Come hai fatto a prendermi così?
da una lettera di Giovanni Verga a Dina Castellazzi (1900)

Storia di una capinera

Tutto il mio essere è pieno di quell’uomo:
la mia testa, il mio cuore, il mio sangue.
L’ho dinanzi agli occhi in questo momento che ti scrivo,
nei sogni, nella preghiera.
Non posso pensare ad altro;
mi pare che ad ogni istante il suo nome mi venga sulle labbra,
che ogni parola che proferisco si trasformi nel nome di lui;
allorchè lo ascolto son felice;
quando mi guarda tremo;
vorrei stargli vicina ad ogni momento e lo fuggo;
vorrei morire per lui.
Tutto ciò che sento per quell’uomo è nuovo, strano, è spaventoso….
è più ardente dell’amore che porto a mio padre;
è più forte di quello che porto al mio Dio! …
Questo è quello che al mondo chiamano amore….
l’ ho conosciuto; lo veggo….
È orribile! è orribile!


Giovanni Verga, Storia di una capinera

giovedì 31 agosto 2017

Bertolt Brecht

Un giorno di settembre, il mese azzurro,
tranquillo sotto un giovane susino
io tenni l'amor mio pallido e quieto
tra le mie braccia come un dolce sogno.
E su di noi nel bel cielo d'estate
c'era una nube ch'io mirai a lungo:
bianchissima nell'alto si perdeva
e quando riguardai era sparita

E da quel giorno molte molte lune
trascorsero nuotando per il cielo.
Forse i susini ormai sono abbattuti:
Tu chiedi che ne è di quell'amore?
Questo ti dico: più non lo ricordo.
E pure certo, so cosa intendi.
Pure il suo volto più non lo rammento,
questo rammento: l'ho baciato un giorno.

Ed anche il bacio avrei dimenticato
senza la nube apparsa su nel cielo.
Questa ricordo e non potrò scordare:
era molto bianca e veniva giù dall'alto.
Forse i susini fioriscono ancora
e quella donna ha forse sette figli,
ma quella nuvola fiorì solo un istante
e quando riguardai sparì nel vento.
— Ricordo di Maria A., Bertolt Brecht

Ivano Fossati

Benvuto anche il tuo nome fra le future nostalgie.
— Settembre , Ivano Fossati

Il piacere

-Preferite, fra i mesi neutri, l'aprile o il settembre?
-Il settembre. É più femminino, più discreto, più misterioso.Pare una primavera veduta in un sogno. Tutte le piante, perdendo lentamente la forza, perdono anche qualche parte della loro realtà. Guardare il mare, là giù.Non dà immagine d'un'atmosfera piuttosto che d'una massa d'acqua? Mai, come nel settembre, le alleanze del cielo e del mare sono mistiche e profonde. E la terra? Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. È un'impressione giusta? C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre.
Gabriele D'Annunzio, Il piacere

Nazim Hikmet

Lipsia, settembre 1961

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d’ippocastani.
Nâzim Hikmet

Vivian Lamarque

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.
Vivian Lamarque