mercoledì 5 febbraio 2014

Saturno contro

Il problema non è accettare, è condividere.
-  Sergio (Ennio Fantastichini) in "Saturno contro" di Ferzan Özpetek



Viviamo in una rete di arabeschi - Flaiano

Appartengo alla minoranza silenziosa. Sono di quei pochi che non hanno più nulla da dire e aspettano. Che cosa? Che tutto si chiarisca? L’età mi ha portato la certezza che niente si può chiarire: in questo paese che amo non esiste semplicemente la verità. 
Paesi molto più piccoli e importanti del nostro hanno una loro verità, noi ne abbiamo infinite versioni. Le cause? Lascio agli storici, ai sociologi, agli psicanalisti, alle tavole rotonde il compito di indicarci le cause, io ne subisco gli effetti. E con me pochi altri: perché quasi tutti hanno una soluzione da proporci: la loro verità, cioè qualcosa che non contrasti i loro interessi.
Alla tavola rotonda bisognerà anche invitare uno storico dell’arte per fargli dire quale influenza può avere avuto il barocco sulla nostra psicologia. In Italia infatti la linea più breve tra due punti è l’arabesco.
Viviamo in una rete d’arabeschi.
Ennio Flaiano


Indro Montanelli

“Il sapere e la ragione parlano, l’ignoranza e il torto urlano.”

— Indro Montanelli


Simone de Beauvoir

Da bambina, da ragazza, i libri mi hanno salvata dalla disperazione; per questo mi sono persuasa che la cultura sia il valore più alto.
Simone de Beauvoir
 



"Spinario. Storia e fortuna" ai Musei Capitolini


Ai Musei Capitolini di Roma, dal 5 febbraio al 25 maggio 2014, saranno in esposizione 45 opere- tra  repliche e rivisitazioni antiche diffuse oggi nei musei europei e opere di età moderna e contemporanea, bronzetti, disegni e quadri - raffiguranti lo Spinario, opera di scultura che riproduce un giovane seduto mentre, con le gambe accavallate si sporge di fianco per togliersi una spina dalla pianta del piede sinistro.
Spinario. Storia e fortuna
5 febbraio - 25 maggio 2014
Musei Capitolini - Palazzo dei Conservatori
piazza del Campidoglio
inaugurazione 4 febbraio alle 18
martedì-domenica dalle 9 alle 20 (ingresso consentito fino a un’ora prima orario di chiusura)
biglietto integrato Mostra + Museo 13 euro (ridotto 11, ridottissimo 2 euro)


Accadde oggi


5 febbraio 1936: al teatro rivoli di New York viene proiettato in prima mondiale "Tempi moderni" di Charlie Chaplin.

martedì 4 febbraio 2014

Le poesie di Prévert, tra i libri sul mio comodino

Questo amore
Così violento
Così fragile
Così tenero
Così disperato
Questo amore
Bello come il giorno
Cattivo come il tempo
Quando il tempo e cattivo
Questo amore così vero
Questo amore così bello
Così felice
Così gioioso
Così irrisorio
Tremante di paura come un bambino quando e buio
Così sicuro dì sé
Come un uomo tranquillo nel cuore della notte
Questo amore che faceva paura
Agli altri
E li faceva parlare e impallidire
Questo amore tenuto d'occhio
Perché noi lo tenevamo d'occhio
Braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Perché noi l'abbiamo braccato ferito calpestato fatto fuori negato cancellato
Questo amore tutt'intero
Così vivo ancora
E baciato dal sole
E' il tuo amore
E' il mio amore
E' quel che e stato
Questa cosa sempre nuova
Che non e mai cambiata
Vera come una pianta
Tremante come un uccello
Calda viva come l'estate
Sia tu che io possiamo
Andare e tornare possiamo
Dimenticare
E poi riaddormentarci
Svegliarci soffrire invecchiare
Addormentarci ancora
Sognarci della morte
Ringiovanire
E svegli sorridere ridere Il nostro amore non si muove
Testardo come un mulo
Vivo come il desiderio
Crudele come la memoria
Stupido come i rimpianti
Tenero come il ricordo
Freddo come il marmo
Bello come il giorno
Fragile come un bambino
Ci guarda sorridendo
Ci parla senza dire
E io l'ascolto tremando
E grido
Grido per te
Grido per me
Ti supplico
Per te per me per tutti quelli che si amano
E che si sono amati
Oh sì gli grido
Per te per me per tutti gli altri
Che non conosco
Resta dove sei
Non andartene via
Resta dov'eri un tempo
Resta dove sei
Non muoverti
Non te ne andare
Noi che siamo amati noi t'abbiamo
Dimenticato
Tu non dimenticarci
Non avevamo che te sulla terra
Non lasciarci morire assiderati
Lontano sempre più lontano
Dove tu vuoi
Dacci un segno di vita
Più tardi, più tardi, di notte
Nella foresta del ricordo
Sorgi improvviso
Tendici la mano
Portaci in salvo.
Jacques Prévert

Les enfants qui s'ament, Jacques Prévert


I ragazzi che si amano si baciano 
in piedi contro le porte della notte
I passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
E se qualcosa trema nella notte
Non sono loro ma la oro ombra
Per far rabbia ai passanti
Per far rabbia disprezzo invidia riso
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Sono altrove lontano più lontano della notte
Più in alto del giorno
Nella luce accecante del loro primo amore.
Jacques Prévert

Primo giorno, di Jacques Prévert


Lenzuola bianche in un armadio
Lenzuola rosse in un letto
Un figlio in una madre
La madre nei dolori
Il padre davanti alla stanza
La stanza nella casa
La casa nella città
La città nella notte
La morte in un grido
E il figlio nella vita.
Jacques Prévert 

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-16341>

Jacques Prévert

Nato il 4 febbraio 1900 a Neully, nella periferia di Parigi,  Jacques Prévert fa esperienza di tutto: jazz, alcolici, cultura delle più diverse origini. Legato al movimento surrealista, pur senza identificarvisi,debutta nel '30 su varie riviste,prima di riunire le sue prime poesie nella raccolta "Parole" (1946). Scrive contemporaneamente per il Teatro Operaio, sceneggiatura cinematografiche per l'amico regista Jean Renoir e, più tardi, il soggetto del film "Porto delle nebbie", interpretato da Jean Gabin. Compone nel frattempo anche i testi di alcune canzoni musicate da Jospeh Kosma, che Juliette Gréco eYves Montand contribuiranno a rendere famose nel mondo. Il volume "Storie e altre storie"     (1963)è il suo ultimo lavoro. Muore l'11 aprile 1977, di cancro al polmone.



Mostre: a Modena il fotogiornalismo mondiale

Da 22 febbraio al 13 aprile prossimi la Galleria civica di Modena ospiterà  la mostra curata da Silvia Ferrari 'Fotogiornalismo e reportage. Immagini dalla collezione della Galleria civica di Modena'. La collezione in esposizione-  che comprende alcuni dei nomi che hanno fatto la storia della fotografia di reportage a livello mondiale come Weegee, Henri Cartier-Bresson, Tim N. Gidal, Robert Capa, Werner Bischof, William Klein, oppure, per srestare in Italia, Caio Mario Garrubba, Mario De Biasi, Gianni Berengo Gardin e Ferdinando Scianna- propone al pubblico una significativa selezione fotografie che illustrano momenti storici diversi di cui sono stati protagonisti fra gli altri Che GuevaraFidel Castro,Konrad AdenauerBill Clinton e Nelson Mandela, oppure che documentano episodi cruciali, conflittiviaggi, esplorazioni e indagini sociali come le drammatiche vicende del Cile durante la dittatura di Pinochet, la rivoluzione ungherese del ’56, la strage dei Watussi in Burundi nel ’64, la caduta del muro di Berlino.

Jacques Prévert (Neuilly-sur-Seine, 4 febbraio 1900 – Omonville-la-Petite, 11 aprile 1977)

Lasciate entrare il cane coperto di fango, si può lavare il cane e si può lavare il fango.Ma quelli che non amano nè il cane nè il fango quelli no, non si possono lavare. 
- Jacques Prevért

Pater noster, di Jacques Prévert


Notre Père qui êtes aux cieux 
Restez-y 
Et nous nous resterons sur la terre 
Qui est quelquefois si jolie 
Avec ses mystères de New York 
Et puis ses mystères de Paris 
Qui valent bien celui de la trinité
Avec son petit canal de l'Ourcq 
Sa grande muraille de Chine 
Sa rivière de Morlaix 
Ses bêtises de Cambrai 
Avec son Océan Pacifique 
Et ses deux bassins aux Tuileries 
Avec ses bons enfants et ses mauvais sujets 
Avec toutes les merveilles du monde 
Qui sont là 
Simplement sur la terre 
Offertes à tout le monde 
Éparpillées 
Émerveillées elles-même d'être de telles merveilles 
Et qui n'osent se l'avouer 
Comme une jolie fille nue qui n'ose se montrer 
Avec les épouvantables malheurs du monde 
Qui sont légion 
Avec leurs légionnaires 
Aves leur tortionnaires 
Avec les maîtres de ce monde 
Les maîtres avec leurs prêtres leurs traîtres et leurs reîtres 
Avec les saisons 
Avec les années 
Avec les jolies filles et avec les vieux cons 
Avec la paille de la misère pourrissant dans l'acier des canons.

Ragazza d'acciaio, Jacques Prévert

"Ragazza d’acciaio non amavo nessuno al mondo
Non amavo nessuno eccetto colui che amavo
Il mio innamorato il mio amante colui che mi attraeva
Ora tutto è cambiato è lui che ha cessato di
amarmi
Il mio innamorato che ha cessato di attirarmi sono io?
Non lo so e poi cosa cambia?
Sono ora stesa sulla paglia umida
dell’amore
Tutta sola con tutti gli altri tutta sola disperata
Ragazza di latta ragazza arrugginita
O amore amore mio morto o vivo
Voglio che tu ricordi del passato
Amore che mi amavi da me ricambiato."

Jacques Prévert, Ragazza d’acciaio


Il giardino, di Jacques Prévert

Mille anni e poi mille 
Non possono bastare 
Per dire 
La microeternita' 
Di quando m' hai baciato 
Di quando t' ho baciata 
Un mattino nella luce dell' inverno 
Al Parc Montsouris a Parigi 
A Parigi 
Sulla terra 
Sulla terra che e' un astro. 


Il tenero e rischioso volto dell'amore, di Jacques Prévert

Il tenero e rischioso volto dell'amore 
m'è apparso la sera 
di un giorno troppo lungo 
Forse era un arciere con l'arco 
o forse un musicista con l'arpa 
Io non so più 
io non so nulla 
Tutto quel che so 
è che m'ha ferita 
forse con una freccia 
forse con un canto 
Tutto quel che so 
è che m'ha ferita 
e ferita al cuore e per la vita 
Scottante oh scottante ferita dell'amore.

Jacques Prévert
                                                  Jacques Prévert and Jacqueline Laurent, Paris 1937 

Sono quella che sono, di Jacques Prévert

Sono quella che sono 
Sono fatta così 
Se ho voglia di ridere 
Rido come una matta 
Amo colui che m'ama 
Non è colpa mia 
Se non e sempre quello 
Per cui faccio follie 
Sono quella che sono 
Sono fatta così 
Che volete ancora 
Che volete da me 
Son fatta per piacere 
Non c'e niente da fare 
Troppo alti i miei tacchi 
Troppo arcuate le reni 
Troppo sodi i miei seni 
Troppo truccati gli occhi 
E poi 
Che ve ne importa a voi 
Sono fatta così 
Chi mi vuole son qui 
Che cosa ve ne importa 
Del mio proprio passato 
Certo qualcuno ho amato 
E qualcuno ha amato me 
Come i giovani che s'amano 
Sanno semplicemente amare 
Amare amare... 
Che vale interrogarmi 
Sono qui per piacervi 
E niente può cambiarmi. 

Jacques Prévert 


                                      Jacques Prévert and Ida Chagall, Saint-Paul-de-Vence, 1953 
                                         

Immenso e rosso, di Jacques Prévert

Immenso e rosso
Sopra il Grand Palais
Il sole d'inverno viene
E se ne va 
Come lui il mio cuore sparirà
E tutto il mio sangue se ne andrà
Se ne andrà in cerca di te
Amore mio
Bellezza mia
E ti ritroverà
Là dove tu sarai. 


lunedì 3 febbraio 2014

"Rosso Istanbul", primo romanzo di Ferzan Ozpetek

"Una sera, un affermato regista turco, che vive a Roma da alcuni anni, prende in gran fretta un aereo per Istanbul, la città dov’è nato e cresciuto. L’improvviso ritorno a casa scatena una serie di ricordi che sembravano sopiti: oltre alla madre affascinante ed elegantissima, il padre, misteriosamente scomparso per dieci anni (in Italia?), e altrettanto misteriosamente ricomparso; le zie zitelle, assetate di vita e di Martini, e i loro giovani amanti; e poi i fratelli, la fedele cuoca. E un amore, un amore perduto. Ma mai dimenticato. Stanza dopo stanza, i ricordi diventano più reali e la Istanbul della sua infanzia e adolescenza sembra riprendere forma. Ma con il passato il protagonista dovrà anche fare i conti. A questa storia se ne intreccia, imprevedibilmente, un’altra. Perché sullo stesso aereo Roma-Istanbul c’è, insieme al marito e a una coppia di amici, una donna. Il loro è un viaggio d’affari e di piacere, per festeggiare un evento importante. Finché accade qualcosa, e il loro futuro cambia direzione. Tra caffè e hammam, amori irrisolti e tradimenti svelati, melanconia e voluttà, il regista e la donna si sfiorano e, alla fine, si incontrano. Proprio come in un film di Ozpetek. Solo che stavolta è lui – forse – il protagonista".
(Sinossi del libro)

Philip Seymour Hoffman (Fairport, 23 luglio 1967 – New York, 2 febbraio 2014)

"L'unica vera moneta in questo mondo in bancarotta è ciò che si condivide con gli altri quando si è in difficoltà".
Philip Seymour Hoffman





I capolavori di Alberto Giacometti alla Galleria Borghese di Roma

Saranno esposte dal 4 febbraio 2014 al 15 giugno 2014, all'interno delle sale della Galleria Borghese di Roma, 40 opere scultoree di Alberto Giacometti.
La mostra "Giacometti. La Scultura" è organizzata dalla galleria Borghese e  curata da Anna Coliva, direttrice della Galleria, e da Chistian Klemm, illustre studioso dell’opera di Giacometti e realizzatore delle mostre più importanti sull’artista. 

MOSTRA: "Giacometti. La Scultura"
QUANDO: dal 4 febbraio 2014 al 15 giugno 2014
DOVE: Galleria Borghese, Piazzale Scipione Borghese 5, Roma
ORARIO: dal martedì alla domenica 10.30 - 19.30; chiuso il lunedì.
BIGLIETTI:  euro 10 intero; 8 ridotto.




Buon compleanno al regista Ferzan Ozpetek

“Vediamo troppi drammi di persone, a prescindere dal sesso, che dopo anni di vita di coppia alla scomparsa di uno dei due l’altro si ritrova nei guai, senza diritti, senza rispetto. Donna o uomo che siano. E poiché viviamo in un momento di grande tensione, le prime persone su cui si scarica sono gli omosessuali, chi la pelle di colore diverso, chi crede in un’altra religione. C’è persino chi arriva a identificare la pedofilia con l’omosessualità”
Ferzan Ozpetek

L'essenza del coraggio

"Non c'è nessuna difficoltà una volta che si è deciso di agire, a conservare intatta sul piano dell'azione, quella stessa speranza che un esame critico ha dimostrato quasi senza fondamento; questa, anzi, è l'essenza stessa del coraggio".
-Simone Weil





domenica 2 febbraio 2014

Oriana Fallaci

Molti intellettuali credono che essere intellettuali significhi enunciare ideologie, o elaborarle,manipolarle, e poi sposarle per interpretare la vita secondo formule e verità assolute. Questo senza curarsi della realtà, dell'uomo, di loro stessi, cioè senza voler ammettere che essi stessi non sono fatti solo di cervello: hanno anche un cuore o qualcosa che assomiglia a un cuore, e un intestino e uno sfintere, quindi sentimenti e bisogni estranei all'intelligenza, non controllabili dall'intelligenza. Questi intellettuali non sono intelligenti, sono stupidi, e in ultima analisi non sono neanche intellettuali ma sacerdoti di una ideologia.
- Oriana Fallaci, Un uomo

E' morto il premio Oscar Maximilian Schell

Lutto nel mondo del cinema: si è spento all'età di 83 anni, in una clinica di Innsbruck dopo un'improvvisa malattia, Maximilian Schell, attore e regista austriaco, premio Oscar nel 1962 come migliore attore per il film "Vincitori e vinti".


Aldo Palazzeschi

Nato a Firenze nel 1885, Aldo Palazzeschi ( il cui vero nome è Aldo Giurlani) si diploma ragioniere nel 1902, ma si dedica subito alla poesia, avvicinandosi a Marinetti e ai futuristi. Trasferitosi nel 1913 a Parigi con gli amici Soffici e Papini, il poeta ha modo di incontrare i maggiori artisti delle Avanguardie europee: da Picasso a Braque, da Matisse ad Apollinaire.
Nel 1914 Palazzeschi si distacca da Marinetti, di cui non condivide la retorica bellicistica. Chiamato alle armi, è costretto a vivere la drammatica esperienza della guerra, che racconterà poi nei bozzetti di "Vita militare" (1959). Il romanzo "Due imperi... mancati" (1920) è una forte accusa contro le ingiustizie del potere e soprattutto contro la guerra, che riduce l'uomo ad oggetto teso soltanto ad uccidere.
Al termine del conflitto lo scrittore sceglie di vivere in modo appartato. Fino al 1941 dimora a Firenze, poi si trasferisce a Roma, dove resterà fino alla morte, avvenuta nel 1974.
Dopo le prime raccolte giovanili - I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907) e Poemi (1909)- , l'opera che più fortemente esprime l'originalità di Pallazzeschi nell'ambito della poetica futurista è "L'incendiario" (1910). Presentandosi sotto le spoglie di questa bizzarra figura, in parte seria in parte ironica, il poeta gioca il ruolo di un moderno Cecco Angiolieri, deciso a bruciare tutto il vecchiume del mondo. L'incendiario è il distruttore di un ordine e di una moralità ipocriti, dell'interesse borghese e in genere delle convenzioni sociali, cui viene contrapposta la sublime e leggera gratuità della poesia.
Il tono raramente è "marinettiano", in quanto il gusto per le deformazioni linguistiche, le onomatopee e i giochi fonici riveste di una nota di ridente musicalità l'apparente aggressività del contenuto. Nel contempo i personaggi poetici, deformati in modo grottesco, diventano simili a burattini o a maschere.
Si può parlare in effetti, a proposito di Palazzeschi poeta, di una dimensione pre- razionale, simile a quella di un bambino, che smonta e rimonta, sconvolgendoli e disgregandoli, i materiali della poesia sentimentale tradizionale, in un'operazione che può sembrare gratuita ed arbitraria, ma che ha in sé una valenza tutt'altro che meramente ludica.
Centrale, in questo "gioco", è la polemica contro un'immagine troppo " seria" della poesia, che sarebbe comune, secondo Palazzeschi, sia alle poetiche tradizionali,sia a quelle dannuunziane o crepuscolari. In questo senso è fondamentale il manifesto "Il controdolore" (1914), dove lo scrittore rifiuta l'idea che soltanto l'esperienza del dolore sia degna della poesia, la quale, al contrario, può e deve esprimere la gioia di vivere, l'allegria e il divertimento.
Il codice di Perelà (1911) rappresenta forse il culmine della tendenza disgregatrice e distruttiva, ma nel contempo ironica e leggera, di Palazzeschi futurista: protagonista di questo romanzo surreale e beffardo è Perelà, un uomo di fumo, che si materializza per vivere mille avventure fantastiche e grottesche all'insegna del puro divertimento per poi dissolversi di nuovo e sparire.
L'esperienza di narratore, già avviata nel periodo futurista con Il codice di Perelà, La Piramide (1914) e i racconti di Il re Bello (1921), viene ripresa negli anni Trenta, quando Palazzeschi pubblica un fortunato romanzo - Sorelle Materassi (1934) - e una nuova raccolta di novelle, Il palio dei buffi ( 1973): sono opere dove si esprime, dietro l'ironica e bonaria messa in scena, una visione amara e disincantata della vita. La violenta deformazione, che prima riguardava il linguaggio, prende di mira ora i personaggi: mentre infatti la lingua si presenta irmai come regolare ed elegante, le figure rappresentate sono quelle di individui marginali, spesso prigionieri di una mania o ossessionati da paure irrazionali, incapaci di vivere ma disperatamente nostalgici della vita.
Tipico, in questo senso, è il romanzo Sorelle Materassi, da molti considerato il capolavoro di Palazzeschi. Le due protagoniste, Teresa e Carolina Materassi, che lavoravano come ricamatrici in un paese presso Firenze, hanno raggiunto una certa agiatezza grazie a una vita rigorosamente dedita al risparmio. Ma l'arrivo del nipote Remo, rimasto orfano, introduce una nota di colore e una vampata di giovinezza nella loro monotona esistenza: con gioia le due sorelle mettono a disposizione del cinico e affascinante nipote ogni loro bene, fin quasi a ridursi in miseria. Alla fine Remo sposa una ricca ereditiera e si trasferisce in America, mentre le due donne, costrette a faticare duramente per sopravvivere, continueranno a pensare a lui con malinconica nostalgia.
Anche nel secondo dopoguerra Palazzeschi scrive importanti testi, soprattutto in prosa. Spicca il romanzo I fratelli Cuccoli (1948), dove il protagonista è ancora un tipo bizzarro e strano, che supera però ostacoli e difficoltà proprio con la sua irrazionale voglia di vivere.
Accanto a nuove raccolte di racconti - Bestie del 900 (1951) e Il buffo integrale ( 1966), appaiono anche testi poetici dai toni spesso ironici e salaci, che ricordano la produzione giovanile legata al futurismo.

Come eravamo...

Gruppo di amici al Caffè Greco di Roma (1948) -
Foto di Irving Penn.
Da sinistra: Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro, Renzo Vespignani, Libero De Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati, Orfeo Tamburi


Che libro regalereste alla vostra dolce metà per San Valentino?


Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giurlani (Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974)

Aldo Palazzeschi, Chi sono? 
da Poemi (1909)

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
Nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
Davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.

L'Ulisse di Joyce

L'Ulisse di Joyce si propone di essere un'"epica moderna" e il riferimento al poema di Omero è evidente. Il romanzo è la descrizione di ciò che capita in un giorno (il 16 giugno 1904), dalle otto della mattina a notte fonda, a due personaggi, l'agente pubblicitario ebreo Leopold  Bloom e il giovane artista Stephen Dedalus, che vagano per le strade di Dublino. Al motivo principale del "pellegrinaggio", si intrecciano le vicende della moglie infedele di Bloom, Molly, e di numerosi altri personaggi, che concorrono a raffigurare la vita di Dublino nelle sue molteplici sfaccettature.
L'intrico di avvenimenti che si susseguono per oltre mille pagine di Ulisse trova un motivo unificante nel parallelo con l'Odissea. L'identificazione fra le due opere avviene innanzitutto attraverso il confronto fra i personaggi, mediante un meccanismo che opera però in chiave parodistica: gli eroi omerici sono spogliati delle loro virtù e riproposti in tono minore negli anti - eroi di Joyce. Il ruolo di Ulisse è ripreso da Leopold Bloom: il suo itinerario urbano riflette il faticoso viaggio di Ulisse e trova compimento nel ritorno in casa alla fine del romanzo, così come l'eroe greco raggiunge Itaca. Tuttavia, mentre Ulisse è un eroe dotato di forza, coraggio, nobiltà e arguzia, Bloom è, al contrario, l'immagine mediocre e goffa dell'uomo del suo tempo, debole e inquieto. Attraverso di lui lo scrittore tratteggia uno spaccato dell'esistenza monotona di un piccolo borghese, oggetto di pettegolezzi  (è tradito dalla moglie) e del pregiudizio antiebraico, così diffuso nella cattolica Irlanda. In quanto ebreo è esule per antonomasia, e ciò lo rende una volta di più simbolo dell'apolide, rinnegato dagli uomini e dallo Stato ( non ha patria). La sua è un'odissea morale. Il ricordo del padre defunto, e l'idiosincrasia per le cose concrete, sono le coordinate del suo vagabondaggio intimo. Molly, l'infedele moglie di Bloom, rappresenta la controfigura di Penelope, moglie di Ulisse. Se Penelope tesse e poi di nascosto, nottetempo, disfa la celebre tela per differire la scelta del successore del marito,Molly invece consuma tra le braccia dei suoi amanti un insaziabile appetito amoroso. Stephen Dedalus è, infine, il fantasma di Telemaco, il figlio di Ulisse. Il suo rapporto con Bloom emerge nella narrazione tramite il rimpianto di Bloom per un figlio morto e la simmetrica ricerca da parte di Dedalus - Telemaco di una figura paterna.
Il parallelo tra Odissea e Ulisse trova realizzazione anche sul piano strutturale, in particolare nella successione dei capitoli, che rimandano agli episodi salienti del poema. I capitoli sono poi a loro volta raccolti in tre cicli ("Telemachia", "Odissea", "Nostos") che propongono nell'ordine la descrizione del personaggio di Stephen Dedalus, la peregrinazione di Bloom attraverso Dublino e il suo ritorno  a casa. A mano a mano che la vicenda volge al termine, gli itinerari dei due protagonisti si intrecciano sempre più, fino a sfociare in un vero e proprio incontro. E' Joyce stesso a fornirci lo schema interpretativo dell'impianto strutturale, indicando anche le corrispondenze con il poema omerico. In una lettera del 21 settembre 1920 a Carlo Linati, suo primo traduttore italiano, lo scrittore propone uno schema del romanzo, nel quale viene disegnato un complesso sistema di corrispondenze e rapporti tra i passaggi del romanzo che condensano l'intera esperienza umana, sensoriale, affettiva, intellettuale e simbolica. Ogni capitolo del romanzo risponde, oltre che a un episodio dell'Odissea, anche a un colore, una parte del corpo, un significato profondo, un insieme di simboli, un'arte o scienza, una tecnica narrativa. Insomma, l'Ulisse vuole essere la summa di tutto l'universo, un"enciclopedia del moderno".
E' sul piano formale che l'Ulisse si presenta come un'opera di rottura nei confronti degli schemi narrativi tradizionali, soprattutto per il pluristilismo e la mescolanza di generi  e delle tecniche narrative,che nel romanzo si trovano a coesistere.
Il punto più rilevante e originale dell'invenzione linguistica di Joyce è dato dallo stream of consciousness, il "flusso di coscienza", cioè la tecnica del monologo interiore portata alle sue estreme conseguenze e potenzialità espressive. Mediante questo procedimento narrativo viene descritto il pensiero dei personaggi nel modo in cui si forma e scorre nella loro stessa mente. L'intervento dello scrittore apparentemente si annulla, ma in realtà si sublima in una immedesimazione con la coscienza e l'inconscio del personaggio. La punteggiatura, intesa come strumento volto a definire il respiro dei pensieri, scompare in un nuovo ritmo. E' il ritmo intimo, naturale del pensiero, fondato sulle analogie, sulle spontanee associazioni d'idee che cuciono insieme i brandelli delle riflessioni, le suggestioni stimolate dalla percezione dei sensi della realtà  esterna così come gli scarti improvvisi del ragionamento.

James Augustine Aloysius Joyce (Dublino, 2 febbraio 1882 – Zurigo, 13 gennaio 1941)

James Joyce nasce a Dublino, in un'Irlanda in cui i fermenti indipendentisti sono sempre più vivi. Primogenito in una famiglia benestante di tradizione cattolica e nazionalista, riceve un'ottima istruzione, arrivando a laurearsi in letteratura straniera e apprendendo il francese e l'italiano.
Fra il  1900 e il 1904 Joyce scrive poesie di stampo romantico, si atteggia a "poeta maledetto" e si trasferisce per breve tempo a Parigi, per continuare gli studi alla Sorbona. A questi anni risalgono molti racconti che entreranno a far parte della raccolta "Dubliners" ( "Gente di Dublino"). Nel 1904 conosce Nora Barnacle e con lei parte per Trieste alla ricerca di un ambiente più stimolante sul piano culturale: una sorta di "volontario esilio" che durerà oltre dieci anni.
Nel 1914 esce la raccolta di quindici racconti "Gente di Dublino", la sua prima opera narrativa. Allo scoppio della Grande Guerra, Joyce si trasferisce a Zurigo con la famiglia e si dedica al romanzo che sarà il suo capolavoro: "Ulysses" (Ulisse).
Al termine del conflitto si trasferisce a Parigi, dove rimane vent'anni. Nel 1917 appare "A Portrait of the Artist as a Young Man" (" Ritratto dell'artista da giovane") breve romanzo noto anche con il titolo Dedalus, dal nome del protagonista, Stephen Dedalus. Nel 1922, a Parigi, viene pubblicato l'Ulisse, il cui successo è in parte determinato anche dallo scandalo suscitato dall'accusa di oscenità , che ne impedisce la pubblicazione in Inghilterra fino al 1936. Lo scrittore lavora intanto a un'opera intitolata "Work in Progress" , pubblicata nel 1939 con  il titolo Finnegans Wake ("La veglia di Finnegan").
Dopo lo scoppio della seconda guerra mondiale  Joyce si rifugia a Zurigo, dove muore nel 1941.

Ogni vita è una moltitudine di incontri

“Ogni vita è una moltitudine di giorni, un giorno dopo l’altro. Noi camminiamo attraverso noi stessi, incontrando ladroni, spettri, giganti, vecchi, giovani, mogli, vedove, fratelli adulterini, ma sempre incontrando noi stessi.”
(James Joyce, Ulisse)

sabato 1 febbraio 2014

Elsa Morante, L'isola di Arturo

E così in eterno ogni perla del mare ricopia la prima perla, e ogni rosa ricopia la prima rosa.
Elsa Morante, L'isola di Arturo

                                                              Procida (NA)

Calabresi illustri

"Il paesaggio, l’ambiente, il patrimonio culturale sono come il sole e le stelle: illuminano e condizionano la nostra vita, corpo e anima. Perciò hanno un ruolo così alto nella Costituzione, dove incarnano l’idea che ne è il cuore: il bene comune e l’utilità sociale, sovraordinati al profitto privato. Paesaggio, ambiente, patrimonio richiedono sapienza tecnica per essere tutelati: ma richiedono anche un’idea d’Italia, un’idea declinata al futuro.”
— Salvatore Settis (Rosarno, classe 1941)


Il segreto del tango

Il segreto del tango sta in quell’istante di improvvisazione che si crea tra passo e passo. Rendere l’impossibile una cosa possibile: ballare il silenzio... 
(Carlos Gavito)


Accadde oggi

1 febbraio 1945: in Italia viene introdotto il suffragio universale con il quale per la prima volta viene dato il diritto di voto alle donne.
Il 31 gennaio del 1945, con l'Italia divisa ed il Nord sottoposto all'occupazione tedesca, il Consiglio dei ministri, presieduto da Ivanoe Bonomi, emanò un decreto che riconosceva il diritto di voto alle donne  ( decreto legislativo luogotenenziale n° 23 del 2 febbraio 1945)

L'arte di Adriano Fida

Adriano Fida, artista rosarnese classe 1978, lavora a Roma. Dopo aver intrapreso e terminato gli studi all’Istituto Statale d’Arte di Palmi, ha frequentato e concluso l’Accademia delle Belle Arti (RC), diplomandosi in pittura. Durante gli ultimi due anni di studi è stato selezionato tra i migliori allievi dell’Accademia di Reggio Calabria ed in seguito d’Italia per partecipare ad un particolare corso di affresco tenutosi a Maglione (TO) dal M.A.C.A.M. (Museo d’Arte Contemporanea all’Aperto di Maglione, fondatore del macam Maurizio Corgnati). Rarissimi “anziani” maestri come Silvano Gilardi in arte “Abacuc” gli hanno svelato i segreti di questa complessa tecnica così antica ed oggi rara. Dopo vari affreschi e approfondimenti sulla materia è stato giudicato e scelto per la realizzazione di un nuovo affresco all’interno del museo (M.A.C.A.M.) vantando, nel suo genere, uno dei primati europei con ben 156 opere di 139 artisti italiani e stranieri.Attualmente è rappresentato dalla galleria “Collezionando Gallery” via dei Monti di Creta, 00167, Roma (tel. 06.6624970)


Palermo, Monreale e Cefalù patrimonio dell’Unesco

La Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha approvato e trasferito all’ Unesco di Parigi, la candidatura di Palermo bizantina e arabo-normanna e delle chiese cattedrali di Monreale e Cefalù per l’iscrizione al patrimonio storico-artistico dell’umanità per il 2015.
Lo ha reso noto il Ministero dei Beni Culturali , comunicando che " il percorso di candidatura è svolto con il coordinamento generale ed il supporto tecnico - scientifico dell'Ufficio Patrimonio Mondiale Unesco del Segretariato Generale del Mibact, che ha lavorato a stretto contatto con i promotori del progetto, la Regione Siciliana e la Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia, i Comuni di Palermo, Cefalù e Monreale, assieme ad altri soggetti istituzionali. Con la presentazione all'Unesco, prende avvio l'iter di valutazione della candidatura che, attraverso una fase di ispezioni sul campo da parte di esperti internazionali, giungerà al vaglio del Comitato del Patrimonio Mondiale per la decisione definitiva".


Rimossa la scultura abusiva dal Circo Massimo di Roma

In una delle aree più protette d'Italia, nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2013 era stato installato abusivamente un monolite in acciaio, denominato "Place de la concorde",  alto tre metri, opera dell'artista romano Francesco Visalli.


Lecce 2019 - Città candidata Capitale europea della cultura

La Giunta della regione Puglia ha approvato la delibera per l'adesione al Comitato per la candidatura di Lecce a Capitale Europea della Cultura per il 2019. "Siamo oggi dunque in grado di affermare - si legge in un'agenzia regionale - che la Regione ha creato tutte le condizioni, istituzionali finanziarie e operative, utili a mettere Lecce in posizione di vantaggio nella competizione per la candidatura e ad assicurare al Salento e alla Puglia uno straordinario ritorno di immagine e di riconoscimento internazionale". La regione per supportare la candidatura offrirà il sostegno finanziario e le conoscenze e abilità operative di tutti gli Enti compartecipati dalla Regione stessa, Pugliapromozione, Apulia Film Commission, e Teatro Pubblico Pugliese.