domenica 2 febbraio 2014

L'Ulisse di Joyce

L'Ulisse di Joyce si propone di essere un'"epica moderna" e il riferimento al poema di Omero è evidente. Il romanzo è la descrizione di ciò che capita in un giorno (il 16 giugno 1904), dalle otto della mattina a notte fonda, a due personaggi, l'agente pubblicitario ebreo Leopold  Bloom e il giovane artista Stephen Dedalus, che vagano per le strade di Dublino. Al motivo principale del "pellegrinaggio", si intrecciano le vicende della moglie infedele di Bloom, Molly, e di numerosi altri personaggi, che concorrono a raffigurare la vita di Dublino nelle sue molteplici sfaccettature.
L'intrico di avvenimenti che si susseguono per oltre mille pagine di Ulisse trova un motivo unificante nel parallelo con l'Odissea. L'identificazione fra le due opere avviene innanzitutto attraverso il confronto fra i personaggi, mediante un meccanismo che opera però in chiave parodistica: gli eroi omerici sono spogliati delle loro virtù e riproposti in tono minore negli anti - eroi di Joyce. Il ruolo di Ulisse è ripreso da Leopold Bloom: il suo itinerario urbano riflette il faticoso viaggio di Ulisse e trova compimento nel ritorno in casa alla fine del romanzo, così come l'eroe greco raggiunge Itaca. Tuttavia, mentre Ulisse è un eroe dotato di forza, coraggio, nobiltà e arguzia, Bloom è, al contrario, l'immagine mediocre e goffa dell'uomo del suo tempo, debole e inquieto. Attraverso di lui lo scrittore tratteggia uno spaccato dell'esistenza monotona di un piccolo borghese, oggetto di pettegolezzi  (è tradito dalla moglie) e del pregiudizio antiebraico, così diffuso nella cattolica Irlanda. In quanto ebreo è esule per antonomasia, e ciò lo rende una volta di più simbolo dell'apolide, rinnegato dagli uomini e dallo Stato ( non ha patria). La sua è un'odissea morale. Il ricordo del padre defunto, e l'idiosincrasia per le cose concrete, sono le coordinate del suo vagabondaggio intimo. Molly, l'infedele moglie di Bloom, rappresenta la controfigura di Penelope, moglie di Ulisse. Se Penelope tesse e poi di nascosto, nottetempo, disfa la celebre tela per differire la scelta del successore del marito,Molly invece consuma tra le braccia dei suoi amanti un insaziabile appetito amoroso. Stephen Dedalus è, infine, il fantasma di Telemaco, il figlio di Ulisse. Il suo rapporto con Bloom emerge nella narrazione tramite il rimpianto di Bloom per un figlio morto e la simmetrica ricerca da parte di Dedalus - Telemaco di una figura paterna.
Il parallelo tra Odissea e Ulisse trova realizzazione anche sul piano strutturale, in particolare nella successione dei capitoli, che rimandano agli episodi salienti del poema. I capitoli sono poi a loro volta raccolti in tre cicli ("Telemachia", "Odissea", "Nostos") che propongono nell'ordine la descrizione del personaggio di Stephen Dedalus, la peregrinazione di Bloom attraverso Dublino e il suo ritorno  a casa. A mano a mano che la vicenda volge al termine, gli itinerari dei due protagonisti si intrecciano sempre più, fino a sfociare in un vero e proprio incontro. E' Joyce stesso a fornirci lo schema interpretativo dell'impianto strutturale, indicando anche le corrispondenze con il poema omerico. In una lettera del 21 settembre 1920 a Carlo Linati, suo primo traduttore italiano, lo scrittore propone uno schema del romanzo, nel quale viene disegnato un complesso sistema di corrispondenze e rapporti tra i passaggi del romanzo che condensano l'intera esperienza umana, sensoriale, affettiva, intellettuale e simbolica. Ogni capitolo del romanzo risponde, oltre che a un episodio dell'Odissea, anche a un colore, una parte del corpo, un significato profondo, un insieme di simboli, un'arte o scienza, una tecnica narrativa. Insomma, l'Ulisse vuole essere la summa di tutto l'universo, un"enciclopedia del moderno".
E' sul piano formale che l'Ulisse si presenta come un'opera di rottura nei confronti degli schemi narrativi tradizionali, soprattutto per il pluristilismo e la mescolanza di generi  e delle tecniche narrative,che nel romanzo si trovano a coesistere.
Il punto più rilevante e originale dell'invenzione linguistica di Joyce è dato dallo stream of consciousness, il "flusso di coscienza", cioè la tecnica del monologo interiore portata alle sue estreme conseguenze e potenzialità espressive. Mediante questo procedimento narrativo viene descritto il pensiero dei personaggi nel modo in cui si forma e scorre nella loro stessa mente. L'intervento dello scrittore apparentemente si annulla, ma in realtà si sublima in una immedesimazione con la coscienza e l'inconscio del personaggio. La punteggiatura, intesa come strumento volto a definire il respiro dei pensieri, scompare in un nuovo ritmo. E' il ritmo intimo, naturale del pensiero, fondato sulle analogie, sulle spontanee associazioni d'idee che cuciono insieme i brandelli delle riflessioni, le suggestioni stimolate dalla percezione dei sensi della realtà  esterna così come gli scarti improvvisi del ragionamento.

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