sabato 24 giugno 2023

Francesco Guccini, Vedi cara


Il piccolo principe

 «Ti amo» – disse il Piccolo Principe.


«Anche io ti voglio bene» – rispose la rosa.


«Ma non è la stessa cosa» – rispose lui. – «Voler bene significa prendere possesso di qualcosa, di qualcuno. Significa cercare negli altri ciò che riempie le aspettative personali di affetto, di compagnia. Voler bene significa rendere nostro ciò che non ci appartiene, desiderare qualcosa per completarci, perché sentiamo che ci manca qualcosa ».


Voler bene significa sperare, attaccarsi alle cose e alle persone a seconda delle nostre necessità. E se non siamo ricambiati, soffriamo. Quando la persona a cui vogliamo bene non ci corrisponde, ci sentiamo frustrati e delusi.


Se vogliamo bene a qualcuno, abbiamo alcune aspettative. Se l’altra persona non ci dà quello che ci aspettiamo, stiamo male. Il problema è che c’è un’alta probabilità che l’altro sia spinto ad agire in modo diverso da come vorremmo, perché non siamo tutti uguali. Ogni essere umano è un universo a sé stante.


Amare significa desiderare il meglio dell’altro, anche quando le motivazioni sono diverse. Amare è permettere all’altro di essere felice, anche quando il suo cammino è diverso dal nostro. È un sentimento disinteressato che nasce dalla volontà di donarsi, di offrirsi completamente dal profondo del cuore. Per questo, l’amore non sarà mai fonte di sofferenza.


Quando una persona dice di aver sofferto per amore, in realtà ha sofferto per aver voluto bene. Si soffre a causa degli attaccamenti. Se si ama davvero, non si può stare male, perché non ci si aspetta nulla dall’altro. Quando amiamo, ci offriamo totalmente senza chiedere niente in cambio, per il puro e semplice piacere di “dare”. Ma è chiaro che questo offrirsi e regalarsi in maniera disinteressata può avere luogo solo se c’è conoscenza.


Possiamo amare qualcuno solo quando lo conosciamo davvero, perché amare significa fare un salto nel vuoto, affidare la propria vita e la propria anima. E l’anima non si può indennizzare. Conoscersi significa sapere quali sono le gioie dell’altro, qual è la sua pace, quali sono le sue ire, le sue lotte e i suoi errori. Perché l’amore va oltre la rabbia, la lotta e gli errori e non è presente solo nei momenti allegri.


Amare significa confidare pienamente nel fatto che l’altro ci sarà sempre, qualsiasi cosa accada, perché non ci deve niente: non si tratta di un nostro egoistico possedimento, bensì di una silenziosa compagnia.


Amare significa che non cambieremo né con il tempo né con le tormente né con gli inverni.


Amare è attribuire all’altro un posto nel nostro cuore affinché ci resti in qualità di partner, padre, madre, fratello, figlio, amico; amare è sapere che anche nel cuore dell’altro c’è un posto speciale per noi. Dare amore non ne esaurisce la quantità, anzi, la aumenta. E per ricambiare tutto quell’amore, bisogna aprire il cuore e lasciarsi amare.


«Adesso ho capito» – rispose la rosa dopo una lunga pausa.


«Il meglio è viverlo» – le consigliò il Piccolo Principe.



Frida Kahlo

 "Sono seduta in silenzio pensandoti a squarciagola.”


Frida Kahlo



Franco Arminio

 Ognuno di noi a un certo punto della sua vita ha due problemi. Il prima viene dalla consapevolezza che il tempo da vivere non è più tanto grande. Il secondo è che il tempo vissuto ha consumato equivoci e incertezze. Se ti guardi bene la tua condizione è chiara, chiaro il pozzo in cui ti trovi. Ognuno di noi sa che sta scivolando in un imbuto. Cambiano le situazioni, c'è chi deve gestire successi e chi deve gestire fallimenti, ma la condizione di fondo è la stessa: siamo buttati dentro una solitudine irrimediabile e anche dentro un'incomprensione radicale. Gli esseri umani sono fatti essenzialmente per non comprendersi. Ci aggiriamo per il mondo con un buco al centro del petto e quello che buttiamo dentro per colmarlo non serve a niente. Il buco si riempie a volte in forma illusoria per epifanie impreviste e improvvise. Ognuno ha le sue. Bisogna capire che sono provvisorie. La realtà quotidiana è fatta di sfregamenti, con noi stessi e con gli altri. Forse la nostra non è una società liquida. Viviamo in un'età fricativa. Ogni cosa deve farsi spazio tra mille altre. Un sentimento per qualcuno produce un risentimento per qualcun'altro. Non c'è nessuna strada libera, posti di blocco ovunque. Nessuno ti perdona niente, specialmente i peccati che non hai commesso. Quelli sono i più facili da condannare, proprio perché l'accusatore può dargli la misura che vuole. L'attrito è in famiglia, è con gli amici, è con il tuo luogo di residenza, è col tuo passato e col tuo futuro. L'ansia non è altro che l'attrito al futuro. L'ansioso immagina un male che non è ancora avvenuto. Per rimuovere gli ostacoli che stanno in mezzo alla nostra vita il primo esercizio è riconoscerli, parlarne. Ci sono persone che passano intere settimane col muso storto e invece potrebbero dire le cose che tolgono aria al al bene. La vita delle persone nel tempo che viene deve partire dall'idea che non siamo una cosa, ma un evento in corso. Noi non siamo un tavolo, siamo una faccia del mondo, sotto di noi c'è tutto il mondo, non siamo staccati da niente. La pandemia almeno questa cosa dovrebbe avercela insegnata. Dovremmo capire di più e meglio che noi siamo vicende. Perfino i morti sono vicende. L'invisibile è gremito di eventi. L'invisibile deve circolare tra di noi, dobbiamo usarlo per distanziarci con dolcezza, per evitare lo sfregamento, l'attrito. La vita è viva quando ci sono cose che guizzano, quando scappiamo di mano a noi stessi. Può essere utile raccogliersi, acciuffarsi, ma poi devi aprire nuovamente il pugno, allargare le dita.


-Franco Arminio



Erri De Luca

 "Attribuiamo al corpo tentazioni,

ma il chiasso dei desideri viene

dalla mente"

- Erri De Luca, "Aceto, arcobaleno"



venerdì 23 giugno 2023

Carl Gustav Jung

 “E’ facile amare qualcun altro, ma amare ciò che sei, quella cosa che coincide con te, è esattamente come stringere a sé un ferro incandescente: ti brucia dentro, ed è un vero supplizio. Perciò amare in primo luogo qualcun altro è immancabilmente una fuga da tutti noi sperata, e goduta, quando ne siamo capaci. Ma alla fine i nodi verranno al pettine: non puoi fuggire da te stesso per sempre, devi fare ritorno, ripresentarti per quell’esperimento, sapere se sei realmente in grado d’amare. È questa la domanda – sei capace d’amare te stesso? – e sarà questa la prova.”

– Carl Gustav Jung




Gino Strada

 Adesso ci sono i soldi della guerra. Quella che promette aiuti. È diventata buona la guerra, umana, generosa, compassionevole, umanitaria? No, ma deve farlo credere. È fondamentale creare consenso alla guerra, far vedere che belle cose produce. Ci avevano già provato in Kosovo. L'idea della 'guerra umanitaria' si è formata sostanzialmente in quell'occasione: quando si decide di bombardare, di ammazzare, conviene garantire che dopo arriveranno gli aiuti. Certo si tratta di molto danaro, ma in fondo costa quanto un giorno o due di guerra, è un costo aggiuntivo che vale la spesa: è pubblicità, è comunicazione. E il mondo 'umanitario', in buona misura, è stato al gioco .

- Gino Strada,  Buskashì- Viaggio dentro la guerra