martedì 28 giugno 2022

L' umorismo, il sentimento del contrario

 Luigi Pirandello, L' umorismo, Parte seconda, II (1908)



Le lettere di Pirandello a Maria Antonietta Portulano

 In me son quasi due persone. Tu già ne conosci una; l’altra, neppur la conosco bene io stesso. Soglio dire, ch’io consto d’un gran me e d’un piccolo me: questi due signori sono quasi sempre in guerra tra di loro; l’uno è spesso all’altro sommamente antipatico. Il primo è taciturno e assorto continuamente in pensieri, il secondo parla facilmente, scherza e non è alieno dal ridere e dal far ridere. Quando questi ne dice qualcuna un po’ scema, quegli va allo specchio e se lo bacia. Io son perpetuamente diviso tra queste due persone. Ora impera l’una, ora l’altra. Io tengo naturalmente moltissimo di più alla prima, voglio dire al mio gran me; mi adatto e compatisco la seconda, che è in fondo un essere come tutti gli altri, coi suoi pregi comuni e coi comuni difetti. 


Quale dei due amerai di più, Antonietta mia? 


In questo consisterà in gran parte il segreto della nostra felicità.


Da una lettera di Pirandello del 1894 indirizzata alla futura moglie Antonietta



La vita variopinta

 Vasilij Kandinskij,  La vita variopinta, tempera su tela (130×162,5 cm) 1907 -  Städtische Galerie im Lenbachhaus , Monaco



L' artefice della fortuna critica di Pirandello

 «La tragedia di Enrico IV è la tragedia della vita in forma esemplare, tale appunto essendo la tragedia della vita per Pirandello: doversi necessariamente dare forma e non potersene contentare, chè sempre, presto o tardi, la vita paga il fio della forma che si è data o lasciata dare. Il centro del dramma pirandelliano è qui: in questo scontrarsi della vita con la forma in cui l’individuo l’ha incanalata o in cui per lui l’hanno incanalata gli altri. Pirandello sceglie i suoi personaggi nel comune materiale della vita, il meno eroico, il più consuetudinario e ordinario possibile: impiegati professionisti professori commercianti borghesucci. Li sceglie, cioè, nella classe in cui è più viva la preoccupazione delle regole delle convenienze delle forme delle finzioni delle apparenze delle maschere sociali. Dà loro un corpo sgraziato o infelice, con qualche particolarità del viso o del corpo o qualche tic ripugnante o antipatico o curioso. Li colloca negli ambienti più banali e piccolo borghesi che si possono immaginare. E, attraverso una preparazione lenta minuziosa secca arida ingrata, fatta di battute in apparenza disordinate e confuse, ma dalle quali a poco a poco, per una serie di accenni più o meno indiretti, s’incomincia a delinear la vicenda, li conduce al momento in cui tra la loro spontaneità vitale e la maschera che o si erano volontariamente posta o si erano lasciata porre sul volto si determina una opposizione violenta o quando, affacciandosi come in uno specchio nella costruzione che gli altri si sono fatta di loro, non vi si riconoscono e delirano di dolore e di orrore al dirsi : questo sono io».


Adriano Tilgher, Studi sul teatro contemporaneo, Roma, Libreria di Scienze e Lettere, 1923


lunedì 27 giugno 2022

Il romanzo d'esordio di Pirandello

 Delle frasi d’amore non s’era curata, o ne aveva riso, come di superfluità galanti e innocue. S’era insomma impegnata tra loro due una polemica puramente sentimentale e quasi letteraria, la quale era durata circa tre mesi, e di cui forse, sì, si era un po’compiaciuta, nell’ozio, nella solitudine in cui la lasciava il marito. […]

A ogni donna onesta, che non fosse brutta, poteva capitare facilmente di vedersi guardata con strana insistenza da qualcuno; e se colta all’improvviso, turbarsene; se prevenuta della propria bellezza, compiacersene. Ora a nessuna donna onesta, nel segreto della propria coscienza, sarebbe sembrato di commettere peccato in quell’istante di turbamento o compiacenza, carezzando col pensiero quel desiderio suscitato, un’altra vita, un altro amore… Poi la vista delle cose attorno richiamava, ricomponeva la coscienza del proprio stato, dei propri doveri; e tutto finiva lì… Momenti! Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Luigi Pirandello, L 'esclusa



Luigi Pirandello

 Luigi Pirandello, lettera al professor Ernesto Monaci, Bonn - 7 settembre 1890


"Ho condotto a fine la mia dissertazione di laurea e mi sento in dovere di dargliene notizia. Attendo ora che il professor Forster ritorni  a Bonn per fargliela esaminare ancora una volta. Ho seguito sempre la via da lui tracciatami; e ho dovuto in molte parti allontanarmi dallo Seheegans e però anche dal Meyer-Lubke, specialmente nel trattare della dittongazione dell’è e nei paesi dell’interno della provincia di Girgenti, come per esempio Casteltermini. Credo di aver fatto bene…”.


Lettera senza data di Pirandello, sempre indirizzata al professor Monaci:

“Il professor Forster è finalmente tornato a Bonn. Egli non ha ritrovato molto da ridire sul mio lavoro, onde io seguendo l’ordine di lui indicatomi e fatte le correzioni suggeritemi, potrò in breve dare alle stampe”.



Gli amori difficili

 «Mi accorgo che correndo verso Y ciò che desidero non è trovare Y al termine della mia corsa: voglio che sia Y a correre verso di me, è questa la risposta di cui ho bisogno, cioè ho bisogno che lei sappia che io sto correndo verso di lei ma nello stesso tempo ho bisogno di sapere che lei sta correndo verso di me».


Italo Calvino, “Gli amori difficili”