venerdì 24 gennaio 2014

“Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti. La collezione Netter“ in mostra a Roma



"Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti"
Fino al 6 Aprile 2014
Indirizzo:Via del Corso, 320
Via di Montecatini, 18 Roma
Acquisto online: www.ticket.it/modiglianiroma
Email: didattica@arthemisia.it (info didattica)
Sito web: www.mostramodigliani.it
Telefono: +39 06 98373328 infoline
Twitter: https://twitter.com/search?q=%23modigliani
Orario Dal 14 novembre 2013 al 6 aprile 2014
Lun ore 14.00-20.00
Mar-dom ore 10.00-20.00
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura


Amedeo Modigliani (Livorno, 12 luglio 1884 – Parigi, 24 gennaio 1920)


Quando nel 1906, Amedeo Modigliani, appena ventiduenne, giungeva a Parigi, era già in possesso di una notevole cultura letteraria e artistica. Quest'ultima spaziava soprattutto dall'arte gotica italiana a quella rinascimentale, con particolare riferimento a Simone Martini e a Botticelli, dai quali l'artista  aveva appreso il significato della linea di contorno che definisce l'oggetto rappresentato, lo costruisce e, al tempo stesso, è di per sè mezzo espressivo; di essi adotta anche l'allungamento delle figure, elemento funzionale sia alla continuità lineare che all'idealizzazione del soggetto. Modigliani aveva iniziato i suoi studi pittorici sotto una guida di un allievo di Fattori; in seguito si era iscritto alla "Scuola libera del nudo" dell'Accademia di Firenze e aveva frequentato lo studio di Giovanni Fattori , che aveva convalidato la sua naturale inclinazione al disegno e col quale condivideva le idee sociali. Dal 1903 frequenta la "Scuola del nudo " all'Accademia di Venezia: sono anni di studio intenso , che gli forniscono la base di preparazione tecnica e teorica dalla quale potrà sviluppare la sua personalità artistica. Nel 1906, Modigliani è maturo per recarsi a Parigi ed entrare nel vivo dei problemi artistici di quel periodo. E' un momento fervido di novità, discussioni, creazioni. Nel 1905, al Salon d'Automne, era esplosa la fiammata dei fauves e poco prima dell'arrivo a Parigi di Modigliani, era morto Cezànne, la mostra postuma parigina del 1907, rendendone evidente la grandezza, è una lezione per tutti. Il  1907 è anche l'anno delle Demoiselles d'Avignon, mentre nel 1908 si parla per la prima volta di cubismo. Tutto ciò influisce su Modigliani: dai fauves apprende la carica espressionista del colore, e, da Matisse in particolare, il ritmo della linea sinuosa, da Cezànne  e dal cubismo ricava la forza costruttiva. E' importante anche il suo incontro con Brancusi, il grande scultore rumeno e, più tardi, con un altro scultore, il polacco Lipchitz. Modigliani infatti non è soltanto pittore, ma è anche scultore, anzi la sintesi volumetrica è scultorea anche nelle opere di pittura; il disegno stesso ha la definizione della scultura. Sono degli anni intorno al 1910 alcune mirabili sculture: si tratta di teste fortemente stilizzate, allungatissime e sottili, dal profilo tagliente come la prora di una nave o più compatte e costruite, ma altrettanto stilizzate.

 In queste teste tutto è ridotto all'essenza: dal piano del volto , sfuggente verso i lati, emergono la fronte convessa , il crinale triangolare del naso con la bocca sottostante e, al di sopra, le due arcate sopracciliari formanti una linea unica con il naso, mentre gli occhi sono a mandorla, come nell'arte medievale. Troppo povero per acquistare il materiale per scolpire, Modigliani era costretto a rubare di notte le pietre nei cantieri e le  traversine della metropolitana. Ben presto però dovette smettere (1914- 1915) a causa di una salute declinante che non gli permetteva di sostenere lo sforzo fisico necessario ( era gravemente malato di tubercolosi); d'altra parte, egli non concepiva altro tipo di scultura che quella in pietra. Da questo momento Modigliani intensifica l'attività pittorica, peraltro mai interrotta. Nasce in pochi anni una serie di mirabili ritratti: non sono ritratti di committenti, persone estranee conosciute occasionalmente, ma di persone che gli sono state vicine, che lo hanno amato, che hanno sofferto insieme a lui. 

Le figure sono solidamente costruite con una linea energica e con gli stacchi tonali del colore; apparentemente monotoni, perchè seduti, inerti, si differenziano invece per le acute notazioni psicologiche. Ognuno di essi esprime un'infinita, dolcissima malinconia: la malinconia che Modigliani stesso vede in tutte le cose. Anche  in questi ritratti, come nelle sculture, le forme si allungano "innaturalisticamente", talvolta in maniera incredibile, e si deformano espressionisticamente. La realtà, che pure resta il fondamento della concezione di Modigliani, ne risulta trasfigurata, in una superiore perfezione stilistica  che si trova anche nella serie dei nudi, seduti o , per lo più, languidamente sdraiati come moderne "Veneri" tizianesche, anch'essi costruiti con la linea e il colore, casti proprio per la straordinaria trasfigurazione artistica.



giovedì 23 gennaio 2014

"Amore e Psiche. La favola dell'anima" alla Reggia di Monza

AMORE E PSICHE. La favola dell’Anima
Reggia di Monza
Serrone della Reggia di Monza e Rotonda Appiani (Viale Brianza 1)
24 gennaio – 4 maggio 2014
Orari: Lunedì chiuso; da martedì a domenica 10.00 – 20.00
Biglietti: intero € 10,00; ridotto € 8.00; scuole € 5,00
Info: 0392312185 – info@fondazionednart.it

Giorgio Caproni


Giorgio Caproni nacque a Livorno nel 1912. Vissuto tra Livorno, Genova e Roma, abbinò la professione di insegnante  elementare all'attività poetica. Le sue prime raccolte (Come un'allegria, Ballo a Fontanigorda, Finzioni, Stanze della funicolare), poi confluite ne " Il passaggio di Enea" (1956), si distinguono per la presenza del sonetto, della canzonetta rimata e per un lessico talora indugiante a certo preziosismo. La figura di Enea si pone come la metafora del viaggio, della ricerca di un'autenticità perduta e di un "oltre" trascendente; è il punto simbolico di convergenza di un'esigenza esistenziale, ma anche il referente della difficile ricostruzione dopo le rovine della guerra.
Nella raccolta successiva, "Il seme del piangere" (1959), il tema centrale si ha nel recupero incantato della figura della madre, immaginata come sarebbe stata da giovane e immortalata in quadretti idillici. Essa diventa una giovinetta che  - puntualizza lo stesso Caproni - " assume il volto che è stato capace di darle la leggenda che io mi ero formato di lei, udendo i discorsi in casa e guardando le fotografie". Il titolo "Il seme del piangere" rimanda al Purgatorio dantesco ( XXXI, 45- 46): "udendo le sirene sie più forte/ pon giù il seme del piangere ed ascolta". Caproni interpreta il momento in cui chiede a se stesso la forza di superare il dolore per la morte della madre e di ascoltare le voci interiori che possano innalzarla nel canto poetico.

Un notevole passo in avanti si ha ne "Il muro della terra(1975), una raccolta costituita da un'intensa versificazione epigrammatica che si salda con tematiche molto profonde, come quelle del viaggio e della ricerca di un'identità. Questi toni brevi e sentenziosi si protrarranno nelle successive raccolte "Il franco cacciatore" (1982) e "Il conte di Kevenhüller" (1986), ove, al di là di ogni forma di  acredine e di sarcasmo, il poeta svolge il tema dell'assenza e dell'impossibiltà per l'uomo di un approdo solido nell'effimero della vita, smarrito in un universo ottenebrato dall'assenza di Dio.Notevoli le sue traduzioni di poeti stranieri, soprattutto dal francese, da Baudelaire a Proust, ad Apollinaire, a Celine. La poesia di Caproni si inserisce nei metri e nelle rime della tradizione, recuperando certi moduli stilistici sabiani e superando in parte l'Ermetismo degli anni Trenta. Il l inguaggio poetico resta estraneo all'eccessiva colloquialità crepuscolare come all'oscurità degli ermetici e si distingue - puntualizza lo stesso Caproni in un'intervista (1965)- per "la chiarezza, l'incisività, la franchezza, il sempre crescente orrore per i giochi puramente sintattico o concettuali". Ciò tuttavia non impedisce la presenza di una disciplina formale e di una intrinseca musicalità, dovute al sapiente recupero della metrica tradizionale e alla capacità di conferire al sonetto alti livelli tecnici. Frequente l'impiego degli enjambements, che arricchiscono e movimentano il tessuto ritmico. Non mancano momenti di tensioni analogiche ed evocative.

Marie-Henri Beyle, noto come Stendhal (Grenoble, 23 gennaio 1783 – Parigi, 23 marzo 1842)

La vita reale è soltanto il riverbero dei sogni dei poeti. La vista di tutto ciò che è bello in arte o in natura, richiama con la rapidità del fulmine il ricordo di chi si ama.
( Henri Beyle Stendhal )

Buon compleanno, Jeanne Moreau!


«
 Ogni volta che me la immagino a distanza la vedo che legge non un giornale ma un libro, perché Jeanne Moreau non fa pensare al flirt ma all'amore. »
(François Truffaut)

L'impressionismo di Manet

Édouard Manet (Parigi23 gennaio 1832 – Parigi30 aprile 1883)
il principale esponente del  " gruppo di Batignolles" , il rinnovatore della pittura francese dopo Courbet, l'artista le cui opere suscitavano sdegno e scandalo nel pubblico e nella critica,era in realtà un uomo alieno dalle grandi battaglie. Uscito da una solida famiglia borghese ( era figlio di un magistrato), ambiva a percorrere la normale carriera del pittore nell'alveo della cultura ufficiale e quindi all'interno del Salon. Apparentemente nella sua concezione non c'è niente di rivoluzionario; anzi, le sue opere rivelano con chiarezza la discendenza dai grandi maestri, studiati nei maggiori musei, come il Louvre, gli Uffizi, il Prado, non soltanto nel senso lato per cui esiste sempre una continuità tra passato e presente, ma addirittura nella composizione, al punti da sembrare un imitatore e da essere accusato di scarsa fantasia. Ma il soggetto non è che un pretesto per  i pittori di Batignolles; ciò che conta è la resa di esso, è l'interpretazione  che ne dà l'artista. E in questo Manet apre strade nuove. E' questa l'autentica attualità di Manet, più ancora che l'uso di rappresentare le persone vestite in abiti moderni. Uno dei quadri che suscitarono maggiori polemiche è il  Dèjeuner sur l'herbe, che apparve agli occhi del pubblico e della critica scandalosamente "indecente". Eppure  non soltanto il nudo è uno dei temi più usuali e accettati nell'arte di tutti i tempi, ma la stessa composizione ( una conversazione all'aria aperta fra una donna nuda seduta e due giovani vestiti) deriva da una nota tela del Louvre, il Concerto campestre di Giorgione o di Tiziano, e le pose dei tre personaggi da una stampa raffaellesca, dunque dai classici del '500. Lo scandalo nasceva non dalla scelta del tema, ma dalla trasposizione del fatto in età moderna, lungo le rive di un fiume, come se una giovane donna contemporanea, recatasi a fare una merenda sull'erba ai bordi della Senna, si fosse completamente denudata ( le vesti giacciono ammucchiate, a  lato= e conversasse indifferentemente con due giovanotti borghesi abbigliati con cura, mentre un'altra ragazza in camicia,si curva per sciacquarsi. La tela, ancor più che Le signorine sulle rive  della Senna di Courbet ( con cui esistono rapporti evidenti), sembrava un'offesa alla morale borghese, provocata a bella posa per giungere alla celebrità. come scrisse qualcuno, attraverso lo scandalo. Manet invece non aveva voluto scandalizzare nessuno; aveva soltanto voluto essere moderno usando vestiti attuali , e sincero : "è la sincerità - scrive - che conferisce alle opere un carattere che può sembrare una protesta, mentre in realtà il pittore ha tentato solamente di esprimere la sua impressione".
Ma forse lo scandalo, più che dal tema, era generato dalle straordinarie novità pittoriche che contraddicevano tutta la tradizione: invece del disegno, invece del volume dolcemente chiaroscurato, i colori semplicemente giustapposti così da esaltarsi vicendevolmente, l'evidenza luminosa del nudo contro i colori scuri degli abiti maschili, la resa realistica degli oggetti posati in terra ( la cesta, i panini, la frutta, le vesti, il cappello di paglia di Firenze con il bel nastro azzurro), lo sfondo abbozzato impressionisticamente. Probabilmente, tutto questo faceva dire a un critico: "il nudo, quando è dipinto da persone volgari, è indecente".
. Opera consultata: Piero Adorno, L'arte italiana. Le sue radici medio - orientali e greco romane. Il suo sviluppo nella cultura europea, Casa editrice D'Anna, (1992)

Edouard Manet, Dejeuner sur l'herbe (Colazione sull'erba); 1863; olio su tela ; m 2,08x 2,64. Parigi, Musèe d'Orsay.
La tela, respinta dalla giuria del Salon del 1863, venne esposta al Salon des Refusès, dove attrasse immediatamente l'attenzione scandalizzata dei frequentatori.