lunedì 3 febbraio 2014

L'essenza del coraggio

"Non c'è nessuna difficoltà una volta che si è deciso di agire, a conservare intatta sul piano dell'azione, quella stessa speranza che un esame critico ha dimostrato quasi senza fondamento; questa, anzi, è l'essenza stessa del coraggio".
-Simone Weil





domenica 2 febbraio 2014

Oriana Fallaci

Molti intellettuali credono che essere intellettuali significhi enunciare ideologie, o elaborarle,manipolarle, e poi sposarle per interpretare la vita secondo formule e verità assolute. Questo senza curarsi della realtà, dell'uomo, di loro stessi, cioè senza voler ammettere che essi stessi non sono fatti solo di cervello: hanno anche un cuore o qualcosa che assomiglia a un cuore, e un intestino e uno sfintere, quindi sentimenti e bisogni estranei all'intelligenza, non controllabili dall'intelligenza. Questi intellettuali non sono intelligenti, sono stupidi, e in ultima analisi non sono neanche intellettuali ma sacerdoti di una ideologia.
- Oriana Fallaci, Un uomo

E' morto il premio Oscar Maximilian Schell

Lutto nel mondo del cinema: si è spento all'età di 83 anni, in una clinica di Innsbruck dopo un'improvvisa malattia, Maximilian Schell, attore e regista austriaco, premio Oscar nel 1962 come migliore attore per il film "Vincitori e vinti".


Aldo Palazzeschi

Nato a Firenze nel 1885, Aldo Palazzeschi ( il cui vero nome è Aldo Giurlani) si diploma ragioniere nel 1902, ma si dedica subito alla poesia, avvicinandosi a Marinetti e ai futuristi. Trasferitosi nel 1913 a Parigi con gli amici Soffici e Papini, il poeta ha modo di incontrare i maggiori artisti delle Avanguardie europee: da Picasso a Braque, da Matisse ad Apollinaire.
Nel 1914 Palazzeschi si distacca da Marinetti, di cui non condivide la retorica bellicistica. Chiamato alle armi, è costretto a vivere la drammatica esperienza della guerra, che racconterà poi nei bozzetti di "Vita militare" (1959). Il romanzo "Due imperi... mancati" (1920) è una forte accusa contro le ingiustizie del potere e soprattutto contro la guerra, che riduce l'uomo ad oggetto teso soltanto ad uccidere.
Al termine del conflitto lo scrittore sceglie di vivere in modo appartato. Fino al 1941 dimora a Firenze, poi si trasferisce a Roma, dove resterà fino alla morte, avvenuta nel 1974.
Dopo le prime raccolte giovanili - I cavalli bianchi (1905), Lanterna (1907) e Poemi (1909)- , l'opera che più fortemente esprime l'originalità di Pallazzeschi nell'ambito della poetica futurista è "L'incendiario" (1910). Presentandosi sotto le spoglie di questa bizzarra figura, in parte seria in parte ironica, il poeta gioca il ruolo di un moderno Cecco Angiolieri, deciso a bruciare tutto il vecchiume del mondo. L'incendiario è il distruttore di un ordine e di una moralità ipocriti, dell'interesse borghese e in genere delle convenzioni sociali, cui viene contrapposta la sublime e leggera gratuità della poesia.
Il tono raramente è "marinettiano", in quanto il gusto per le deformazioni linguistiche, le onomatopee e i giochi fonici riveste di una nota di ridente musicalità l'apparente aggressività del contenuto. Nel contempo i personaggi poetici, deformati in modo grottesco, diventano simili a burattini o a maschere.
Si può parlare in effetti, a proposito di Palazzeschi poeta, di una dimensione pre- razionale, simile a quella di un bambino, che smonta e rimonta, sconvolgendoli e disgregandoli, i materiali della poesia sentimentale tradizionale, in un'operazione che può sembrare gratuita ed arbitraria, ma che ha in sé una valenza tutt'altro che meramente ludica.
Centrale, in questo "gioco", è la polemica contro un'immagine troppo " seria" della poesia, che sarebbe comune, secondo Palazzeschi, sia alle poetiche tradizionali,sia a quelle dannuunziane o crepuscolari. In questo senso è fondamentale il manifesto "Il controdolore" (1914), dove lo scrittore rifiuta l'idea che soltanto l'esperienza del dolore sia degna della poesia, la quale, al contrario, può e deve esprimere la gioia di vivere, l'allegria e il divertimento.
Il codice di Perelà (1911) rappresenta forse il culmine della tendenza disgregatrice e distruttiva, ma nel contempo ironica e leggera, di Palazzeschi futurista: protagonista di questo romanzo surreale e beffardo è Perelà, un uomo di fumo, che si materializza per vivere mille avventure fantastiche e grottesche all'insegna del puro divertimento per poi dissolversi di nuovo e sparire.
L'esperienza di narratore, già avviata nel periodo futurista con Il codice di Perelà, La Piramide (1914) e i racconti di Il re Bello (1921), viene ripresa negli anni Trenta, quando Palazzeschi pubblica un fortunato romanzo - Sorelle Materassi (1934) - e una nuova raccolta di novelle, Il palio dei buffi ( 1973): sono opere dove si esprime, dietro l'ironica e bonaria messa in scena, una visione amara e disincantata della vita. La violenta deformazione, che prima riguardava il linguaggio, prende di mira ora i personaggi: mentre infatti la lingua si presenta irmai come regolare ed elegante, le figure rappresentate sono quelle di individui marginali, spesso prigionieri di una mania o ossessionati da paure irrazionali, incapaci di vivere ma disperatamente nostalgici della vita.
Tipico, in questo senso, è il romanzo Sorelle Materassi, da molti considerato il capolavoro di Palazzeschi. Le due protagoniste, Teresa e Carolina Materassi, che lavoravano come ricamatrici in un paese presso Firenze, hanno raggiunto una certa agiatezza grazie a una vita rigorosamente dedita al risparmio. Ma l'arrivo del nipote Remo, rimasto orfano, introduce una nota di colore e una vampata di giovinezza nella loro monotona esistenza: con gioia le due sorelle mettono a disposizione del cinico e affascinante nipote ogni loro bene, fin quasi a ridursi in miseria. Alla fine Remo sposa una ricca ereditiera e si trasferisce in America, mentre le due donne, costrette a faticare duramente per sopravvivere, continueranno a pensare a lui con malinconica nostalgia.
Anche nel secondo dopoguerra Palazzeschi scrive importanti testi, soprattutto in prosa. Spicca il romanzo I fratelli Cuccoli (1948), dove il protagonista è ancora un tipo bizzarro e strano, che supera però ostacoli e difficoltà proprio con la sua irrazionale voglia di vivere.
Accanto a nuove raccolte di racconti - Bestie del 900 (1951) e Il buffo integrale ( 1966), appaiono anche testi poetici dai toni spesso ironici e salaci, che ricordano la produzione giovanile legata al futurismo.

Come eravamo...

Gruppo di amici al Caffè Greco di Roma (1948) -
Foto di Irving Penn.
Da sinistra: Aldo Palazzeschi, Goffredo Petrassi, Mirko, Carlo Levi, Pericle Fazzini, Afro, Renzo Vespignani, Libero De Libero, Sandro Penna, Lea Padovani, Orson Welles, Mario Mafai, Ennio Flajano, Vitaliano Brancati, Orfeo Tamburi


Che libro regalereste alla vostra dolce metà per San Valentino?


Aldo Palazzeschi, pseudonimo di Aldo Giurlani (Firenze, 2 febbraio 1885 – Roma, 17 agosto 1974)

Aldo Palazzeschi, Chi sono? 
da Poemi (1909)

Son forse un poeta?
No, certo.
Non scrive che una parola, ben strana,
la penna dell'anima mia:
"follia".
Son dunque un pittore?
Neanche.
Non ha che un colore la tavolozza dell'anima mia:
"malinconia".
Un musico, allora?
Nemmeno.
Non c'è che una nota
Nella tastiera dell'anima mia:
"nostalgia".
Son dunque...che cosa?
Io metto una lente
Davanti al mio cuore
per farlo vedere alla gente.
Chi sono?
Il saltimbanco dell'anima mia.