mercoledì 22 gennaio 2014

Addio al regista Carlo Mazzacurati

"La mia impressione è che questo Paese sia ormai malato di autolesionismo. Per dirla alla Moretti: continuiamo così, facciamoci del male". 
(Carlo Mazzacurati in un' intervista sul  Corriere della sera, 3 ottobre 1998)

Lo studio è un mestiere..

Occorre persuadere molta gente che anche lo studio è un mestiere, e molto faticoso, con uno speciale tirocinio oltre che mentale, anche muscolare-nervoso: è un processo di adattamento, è un abito acquisito con lo sforzo, la noia e anche la sofferenza.
Dai "Quaderni del carcere" di Antonio Gramsci

Elio Vittorini

Potremo mai avere una cultura che sappia proteggere l'uomo dalle sofferenze invece di limitarsi a consolarlo? Una cultura che le impedisca, che le scongiuri, che aiuti a eliminare lo sfruttamento e la schiavitù, e a vincere il bisogno, questa è la cultura in cui occorre che si trasformi tutta la vecchia cultura
Elio Vittorini

L'importanza della lettura

Non dobbiamo leggere per dimenticare noi stessi e la nostra vita quotidiana, ma al contrario, per impossessarci nuovamente, con mano ferma, con maggiore consapevolezza e maturità, della nostra vita.
Hermann Hesse, Scritti letterari I, 1972 (postumo)


Mostra "La memoria ritrovata - Tesori recuperati dall'Arma dei Carabinieri"

 La memoria ritrovata. Tesori recuperati dall’Arma dei Carabinieri
Dove: Palazzo del Quirinale
Orario: mar-sab dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30; dom dalle 8.30 alle 12; lunedì riposo
Data: dal 23 gennaio al 16 marzo 2014
Prezzo: mar-sab ingresso gratuito; dom 5 euro con visita al Palazzo
Indirizzo: Piazza del Quirinale, 00187 Roma
Info: www.quirinale.it – www.civita.it



"Odio gli indifferenti"

Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l’accorgerti che ha un po’, o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.”
— Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti



Quando tutto è o pare perduto...

Perché ti scrivo tutto questo? Perché ti convinca che mi sono trovato altre volte in condizioni terribili, senza per questo disperarmi. Tutta questa vita mi ha rinsaldato il carattere. Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio. Mi sono convinto che bisogna sempre contare solo su se stessi e sulle proprie forze, non attendersi niente da nessuno e quindi non procurarsi delusioni. Che occorre proporsi di fare solo ciò che si sa e si può fare e andare per la propria via. La mia posizione morale è ottima […]. Io non voglio fare né il martire né l’eroe. Credo di essere semplicemente un uomo medio, che ha le sue convinzioni profonde, e che non le baratta per niente al mondo.
(Antonio Gramsci, Lettera al fratello Carlo del 12 settembre 1927)

"Odio gli indifferenti .." Antonio Gramsci

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.
11 febbraio 1917 Antonio Gramsci


martedì 21 gennaio 2014

La pecora nera - Ascanio Celestini

“Sei proprio un comico" Dice Marinella e io capisco che fino ad adesso ho fatto il bambino comico, ma le bambine non amano i bambini comici anche se le fanno ridere, le bambine amano gli eroi. Così decido che faccio un gesto eroico: prendo un ragno e me lo mangio vivo, lei si innamora istantaneamente. Pure lei, pure lei vuole essere un eroe come me, così si gira, si porta la mano alla bocca e mi dice: "Anche io mi sono mangiata un ragno." "Non è vero, le femmine non se li mangiano i ragni, lo hai fatto per finta, sei una bugiarda." "L’ho mangiato… era piccolo, ma l’ho mangiato." "Se è vero che l’hai mangiato allora dimmi che sapore c’aveva" "…" Così glielo prendo io un ragno, uno vero, mica per finta. E lei se l’è mangiato, e quando ripenso a sto fatto mi ritorna in mente pure lo scrocchio della coccia del ragno tra i suoi denti perfetti. "Ora siamo come Batman e la Donna Gatto, due robot atomici indistruttibili" "Potevamo stare insieme per sempre, invece tu hai rovinato il nostro amore. Io ti avrei amato fino alla morte, c’avrei fatto i figli con te, ti avrei ricordato di prendere le medicine e ti avrei baciato sulla bocca davanti a tutti. E’ vero che era una bugia, è vero che non me l’ero mangiato il ragno, ma tu ci dovevi credere uguale, tu dovevi credere a me e io ti avrei scelto per sempre. Ora non lo so più se ti scelgo”
— La Pecora Nera - Ascanio Celestini.



Edward Hopper







"Hiroshima mon amour", di Alain Resnais

Sei come mille donne insieme.
(Hiroshima mon amour)
 

Monuments men, i militari che salvarono l'arte dalla guerra

"Monuments Men (The Monuments Men)", film del 2014 scritto, diretto, prodotto ed interpretato da George Clooney.
Oltre a Clooney del cast fanno parte Matt Damon, Bill Murray, John Goodman, Jean Dujardin, Bob Balaban, Hugh Bonneville e Cate Blanchett.
La pellicola è la trasposizione cinematografica del libro omonimo scritto da Robert M. Edsel nel 2009.
Un plotone dell'esercito americano, composto da critici ed esperti d'arte, direttori di musei, ed elementi simili durante la seconda guerra mondiale, ha il compito di cercare e recuperare ogni opera d'arte rubata dai nazisti per poterle riportare negli Stati Uniti d'America e salvarle dalla volontà di distruggerle di Adolf Hitler.

La grandezza del cinema italiano

"Querelerei lo Stato se dimenticasse l’arte, ucciderebbe la felicità. Il cinema italiano è il più bello del mondo, il fiore più bello".
Roberto Benigni


Consigli per gli acquisti: "Orwell, la solitudine di uno scrittore" , di Luciano Marrocu



Dalla decisiva esperienza della guerra civile spagnola alla battaglia libertaria nel dopoguerra, Orwell è stato uno dei più lucidi e coraggiosi interpreti delle tragedie del Novecento. Questo racconto biografico ripercorre i momenti più salienti della vita del grande scrittore, soffermandosi in particolare sui suoi ultimi dieci anni. Le circostanze più private (la quotidianità sotto le bombe, la morte della moglie Eileen, la ricerca di un nuovo affetto, la paternità, la malattia) s'intrecciano con la ricostruzione del contesto politico e intellettuale in cui nacquero La fattoria degli animali e 1984. Al centro dei due capolavori, la riflessione sul totalitarismo e sul suo devastante potere di manipolare la verità dei fatti sostituendo a essa le menzogne di volta in volta più utili al potere. Una ricca bibliografia ragionata indica quali opere sono state consultate e studiate in relazione a ciascun capitolo del volume: ne deriva una sezione che guida alla scoperta delle opere di Orwell e dei maggiori saggi di critica.

Incipit di "1984". Oggi lo rileggero' volentieri!



Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.

L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per poter essere messo all'interno.
Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli. Winston si diresse verso le scale. Tentare con l’ascensore, infatti, era inutile. Perfino nei giorni migliori funzionava raramente e al momento, in ossequio alla campagna economica in preparazione della Settimana dell’Odio, durante le ore diurne l’erogazione della corrente elettrica veniva interrotta.

L’appartamento era al settimo piano e Winston, che aveva trentanove anni e un’ulcera varicosa alla caviglia destra, procedeva lentamente, fermandosi di tanto in tanto a riprendere fiato. Su ogni pianerottolo, di fronte al pozzo dell’ascensore, il manifesto con quel volto enorme guardava dalla parete. Era uno di quei ritratti fatti in modo che, quando vi muovete, gli occhi vi seguono. IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta in basso. All'interno dell'appartamento una voce pastosa leggeva un elenco di cifre che avevano qualcosa a che fare con la produzione di ghisa grezza. La voce proveniva da una placca di metallo oblunga, simile a uno specchio oscurato, incastrata nella parete di destra. Winston girò un interruttore e la voce si abbassò notevolmente, anche se le parole si potevano ancora di-stinguere. Il volume dell'apparecchio (si chiamava teleschermo) poteva es-sere abbassato, ma non vi era modo di spegnerlo. Si diresse alla finestra, piccola fragile figuretta, la cui magrezza era accentata dalla tuta azzurra in cui consisteva l'uniforme del Partito. I capelli erano biondi, molto chiari, il colorito faccia lievemente sanguigno, la pelle raschiata da ruvide saponette e da lamette che avevano perso il filo da tempo, e dal freddo dell'inverno che proprio allora era finito.
Fuori, anche attraverso i vetri chiusi della finestra, il mondo pareva freddo. Giù, nella strada, mulinelli di vento giravano polvere e carta straccia a spirale e, sebbene splendesse il sole e il cielo fosse d'un luminoso azzurro, nessun oggetto all'intorno sembrava rimandare il colore, con l'eccezione dei cartelloni che erano incollati da per tutto. La faccia dai baffi neri riguardava da ogni cantone. Ce n'era una proprio nella casa di fronte, IL GRANDE FRATELLO VI GUARDA, diceva la scritta, mentre gli occhi neri fissavano con penetrazione quelli di Winston. Più sotto, a livello della strada, un altro cartellone stracciato a un angolo, sbatteva col vento, scoprendo e nascondendo, alternativamente, la parola SOCING. Lontano, un elicottero volava fra un tetto e l'altro, se ne restava librato per qualche istante come un moscone, e poi saettava con una curva in altra direzione. Era la squadra di polizia, che curiosava nelle finestre della gente. Le squadre non erano gran che importanti tuttavia.
Quella che soprattutto contava era la polizia del pensiero, la cosiddetta Psicopolizia.
Alle spalle di Winston, la voce dal teleschermo barbugliava ancora qualcosa sulla produzione della ghisa e il completamento del Nono Piano Triennale. Il teleschermo riceveva e trasmetteva simultaneamente. Qualsiasi suono che Winston avesse prodotto, al disopra d'un sommesso bisbiglio, sarebbe stato colto; per tutto il tempo, inoltre, in cui egli fosse rimasto nel campo visivo comandato dalla placca di metallo, avrebbe potuto essere, oltre che udito, anche veduto. Naturalmente non vi era nessun modo per sapere esattamente in quale determinato momento vi si stava guardando. Quanto spesso e con quali principi la Psicopolizia veniva a interferire sui cavi che vi riguardavano, era pura materia per congetture. E sarebbe stato anche possibile che guardasse tutti, e continuatamente. Ad ogni modo avrebbe potuto cogliervi sul vostro cavo in qualsiasi momento avesse voluto. Si doveva vivere (o meglio si viveva, per un’abitudine che era diventata, infine, istinto) tenendo presente che qualsiasi suono prodotto sarebbe stato udito, e che, a meno di essere al buio, ogni movimento sarebbe stato visto.
Winston teneva le spalle voltate al teleschermo. Era più sicuro sebbene, come anche lui sapeva benissimo, perfino un paio di spalle può essere rivelatore. Un chilometro lontano, il Ministero della Verità, da cui dipendeva il suo impiego si levava alto e bianco sul tetro paesaggio. Questa, pensò con una sorta di vaga nausea, questa era Londra, la città principale di Pista Prima, che era la terza delle più popolose province di Oceania. Cercava di spremere dal cervello quelle memorie dell'infanzia che gli dicessero se Londra era sempre stata proprio così.
C'erano sempre stati quei panorami di case novecento in rovina, coi fianchi tenuti su a mala pena da travi di legno, con le finestre turate da carta incatramata e con i tetti di ferro ondulato, e quelle staccionate intorno ai giardini che pendevano sghembe da tutte le parti? E i luoghi bombardati dove la polvere di calcestruzzo mulinava nell'aria, e le erbacce crescevano sparse sui mucchi di sassi? e quegli altri luoghi in cui le bombe avevano aperto dei buchi più larghi e dov'erano germogliate miserabili colonie di capanne di legno simili a pollai? Ma era inutile, non riusciva a ricordare: non restava nulla della sua infanzia, se non una serie di quadri senza sfondo e per la maggior parte incomprensibili.

George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair (Motihari, 25 giugno 1903 – Londra, 21 gennaio 1950)

George Orwell nasce da una famiglia di origini scozzesi appartenente alla "borghesia medio-alta inferiore" ("lower-upper-middle class")(o "nobiltà senza terra", come la definì lo stesso scrittore). Il padre, anglo-indiano, è funzionario dell'amministrazione britannica in India, dove la famiglia si destreggia a conciliare l'effettiva scarsità di mezzi con la salvaguardia delle apparenze.
Orwell si trasferisce in Inghilterra con la madre e le due sorelle nel 1904, a Henley-on-Thames, in Sussex, dove si iscrive al college St. Cyprian di Eastbourne. Ne esce con una borsa di studio e un forte complesso d'inferiorità, dovuto alle umiliazioni e allo snobismo subiti negli anni da parte dei compagni di studio e della società inglese (come narrerà nel suo saggio autobiografico Such, Such were the Joys del 1947). Nel 1917 viene ammesso all'Eton College, che frequenta per quattro anni, e dove ha per insegnante Aldous Huxley (altro grande esponente della letteratura distopica), alle cui opere si ispirerà per 1984, il suo romanzo più celebre. In questo stesso periodo stringe amicizia con Cyril Connolly, futuro critico letterario.
Nel 1922 lascia gli studi per seguire le orme paterne, e tornato in India, si arruola nella Polizia Imperiale in Birmania (Burma). Il 22 novembre dello stesso anno arriva a Mandalay. L'esperienza si rivela traumatica, diviso fra il crescente disgusto per l'arroganza imperialista e la funzione repressiva che il suo ruolo gli impone, e il 1 gennaio 1928 si dimette. Ispirato all'esperienza di questo periodo è il successivo romanzo Giorni in Birmania (del 1934).
Nello stesso anno 1928 parte per Parigi, dove spera di osservare con i propri occhi i bassifondi delle grandi metropoli europee. In questo periodo inizia a scrivere e lavora come sguattero in alcuni ristoranti.
Sopravvive solo grazie alla carità dell'Esercito della Salvezza e sobbarcandosi lavori umilissimi. Un'esperienza che proseguirà anche in patria ispirando il suo romanzo d'esordio Senza un soldo a Parigi e Londra, pubblicato nel 1933 con lo pseudonimo di George Orwell.
Pubblica il suo primo articolo più famoso su Le Monde nel 1928. L'anno successivo si trasferisce a Southwold, nel Suffolk, lavorando da recensore per l'Adelphy e il New Statesman and Nation. Nell'aprile 1932 si trasferisce nel Middlesex, e inizia un lavoro da insegnante come maestro elementare per varie scuole private, che è costretto ad abbandonare per problemi di salute. Nel marzo dell'anno successivo pubblica La figlia del reverendo (1933) e accetta poi un lavoro part-time in una libreria e come critico di romanzi per il New English Weekly.
Su commissione del Left Book Club, un'associazione culturale filosocialista, svolge un'indagine nelle zone più colpite dalla depressione economica, che lo porterà, nei primi mesi del 1936 tra i minatori dell'Inghilterra settentrionale. Le loro misere condizioni saranno descritte in La strada per Wigan Pier, pubblicato nel 1937. Si reca nel Lancashire e nello Yorkshire e in aprile a Wallington, nello Hertforshire, dove pubblica il romanzo Fiorirà l'aspidistra, ispirato alla sua vita di miserie di quegli anni, dove sono raccontate le vicende di uno scrittore di poco successo e del suo tentativo di ribellarsi ai codici della vita borghese. A Wallington affitta in Kits Lane una casa nella quale una stanza è adibita a negozio, tanto che viene chiamata "The Stores" (i magazzini); nel negozio Eric ed Eileen vendono uova fresche del loro pollaio, bacon, latte delle loro capre e strisce di liquirizia.
Il 9 giugno 1936 sposa nella chiesa anglicana di Wallington (nonostante entrambi si dichiarassero agnostici) Eileen O'Shaughnessy, sua compagna da un anno. A Wallington si trova la "Bury Farm", la fattoria che, secondo molti, Orwell usò per ambientare La fattoria degli animali. Scoppiata la guerra civile spagnola, vi prende parte combattendo per il Partito Operaio di Unificazione Marxista (P.O.U.M. Partito Obrero de Unificacion Marxista d'ispirazione trotzkista), contro il dittatore Francisco Franco ed è inviato sul fronte aragonese. Colpito alla gola da un cecchino franchista, rientra a Barcellona. Il clima politico è cambiato: con il prevalere della linea del Fronte Popolare e del PCE (stalinista) nel governo repubblicano il Poum e gli anarchici sono dichiarati fuorilegge. Lascia la Spagna quasi clandestinamente.
Di ritorno in Inghilterra scrive Omaggio alla Catalogna (1938), un diario-reportage contro gli stalinisti spagnoli (i quali agivano sotto lo stretto controllo dei "consiglieri" sovietici) accusati di aver tradito lealisti ed anarchici in Spagna. In settembre parte per il Marocco e, l'anno successivo, tornato in patria, scrive Una boccata d'aria (1939). Durante la seconda guerra mondiale viene respinto dall'esercito come inabile e si arruola, nel 1940, nelle milizie territoriali della Home Guard, con il grado di sergente. In marzo Gollancz gli pubblica la raccolta di saggi Dentro la balena e, trasferitosi a Londra, cura per la BBC (l'ente radiotelevisivo britannico) una serie di trasmissioni propagandistiche rivolte all'India. Pubblica la raccolta di saggi Il leone e l'unicorno: il socialismo e il genio inglese (1941) e, tra il 1942 e il 1943, collabora alle riviste "Horizon", "New Statesman and Nation" e "Poetry London". In novembre abbandona la Home Guard e diviene direttore del settimanale di Sinistra "Tribune", che gli affida una rubrica ("A modo mio"). Inizia a scrivere La fattoria degli animali, che terminerà nel febbraio del 1944, ma che, per le chiare allusioni critiche allo stalinismo, molti editori si rifiuteranno di pubblicare. (In quel periodo la Russia di Stalin era alleata del Regno Unito contro il nazifascismo). Nel giugno 1944 adotta un bambino con il nome di Richard Horatio Blair, e nel febbraio dell'anno seguente si dimette da direttore del "Tribune" e diviene corrispondente di guerra da Francia, Germania e Austria, per conto dell'"Observer". Nello stesso anno (1945) muore la moglie Eileen, in seguito ad un intervento chirurgico, e "Secker & Warburg" gli pubblicano il suo primo romanzo di successo: La fattoria degli animali.
Dal novembre 1946 all'aprile dell'anno successivo riprende a scrivere per il "Tribune" e nel 1947 si stabilisce con il figlio a Jura, una fredda e disagiata isola delle isole Ebridi. È minato dalla tubercolosi, il clima non si confà alle sue disperate condizioni di salute, costringendolo a continui ricoveri in sanatorio. Due anni dopo si risposa con Sonia Bronwell, redattrice di "Horizon", e si occupa della revisione della sua opera più celebre: 1984 (scritto nel 1948).
Muore per il cedimento di un'arteria polmonare il 21 gennaio 1950, in un ospedale di Londra, a 46 anni.


21 gennaio 1950 : moriva George Orwell, autore de "La fattoria degli animali" e "1984"

“Tutte le convinzioni, i costumi, i gusti, le emozioni, gli atteggiamenti mentali che caratterizzano il nostro tempo sono stati in realtà programmati. […] Una rivolta vera e propria, o qualcosa che si avvicini a essa, è al momento impossibile. Da parte dei proletari, in particolare, non vi è nulla da temere: abbandonati a se stessi, continueranno, generazione dopo generazione, secolo dopo secolo, a lavorare, generare e morire, privi non solo di qualsiasi impulso alla ribellione, ma anche della capacità di capire che il mondo potrebbe anche essere diverso da quello che è.
Le masse non si ribellano mai in maniera spontanea, e non si ribellano perché sono oppresse. In realtà, fino a quando non si consente loro di poter fare confronti, non acquisiscono neanche coscienza di essere oppresse.”

 - George Orwell, 1984

lunedì 20 gennaio 2014

La Gazza Ladra di Rossini. Director : Claudio Abbado

Gioacchino Rossini
La Gazza Ladra, Overture
Neujahrskonzert 1991
Wiener Philharmoniker 
Claudio Abbado



David Lynch


                                Le persone non cambiano, si rivelano. 
                                                              David Lynch


Claudio Abbado


La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva.
 Claudio Abbado



Claudio Abbado

Il Maestro Claudio Abbado e la pianista Martha Argerich



R.I.P., Maestro..

La cultura è un bene primario come l'acqua; i teatri, le biblioteche e i cinema sono come tanti acquedotti. 
Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014)


Buon compleanno al regista Gianni Amelio


"Prima di raccontare, osserva. Prima di comunicare qualcosa agli altri con immagini e parole, fai in modo che quelle immagini e quelle parole ti suonino familiari. Prima di muovere la fantasia, afferra le cose che hai intorno".
Gianni Amelio

domenica 19 gennaio 2014

Federico Fellini

È la curiosità che mi fa svegliare alla mattina.
Federico Fellini

Federico Fellini al Caffè Doney in via Veneto

Buon compleanno a Franca Sozzani

L'eleganza è innata. L'eleganza è un atteggiamento, non è legata ad un capo di vestiario! Si può imparare ad essere vestiti bene, ma non necessariamente si impara ad essere eleganti. Ci si muove in un certo modo, ci si siede in un certo modo. Le mani, il viso hanno un atteggiamento elegante nelle movenze.Non significa bellezza. L'eleganza ha dei codici tutti suoi.
(Franca Sozzani)


Il primo uomo, regia Gianni Amelio

"Si accetta troppo facilmente che solo il sangue possa muovere la storia, ma il dovere di uno scrittore non è quello di mettersi al servizio di quelli che fanno la storia, ma di aiutare quelli che la subiscono."
Il primo uomo (Le premier homme), 2011 diretto da Gianni Amelio, tratto dall’omonimo romanzo (postumo) di Albert Camus.


Edgar Allan Poe

"L'ignoranza è una benedizione, ma perché la benedizione sia completa l'ignoranza deve essere così profonda da non sospettare neppure se stessa"

Edgar Allan Poe

E' l'ora del tè...


Chi di voi l'ha letto?

Su come si svolsero i fatti che si conclusero drammaticamente con la morte, o per essere più esatti, con l’uccisione di Alma, non esistono altre testimonianze all’infuori di quelle dello stesso Kokoschka, parte in causa anzi protagonista assoluto della vicenda.
Queste, diciamo così, testimonianze, che sono due e sono state rilasciate in periodi assai diversi, vanno perciò prese, come si usa dire, con le molle e valutate con molta attenzione.”
Andrea Camilleri

Renzo Piano

Si diceva una volta, fare il bene comune. Bisogna sempre ricordare che fare architettura significa costruire edifici per la gente; università, musei, scuole, sale per concerti…sono tutti luoghi che diventano avamposti contro l’imbarbarimento, sono luoghi per stare assieme, sono luoghi di cultura, di arte e l’arte ha sempre acceso una piccola luce negli occhi di chi la frequenta.
(Renzo Piano)


Paul Cezanne

L'approvazione degli altri è uno stimolante del quale talvolta è bene diffidare.
(Paul Cezanne)
 


TO LOVE SOMEBODY

C'è una luce
un certo tipo di luce
che non mi ha mai illuminato
voglio che la mia vita sia vissuta con te
c'è un modo , tutti dicono
di fare tutto tutte e ogni cosa possibile
ma cosa serve se non ho te
non ho la fede baby.
Non sai com'è baby
amare qualcuno. nel modo in cui amo te.
Nella mia mente
vedo ancora il tuo volto
conosco il mio stato d'animo
Non devi essere così cieca
io sono cieco
così cieco..
Io sono un uomo, non vedi ciò che sono?
Vivo e respiro per te
Ma a che serve?Se non ho te?
Non ho fede, baby.
Non sai com'è baby
amare qualcuno
nel modo in cui amo te.
(Janis Joplin - To love somebody)




Janis Joplin

«È difficile essere liberi ma quando funziona, ne vale la pena!»
(Janis Joplin)


Janis Joplin

Essere un intellettuale crea un sacco di domande e nessuna risposta. Potete riempire la vostra vita con le idee e ancora tornare a casa solo. Tutto ciò che ha che conta davvero sono i sentimenti. Questo è ciò che la musica è per me. 
(Janis Joplin)

Paolo Emanuele Borsellino (Palermo, 19 gennaio 1940 – Palermo, 19 luglio1992)

« L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: si dice quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato, quindi quel politico è un uomo onesto. E NO! Questo discorso non va, perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire: beh! Ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi, ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però, siccome dalle indagini sono emersi tanti fatti del genere, altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia, dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato, quindi è un uomo onesto. Ma dimmi un poco, ma tu non ne conosci di gente che è disonesta, che non è stata mai condannata perché non ci sono le prove per condannarla, però c'è il grosso sospetto che dovrebbe, quantomeno, indurre soprattutto i partiti politici a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti, facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti, anche se non costituenti reati. »


sabato 18 gennaio 2014

Wish you were here..............


Portogallo: Il governo mette all'asta 85 Mirò per fare cassa


Un'intera collezione composta da 85 opere dell'artista catalano Joan Mirò, acquisita dallo Stato nel 2008, all'epoca del tracollo di Bpn, verrà messa all'asta da Christie's il 4 e il 5 febbraio prossimo. Dalla vendita il governo conservatore di Pedro Passos Coelho punta a racimolare 35,5 milioni di euro



Carmelo Bene

« V’è una nostalgia delle cose che non ebbero mai un cominciamento. Affondare la propria origine – non necessariamente connessa alla nascita, in terra d’Otranto è destinarsi un reale-immaginario. E lì, appunto, nel primo dì d'un settembre io fui nato. Otranto. Da sempre magnifico, religiosissimo bordello, casa di cultura tollerante confluenze islamiche, ebraiche, arabe, turche, cattoliche».
Carmelo Bene, "Sono apparso alla Madonna"





Qual è il libro che vi ha fatto innamorare?


venerdì 17 gennaio 2014

Anton Cechov

Qualsiasi idiota può superare una crisi; è il quotidiano che ti logora.
- Anton Pavlovic Cechov


“ARTE FIERA 2014″ BOLOGNA


Quartiere fieristico di Bologna

da 24/01/2014 a 27/01/2014

Pittura, scultura, fotografia, editoria d'arte, riviste d'arte, musei.

ORGANIZZAZIONE


BolognaFiere S.p.A.
 
Viale della Fiera, 20 
40127 Bologna 
Tel. +39.051.282111 
fax +39.051.6374019
artefiera@bolognafiere.it

I racconti della maturita’, Anton Cechov

“Non voglio affatto far di me stesso un essere in qualche maniera speciale, non ho alcuna 

intenzione di creare cose grandiose; quel che voglio e’ soltanto vivere, sognare, sperare, 

essere presente ovunque.”

— (I racconti della maturita’, Anton Cechov)



Raskol’nikov (Delitto e Castigo - Fedor Dostoevskij)

“A voler aspettare che tutti diventino intelligenti, si rischia di

 perdere molto tempo.”


— Raskol’nikov (Delitto e Castigo - Fedor Dostoevskij)