giovedì 25 aprile 2024

25 Aprile

 11 aprile 1944


Ai miei cari figli,


quando voi potrete forse leggere questo doloroso foglio, miei cari e amati figli, forse io non sarò più fra i vivi.


Questa mattina alle 7 mentre mi trovavo ancora a letto sentii chiamare il mio nome. Mi alzai subito. Una guardia aprì la porta della mia cella e mi disse di scendere che ero atteso sotto. Discesi, trovai un poliziotto che mi attendeva, mi prese su di una macchina e mi accompagnò al Tribunale di Guerra di Via Lucullo n. 16. Conoscevo già quella triste casa per aver avuto un altro processo il 29 febbraio scorso quando fui condannato a 15 anni di prigione. Ma questa condanna non soddisfece abbastanza il comando tedesco il quale mandò l'ordine di rifare il processo. Così il processo, se tale possiamo chiamarlo, ebbe luogo in dieci minuti e finì con la mia condanna alla fucilazione.


Il giorno stesso ho fatto la domanda di grazia, seppure con repulsione verso questo straniero oppressore. Tale suprema rinuncia alla mia fierezza offro in questo momento d'addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli.


Amatevi l'un l'altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.


Siate umili e disdegnate l'orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita.


Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte".


— 


Pietro Benedetti, da Lettere di condannati a morte della resistenza italiana




Enzo Biagi

 《25 aprile. Una data che è parte essenziale della nostra storia: è anche per questo che oggi possiamo sentirci liberi. Una certa Resistenza non è mai finita. C’è sempre da resistere a qualcosa, a certi poteri, a certe promesse, a certi servilismi》.


 Enzo Biagi



25 Aprile

 25 APRILE 1945”


“Ricorda, o cittadino, questa data e spiegala ai tuoi figli e ai figli dei tuoi figli; 

racconta loro come un popolo in rivolta si liberasse un giorno dall’oppressore e narra loro le mille e mille gesta di quei prodi che sui monti, nei borghi, ed in ogni luogo sbarrarono il passo all’invasore; 

nè ti scordar dei morti, nè ti scordar di raccontare com’è stato il fascismo ed il nazismo e la guerra, ricorda le rovine, le stragi, la fame e la miseria, lo scroscio delle bombe ed il pianto delle madri;

ricordati di Buchenvald, delle camere a gas, dei forni crematori e tutto questo spiega ai figli e ai figli dei tuoi figli non perchè l’odio e la vendetta duri ma perchè sappiano quale immenso bene sia la libertà ed imparino ad amarla e la conservino intatta e la difendano sempre".



Italo Calvino

 A poco più d'un anno dalla Liberazione già la «rispettabilità ben pensante» era in piena riscossa, e approfittava d'ogni aspetto contingente di quell'epoca – gli sbandamenti della gioventù postbellica, la recrudescenza della delinquenza, la difficoltà di stabilire una nuova legalità – per esclamare: «Ecco, noi l'avevamo sempre detto, questi partigiani, tutti così, non ci vengano a parlare di Resistenza, sappiamo bene che razza d'ideali…» Fu in questo clima che io scrissi il mio libro, con cui intendevo paradossalmente rispondere ai ben pensanti: «D'accordo, farò come se aveste ragione voi, non rappresenterò i migliori partigiani, ma i peggiori possibili, metterò al centro del mio romanzo un reparto tutto composto di tipi un po' storti. Ebbene: cosa cambia? Anche in chi si è gettato nella lotta senza un chiaro perché, ha agito un'elementare spinta di riscatto umano, una spinta che li ha resi centomila volte migliori di voi, che li ha fatti diventare forze storiche attive quali voi non potrete mai sognarvi di essere!»

—  Italo Calvino, Il sentiero dei nidi di ragno, Prefazione




lunedì 1 aprile 2024

Milan Kundera

 “Nella gelosia il tempo passa con incredibile rapidità. La gelosia riempie lo spirito ancora più completamente di un appassionato lavoro intellettuale. Lo spirito non ha più un secondo di riposo. Chi è in preda alla gelosia non sa che cosa sia la noia. La gelosia è come un forte mal di denti. Non si può fare nulla quando se ne soffre, neanche sedersi. Si può solo camminare. Avanti e indietro.” 


Milan Kundera, Il valzer degli addii





Milan Kundera

 “Non certo la necessità, bensì il caso è pieno di magia. Se l’amore deve essere indimenticabile, fin dal primo istante devono posarsi su di esso le coincidenze, come uccelli sulle spalle di Francesco d’Assisi.” 


- Milan Kundera, L'insostenibile leggerezza dell'essere



Milan Kundera

 Forse ti voglio bene. 

Forse ti voglio molto bene. 

Ma proprio per questo 

sarà forse meglio 

che rimaniamo così come siamo. 

Forse un uomo e una donna

sono più vicino l’uno all’altro

quando non vivono insieme

e sanno soltanto di esistere,

quando sono riconoscenti l’uno all’altro

solo perché esistono

e perché l’uno sa che l’altro esiste.

E alla loro felicità questo basta.

— Milan Kundera, Amori ridicoli