sabato 25 marzo 2023

Walt Whitman (West Hills, 31 maggio 1819 – Camden, 26 marzo 1892)

 l falco maculato mi si precipita accanto e mi accusa, si lamenta delle mie chiacchiere e del mio ozio.

Neanche io sono domato, io pure sono intraducibile,
Emetto il mio grido barbarico sopra i tetti del mondo.
L’ultima folata del giorno si trattiene per me,
Lancia dietro le altre la mia effigie precisa quanto ogni altra per il deserto pieno di ombre,
E lusingando mi trascina verso il buio e il vapore.
Come l’aria svanisco, scuoto i miei bianchi capelli al sole che fugge,
Spargo la mia carne in vortici e la trascino in frange merlettate.
Lascio me stesso alla terra per nascere dall’erba che amo,
Se ancora mi vuoi cercami sotto le suole delle scarpe.
Difficilmente saprai chi io sia o che cosa significhi,
E tuttavia sarò per te salutare,
E filtrerò e darò forza al tuo sangue.
Se non mi trovi subito non scoraggiarti,
Se non mi trovi in un posto cerca in un altro,
Da qualche parte starò fermo ad aspettare te.
Walt Whitman da “Il canto di me stesso”


Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso

 L'innamorato è il semiologo selvaggio allo stato puro! Passa il proprio tempo a leggere segni. Fa solo questo: segni di felicità, segni di infelicità. Sul viso dell'altro, nei suoi comportamenti. È veramente in preda ai segni. L'amore non è cieco, al contrario ha una potenza di decifrazione incredibile, che dipende dall'elemento paranoico che è in ogni innamorato. Un innamorato coniuga estremi di nevrosi e psicosi: è un tormentato e un pazzo. Vede chiaramente, ma il risultato è spesso lo stesso che se fosse cieco. (…) C'è una morale. Una morale di affermazione. Non bisogna lasciarsi impressionare dai deprezzamenti di cui è oggetto il sentimento amoroso. Bisogna affermare. Bisogna osare. Osare amare.


- Roland Barthes, Frammenti di un discorso amoroso



Dantedì

 «Al liceo avevo un professore di italiano che si chiamava Emanuele Cassesa. Era uno scioperato, passava le notti nelle bische clandestine, ma ci spiegava Dante in un modo straordinario. Aveva la capacità di smontare il testo, riducendolo a delle concretezze, da noi facilmente afferrabili e poi ricostruirlo poeticamente trascinandoci nel turbinio di sensazioni e di idee e tornare ai livelli di Dante. L’intera classe, 27 imbecilli, semplicemente lo capiva. Ci tenne tre sole lezioni su Dante, poi disse: "Basta, le lezioni sono finite perché lo stipendio che mi passa lo Stato equivale a tre sole mie lezioni". Protestammo tutti. Allora Cassesa disse: "Va bene, se ci tenete proprio a queste lezioni, allora mi pagate voi privatamente. Non pretendo molto, un pacchetto di sigarette Macedonia a settimana". Così ci tassammo e diventammo esosi, Cassesa doveva fare lezione fino al tocco della campanella, non terminare un secondo prima, perché pagavamo e lo pretendevamo. Solo dopo capii che era un suo abilissimo modo per fregarci tutti.»


 - Andrea Camilleri


Tratto da "La lingua batte dove il dente duole", dialogo sulla lingua italiana tra Andrea Camilleri e Tullio De Mauro.



Dantedì

 Dante Alighieri, Divina Commedia, 

Inferno, XXVI, vv.118 - 120.



Dantedì

 Dante Alighieri, Paradiso, XXVIII, v.3.



Dantedì

 Salvador Dalì, Divina Commedia. 

Il maestro impiegò nove anni di lavoro per dar vita ai 100 acquerelli da cui furono tratte le magnifiche xilografie a colori, che   nel 1960 furono esposte al  Musée Galliera di Parigi.







Dantedì

 Lucia che trasporta Dante nel sonno, illustrazione della Divina Commedia di Dante Alighieri, 1824-27 (penna e inchiostro con wc sopra a matita e gesso su carta) · William Blake

Fogg Art Museum, Harvard Art Museums


#Dantedì