sabato 25 giugno 2022

L' ultima intervista a Pier Paolo Pasolini

 Furio Colombo: Tu sai benissimo che i tuoi interventi e il tuo linguaggio hanno un po’ l’effetto del sole che attraversa la polvere. È un’immagine bella ma si può anche vedere (o capire) poco.

 Pier Paolo Pasolini  Grazie per l’immagine del sole, ma io pretendo molto di meno. Pretendo che tu ti guardi intorno e ti accorga della tragedia. Qual è la tragedia? La tragedia è che non ci sono più esseri umani, ci sono strane macchine che sbattono l’una contro l’altra. E noi, gli intellettuali, prendiamo l’orario ferroviario dell’anno scorso, o di dieci anni prima e poi diciamo: ma strano, ma questi due treni non passano di li, e come mai sono andati a fracassarsi in quel modo? O il macchinista è impazzito o è un criminale isolato o c’è un complotto. Soprattutto il complotto ci fa delirare. Ci libera da tutto il peso di confrontarci da soli con la verità. Che bello se mentre siamo qui a parlare qualcuno in cantina sta facendo i piani per farci fuori.  Il fascista di Salò, il nazista delle SS, l’uomo normale, con l’aiuto del coraggio e della coscienza, riesce a respingerlo, anche dalla sua vita interiore (dove la rivoluzione sempre comincia). Ma adesso no. Uno ti viene incontro vestito da amico, è gentile, garbato, e «collabora» (mettiamo alla televisione) sia per campare sia perché non è mica un delitto. L’altro – o gli altri, i gruppi – ti vengono incontro o addosso – con i loro ricatti ideologici, con le loro ammonizioni, le loro prediche, i loro anatemi e tu senti che sono anche minacce. Sfilano con bandiere e con slogan, ma che cosa li separa dal «potere»?


“Siamo tutti in pericolo”. L’ultima intervista

di Furio  Colombo a Pier Paolo Pasolini 

1 novembre 1975



venerdì 24 giugno 2022

George Orwell

 "Le persone non si rivolteranno. Non alzeranno gli occhi dai loro schermi, non abbastanza per notare cosa sta accadendo.”


(George Orwell “1984")



Sartre

 “Ho voglia d’andarmene, d’andarmene in qualche posto dove sia veramente al mio posto, dove m’ingrani… Ma il mio posto non è in nessun luogo: io sono di troppo.”

La nausea, J.P. Sartre



Sartre

 Alle tre  del pomeriggio è sempre troppo presto o troppo tardi per qualsiasi cosa tu voglia fare.

Jean Paul Sartre, La nausea



Storie d' amore

 “La trovo bella, l'ho sempre trovata bella, perfino se aveva in testa un bruttissimo cappellino, come quando l'ho conosciuta. Volevo assolutamente conoscerla perché era bella. […] Quello che è meraviglioso in Simon de Beauvoir è che ha l'intelligenza di un uomo (e vedete, nel senso in cui parlo qui, sono un po’ schiavista) e la sensibilità d'una donna. Cioè ho trovato in lei tutto quanto io potessi desiderare […] Eravamo l'un per l'altro degli uguali, non potevamo concepire altro.

Avevo trovato una donna uguale a ciò che ero io come uomo”


Simon de Beauvoir vista da Jean-Paul Sartre




martedì 21 giugno 2022

Patrizia Cavalli

 "Ho sempre scritto poesie, sin da bambina, ma come una specie di atto naturale, non accompagnato da nessuna consapevole ambizione. Poi a un certo punto della mia vita qualcuno di cui mi fidavo mi ha detto che ero poeta. E io ci ho creduto. In un certo senso sono stata obbligata a crederci (o forse a fingere di crederci), e per ragioni che non hanno niente a che fare con la poesia. Comunque m’imbarazza definirmi poeta, c’è qualcosa che non mi torna, preferisco dire che a volte scrivo poesie”.

 - Patrizia Cavalli (Todi, 17 aprile 1947 – Roma, 21 giugno 2022)



lunedì 20 giugno 2022

Saramago

 Perché le parole hanno cessato di comunicare. Ogni parola è detta perché non se ne oda un’altra. La parola, anche quando non afferma, si afferma. La parola non risponde, né domanda: accumula. La parola è l’erba fresca e verde che copre la superficie dello stagno. La parola è polvere negli occhi e occhi bucati. La parola non mostra. La parola dissimula.



Per questo urge mondare le parole perché la semina si muti in raccolto. Perché le parole siano strumento di morte - o di salvezza. Perché la parola valga solo ciò che vale il silenzio dell’atto.

C’è anche il silenzio. Il silenzio, per definizione, è ciò che non si ode. Il silenzio ascolta, esamina, osserva, pesa e analizza. Il silenzio è fecondo. Il silenzio è terra nera e fertile, l’humus dell’essere, la tacita melodia sotto la luce solare. Cadono su di esso le parole. Tutte le parole. Quelle buone e quelle cattive. Il grano e il loglio. Ma solo il grano dà il pane.

José Saramago - Di questo mondo e degli altri