martedì 18 luglio 2017

Antologia di Spoon River

Dio! Non chiedermi di elencare le tue meraviglie.
 Ti riconosco le stelle e i soli
 e i mondi innumerevoli.
Ma ho misurato le loro distanze
e li ho pesati e ho scoperto la loro materia.
Ho inventato ali per l’aria,
 e chiglie per l’acqua,
 e cavalli di ferro per la terra.
Ho accresciuto milioni di volte la vista che tu mi desti,
 e l’udito che mi desti, milioni di volte;
 ho valicato lo spazio con la parola,
e preso dall’aria il fuoco per farne luce.
 Ho costruito grandi città e perforato colline,
 e gettato ponti su acque maestose.
 Ho scritto l’Iliade e l’Amleto;
ho esplorato i tuoi misteri,
e ti ho cercato senza posa,
e ti ho ritrovato dopo averti perduto
in ore di stanchezza –
e ti chiedo:
ti piacerebbe creare un sole
e l’indomani avere i vermi
che ti brulicano in mezzo alle dita?
— E. L. Masters, “Antologia di Spoon River”
Traduzione di Fernanda Pivano

Fernanda Pivano

Donarsi vuol dire rispettare sé stessi, anzitutto, cioè passare la giornata a crescere le proprie forze, il proprio valore, la propria anima e cultura per farle servire a qualcosa. Donarsi vuol dire non aver tempo di guardare al passato e quindi non compiangersi. Mi fa ridere coi Suoi 26 anni. Si può cominciare a 40.
— Cesare Pavese a Fernanda Pivano (dalle Lettere 1924-1944)

Fernanda Pivano

Inutile dire che ero sempre promossa, sicché non avevo il problema degli esami a settembre, come si diceva allora. Ma un anno..
Un anno dopo che la mia famiglia si era trasferita a Torino, quando andai al  Liceo d'Azeglio a vedere il "cartellone" che precedeva la maturità classica vidi, senza credere ai miei occhi, che mi avevano dato tre alla prova scritta d'italiano, il che significava allora ridare a settembre gli esami di tutte le materie. Uno dei miei compagni di classe era Primo Levi e anche lui guardò sbalordito il cartellone che gli assegnava lo stesso responso.
Era davvero un'avventura. Nostro professore d'italiano era Cesare Pavese che ci giudicava quasi sempre con voti molto lusinghieri e aveva molta fiducia, fino a imbarazzarci, nei nostri componimenti. 
Levi e io ci guardammo senza parole. Poi gli chiesi: "Ma cosa è successo?Hai fatto un tema antifascista?".
- Fernanda Pivano, "Viaggio Americano"


domenica 16 luglio 2017

Frida

Sto male e starò peggio,
ma sto imparando
a stare sola e questo è già un vantaggio,
ed un piccolo trionfo.
— Frida Kahlo


Saramago

In effetti non è facile oggi invitare la gente ad essere buona. Ma per quel che mi riguarda, la bontà viene addirittura prima dell’intelligenza, o meglio è la forma più alta dell’intelligenza.
E’ una bontà che si manifesta nella pratica quotidiana; che non è animata da nessun pensiero salvifico sull’intera umanità; che si accontenta di far “lavorare” il proprio minuscolo granello di sabbia. 
Nel tentativo di recuperare una relazione umana che sia effettivamente tale.
Aggiungerei una piccola postilla. Sono sufficientemente vecchio e sufficientemente scettico per rendermi conto che la “bontà attiva”, come io la chiamo, ha ben poche possibilità di trasformarsi in un orizzonte sociale condiviso. Può però diventare la molla individuale del singolo, il miglior contravveleno di cui può dotarsi quell’ “animale malato” che è l’uomo.
José Saramago


Monica Vitti

“Sono una donna bionda, ho gli occhi verdi, alta 1.73, presbite, miope, astigmatica, ipermetrope e ipersensibile. 
Amo il mare, ma non posso stare al sole. Amo l'avventura ma ho paura di entrarci. Amo le novità e i paesaggi nuovi, ma preferisco ‘un viaggio intorno alla mia stanza’. Amo i dolci ma mi viene mal di pancia. Amo gli amici, la gente, le parole, le voci, i colori, le contraddizioni, scrivere, camminare.
Guardare, capire, cambiare idea.
Credo di avere molti occhi, molti capelli, molti dubbi, molte paure, molti desideri. Mi piace recitare, è un riposo dalla vita; insegnare per imparare. Scrivere per capire. Amare e giocare il più possibile. Ma non dormire, perché mi sembra rinunciare a un po’ di vita”.
Dal volume 'La Dolce Vitti’, a cura di Stefano Stefanutto Rosa


Monica Vitti

A un certo punto della vita, a mia insaputa, devo aver deciso di dimenticare. Non dimenticare i dolori o gli errori, ma dimenticare fatti, persone, o forse solo confondere tutto.
- Monica Vitti