sabato 1 febbraio 2014

Palermo, Monreale e Cefalù patrimonio dell’Unesco

La Commissione nazionale italiana per l’Unesco ha approvato e trasferito all’ Unesco di Parigi, la candidatura di Palermo bizantina e arabo-normanna e delle chiese cattedrali di Monreale e Cefalù per l’iscrizione al patrimonio storico-artistico dell’umanità per il 2015.
Lo ha reso noto il Ministero dei Beni Culturali , comunicando che " il percorso di candidatura è svolto con il coordinamento generale ed il supporto tecnico - scientifico dell'Ufficio Patrimonio Mondiale Unesco del Segretariato Generale del Mibact, che ha lavorato a stretto contatto con i promotori del progetto, la Regione Siciliana e la Fondazione Patrimonio Unesco Sicilia, i Comuni di Palermo, Cefalù e Monreale, assieme ad altri soggetti istituzionali. Con la presentazione all'Unesco, prende avvio l'iter di valutazione della candidatura che, attraverso una fase di ispezioni sul campo da parte di esperti internazionali, giungerà al vaglio del Comitato del Patrimonio Mondiale per la decisione definitiva".


Rimossa la scultura abusiva dal Circo Massimo di Roma

In una delle aree più protette d'Italia, nella notte tra il 24 e il 25 novembre 2013 era stato installato abusivamente un monolite in acciaio, denominato "Place de la concorde",  alto tre metri, opera dell'artista romano Francesco Visalli.


Lecce 2019 - Città candidata Capitale europea della cultura

La Giunta della regione Puglia ha approvato la delibera per l'adesione al Comitato per la candidatura di Lecce a Capitale Europea della Cultura per il 2019. "Siamo oggi dunque in grado di affermare - si legge in un'agenzia regionale - che la Regione ha creato tutte le condizioni, istituzionali finanziarie e operative, utili a mettere Lecce in posizione di vantaggio nella competizione per la candidatura e ad assicurare al Salento e alla Puglia uno straordinario ritorno di immagine e di riconoscimento internazionale". La regione per supportare la candidatura offrirà il sostegno finanziario e le conoscenze e abilità operative di tutti gli Enti compartecipati dalla Regione stessa, Pugliapromozione, Apulia Film Commission, e Teatro Pubblico Pugliese.






venerdì 31 gennaio 2014

Anacreaonte da "I lirici greci", traduzione di Salvatore Quasimodo


Luigi Tenco

"Sono fuori di me...e sto in pensiero perchè non mi vedo tornare..."
- Luigi Tenco

Rosario Centorrino, A passo di tartaruga

Non è facile spiegare i rapporti che si instaurano tra le persone. C'è sempre qualcuno per cui faresti la qualsiasi e altri per cui non muoveresti neanche un muscolo...
Rosario Centorrino, "A passo di tartaruga"


Edoardo Sanguineti

Edoardo Sanguineti (1930 -2010), genovese, è uno dei più prestigiosi protagonisti della svolta letteraria della Neoavanguardia. Laureatosi nel 1956 a Torino, Sanguineti alterna all'impegno accademico come studioso di letteratura italiana con la scrittura di singificativi testi poetici e narrativi.
Negli anni Sessanta Sanguineti elabora una poetica che fa proprie alcune tesi della filosofia neo - hegeliana e neo - marxista della scuola di Francoforte, contaminandole con le più recenti teorie letterarie di tipo formalista e strutturalista: egli sostiene infatti che lo scrittore debba rispondere al capitalismo non soltanto scegliendo una politica rivoluzionaria, ma anche operando una destrutturazione all'interno del sistema, cioè delle sue norme e delle sue strutture linguistiche. Frutto delle riflessioni di tale periodo sono i saggi raccolti in Ideologia e linguaggio (1965), che giustificano sul piano teorico l'impegno attivo nella Neoavanguardia. La poetica di Sanguineti andrà poi orientandosi verso una graduale ricomposizione del linguaggio, mentre la sua visione del mondo si farà meno "apocalittica", lasciando spazio a una militanza politica non radicale. I suoi testi tenderanno si a diventare più comunicativi, ma resteranno pur sempre caratterizzati da uno sperimentalismo linguistico basato sulla contaminazione dei registri stilistici e su una sintassi franta e disgregata.
Già nel 1956 Sanguineti dà alle stampe il poemetto Laborintus (dai  due termini latini labor, ossia "fatica", e intus,"dentro", che uniti richiamano labyrinthus, vale a dire "labirinto"), alcune parti del quale appariranno, cinque anni dopo, nell'antologia I novissimi. Definito dall'autore sincera trascrizione di un esaurimento nervoso a sfondo storico, al cui interno domina l'immagine del Palus Putredinis, la "Putrida Palude", che allude in parte, attraverso una simbologia alchemica e junghiana, all'oscurità dell'inconscio, in parte alla società contemporanea dominata dall'impossibilità di comunicare, il poemetto è caratterizzato da originali scelte formali. I versi sono lunghi e cadenzati, in modo irregolare, spesso spezzati da enjambements, la sintassi è frantumata da continue inserzioni parentetiche e da ripetizioni; il linguaggio varia da un andamento onirico - simbolico e un procedere più esplicitamente colloquiale, non senza una fitta trama di riferimenti colti ed eruditi e un uso frequente di un registro comico ed ironico. 
Nel 1960 Sanguineti ripubblica il poemetto  in Opus metricum 1951 -1959 , affiancandogli un'altra raccolta poetica, Erotopaegna , in cui si esprime un erotismo acceso, benchè sovente cupo e mesto.
Caratterizzata da un onirismo che richiama quello di Loborintus, sia pure in chiave più pacata e meno duramente sperimentale, è l'opera poetica successiva, Triperuno ( 1964).
Una prima raccolta complessiva, limitata ai testi poetici degli anni Cinquanta e Sessanta, appare in Catamerone  1951- 1971 (1974); una seconda, comprendente anche le liriche degli anni Settanta, viene ripubblicata nel 1982, con il titolo Segnalibro. Poesie 1951 -1981. Più recenti sono Bisbidis ( voce onomatopeica che indica il cicaleccio), che appare nel 1987, e Senzatitolo (1992): opere in cui tende sempre più a prevalere una dimensione onirica.
Nell'ambito della prosa narrativa Sanguineti esordisce con il romanzo Capriccio italiano (1963): esso racconta le vicende di una coppia di coniugi che, dopo la nascita del terzo figlio, ritrovano l'unità e l'armonia che avevano perduto. L'opera tuttavia non ha alcuna velleità realistica e punta piuttosto a tracciare lo schema di una sorta di viaggio iniziatico, tratteggiato secondo le simbologie della psicologia junghiana. La sintassi tende a comporsi secondo modalità ripetitive e paratattiche, che vogliono riprodurre cadenze espressive di tipo onirico e alogico.
Altri testi  narrativi di Sanguineti sono Il giuoco dell'oca (1967), e Il giuoco del Satyricon (1970), ispirato al romanzo del latino Petronio. Per il teatro scrive K. e altre cose (1962), Storie naturali (1971) e Faust. Un travestimento (1985).
Molto vasta la produzione di Sanguineti nel campo della critica letteraria: significativi i suoi studi su Dante e quelli sui crepuscolari; di particolare rilievo è infine la riscoperta di Gian Pietro Lucini, cui Sanguineti attribuisce un posto di assoluto rilievo nell'antologia da lui curata Poesia del Novecento.