giovedì 6 marzo 2025

Ennio Flaiano

 Chi apre il periodo, lo chiuda. 

È pericoloso sporgersi dal capitolo. 

Cedete il condizionale alle persone anziane, alle donne e agli invalidi. 

Lasciate l’avverbio dove vorreste trovarlo. 

Chi tocca l’apostrofo muore. 

Abolito l’articolo, non si accettano reclami. 

La persona educata non sputa sul componimento. 

Non usare l’esclamativo dopo le 22. 

Non si risponde degli aggettivi incustoditi. 

Per gli anacoluti, servirsi del cestino. 

Tenere i soggetti al guinzaglio. 

Non calpestare le metafore. 

I punti di sospensione si pagano a parte. 

Non usare le sdrucciole se la strada è bagnata. 

Per le rime rivolgersi al portiere. 

L’uso del dialetto è vietato ai minori di 16 anni. 

È vietato servirsi del sonetto durante le fermate. 

È vietato aprire le parentesi durante la corsa. 

Nulla è dovuto al poeta per il recapito. 


(Ennio Flaiano, L’uovo di Marx, Scheiwiller, 1987)




Pier Paolo Pasolini

 Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è.

(Pier Paolo Pasolini)




Storie d' amore

 Il Gabo e la Gaba


Gabriel García Marquez conobbe la sua futura moglie, Mercedes, quando aveva soli nove anni. Le propose di sposarlo a un ballo quando ne compì quattordici, ma dovette attendere che lei avesse ventisei anni per poterla portare all'altare il 21 marzo 1958 a Barranquilla.


Mercedes gli restò accanto per 54 anni, fino all'ultimo giorno di vita di Marquez, il 17 aprile 2014.




Gabriel Garcia Màrquez

 <<La stanchezza che proviamo non è tanto del lavoro accumulato, quanto di una quotidianità fatta di routine e di vuoto. Ciò che più stanca non è lavorare troppo. Ciò che più stanca è vivere poco. Ciò che veramente stanca è vivere senza sogni>>.


Gabriel Garcia Màrquez



venerdì 10 gennaio 2025

Simone de Beauvoir

 "Nessuno è di fronte alle donne più arrogante, aggressivo e sdegnoso dell'uomo malsicuro della propria virilità."

— Simone de Beauvoir, Il secondo sesso, 1949




martedì 7 gennaio 2025

Tullio De Mauro

 Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.


- Tullio De Mauro, Il gusto della lettura



mercoledì 25 dicembre 2024

Natale - Erri De Luca

 Natale - Erri De Luca


Nascerà in una stiva tra viaggiatori clandestini.

Lo scalderà il vapore della sala macchine.

Lo cullerà il rollio del mare di traverso.

Sua madre imbarcata per tentare uno scampo o una

fortuna,

suo padre l’angelo di un’ora, 

molte paternità bastano a questo. 

In terraferma l’avrebbero deposto 

nel cassonetto di nettezza urbana. 

Staccheranno coi denti la corda d’ombelico. 

Lo getteranno al mare, alla misericordia.


Possiamo dargli solo i mesi di grembo, dicono le madri.

Lo possiamo aspettare, abbracciare no.

Nascere è solo un fiato d’aria guasta. Non c’è mondo

per lui.

Niente della sua vita è una parabola. 

Nessun martello di falegname gli batterà le ore dell’infanzia, 

poi i chiodi nella carne. 

Io non mi chiamo Maria, ma questi figli miei 

che non hanno portato manco un vestito e un nome 

i marinai li chiamano Gesù. 

Perché nascono in viaggio, senza arrivo.


Nasce nelle stive dei clandestini,

resta meno di un’ora di dicembre.

Dura di più il percorso dei Magi e dei contrabbandieri.

Nasce in mezzo a una strage di bambini.

Nasce per tradizione, per necessità,

con la stessa pazienza anniversaria.

Però non sopravvive più, non vuole.

Perché vivere ha già vissuto, e dire ha detto.

Non può togliere o aggiungere una spina ai rovi delle

tempie.

Sta con quelli che vivono il tempo di nascere. 

Va con quelli che durano un’ora.


Erri De Luca - Opera sull’acqua - Einaudi