Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre.
Franca Rame
Ma quello che vorrei continuare a dire alle donne, anche dopo la mia morte, è di non perdere mai il rispetto di se stesse, di avere dignità. Sempre.
Franca Rame
"Fine maggio. Ricevo la prima busta paga da onorevole. Guardo e riguardo i “cedolini” e non capisco niente. Scopro che il mio stipendio mensile è di 15.000 euro e che ho 150 euro di rimborso spese per il parrucchiere. Troppi soldi. Accenno a qualche senatore e pure a qualche deputato l’idea di proporre una decurtazione del nostro stipendio a favore delle situazioni tragiche che si stanno moltiplicando nel nostro Paese. Ma è come se stessi giocando a squash, lo sport in cui si lancia la pallina contro il muro e lei torna indietro a gran velocità. Se non sei un vero campione non riesci neanche a sfiorarla: ti passa via da sotto la racchetta, invisibile… Ecco, le mie parole slittano oltre le orecchie dei senatori come proiettili di gomma. Loro guardano altrove, cambiano discorso.… Qui è davvero tutto assurdo. Al ristorante non devi pagare il conto: ti viene detratto dallo stipendio, sembra uno scherzo. Sapete quanto spendo? io, che sono vegetariana e astemia, pago intorno ai 3 euro, meno che all’Osteria degli spiantati sui Navigli. Alla buvette invece il conto lo paghi, ma dopo aver consumato perché pagare prima non è elegante. A qualcuno però capita, distratto, di uscire dimenticandosi di pagare il conto, ma è ovvio che è una svista innocente. Andiamo, siamo senatori, a chi mai fra noi verrebbe in mente di fare il furbo e rubare?! Ah.. ah.. mi esce una risata a tutta gola!”
Franca Rame (Parabiago, 18 luglio 1929 – Milano, 29 maggio 2013)
La mafia sbanda,
"Vorrei fare tutto, dall'operatore di macchina al fonico, dal produttore alla comparsa. L'attore no: ci ho provato al liceo, con Pirandello, ed ero un cane".
"Ho danzato nei tendoni, nelle chiese, nelle piazze. Sono stata una pioniera del decentramento. Volevo che questo mio lavoro non fosse d'élite, relegato alle scatole d'oro dei teatri d'opera. E anche quand'ero impegnata sulle scene più importanti del mondo sono sempre tornata in Italia per esibirmi nei posti più dimenticati e impensabili. Nureyev mi sgridava: chi te lo fa fare, ti stanchi troppo, arrivi da New York e devi andare, che so, a Budrio… Ma a me piaceva così, e il pubblico mi ha sempre ripagato".
Le azioni hanno sempre conseguenze. Non giustificazioni e spesso neppure spiegazioni. Conseguenze, invece, sempre.
- Vittorio Zucconi
“ Fatevi condizionare il meno possibile da una società che finge di darci il massimo della libertà".
Andrea Camilleri
Non è detto che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dalla lotta contro i problemi, dal risolvere le difficoltà, le sfide. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio, sforzarsi. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato.
Zygmunt Bauman
Parlare è molto facile quando si hanno parole in mente
che esprimono la nostra opinione.
Difficile è esprimere con atteggiamenti e gesti
quello che realmente desideriamo dire,
o quanto desideriamo dire
prima che la persona vada via.
Facile è giudicare persone che sono esposte
a causa delle circostanze.
Difficile è trovare e riflettere sui propri errori,
o tentare di fare in maniera diversa qualcosa fatta in modo errato.
Facile è essere collega, far compagnia a chiunque, dire quello che desidera ascoltare.
Diffícile è essere amico a tutte le ore e dire sempre la verità, quando fosse necessario.
E con fiducia in quel che dici.
Facile è analizzare la situazione estranea e poter dare consigli sulla questione.
Diffícile è vivere questa situazione e sapere cosa fare.
O avere il coraggio per fare.
Facile è mostrare rabbia e impazienza quando qualcuno ci irrita.
Difficile è esprimere il proprio amore a chi realmente ti conosce, ti rispetta e ti capisce.
Ed è per questo che perdiamo persone speciali.
Facile è mentire ai quattro venti su ciò che cerchiamo di nascondere.
Diffícile è mentire al nostro cuore.
Facile è vedere quello che desideriamo scorgere.
Difficile è sapere che ci illudiamo con quello crediamo di aver scorto.
Ammettere che ci lasciamo condurre,
più di una volta, questo é difficile.
Facile è dire ” Ciao ” o ” come va? ”
Difficile è dire “addio”.
Principalmente quando siamo colpevoli
della scomparsa di qualcuno dalla nostra vita…
Facile è abbracciare, stringere le mani, baciare a occhi chiusi.
Difficile è sentire l’energia che è trasmessa.
Quella che attraversa il nostro corpo come una corrente elettrica
quando tocchiamo la persona giusta.
Facile è desiderare essere amato.
Difficile è amare completamente.
Amare veramente, senza avere paura di vivere, senza avere paura del dopo.
Amare e abbandonarsi.
E imparare a dare valore solamente a ciò che si ama.
Facile è sentire la musica che tocca.
Difficile è sentire la coscienza,
che segna il tempo, mostrandoci le scelte sbagliate.
Facile è dettare regole.
Difficile è seguirle.
Avere la nozione esatta delle nostre proprie vite,
invece di avere la nozione delle vite altrui.
Facile è chiedere di ciò che si desidera sapere.
Difficile è essere preparati ad ascoltare la risposta.
O desiderare di capire la risposta.
Facile è piangere o sorridere quando ne abbiamo la voglia.
Difficile è sorridere con la voglia di piangere
o piangere con la voglia di ridere, di allegria.
Facile è dare un bacio.
Difficile è affidare l’anima.
Sinceramente, interamente.
Facile è allontanare varie persone dalla nostra vita.
Difficile è capire che solamente una ti accetterà per quello che sei
e ti farà completamente felice.
Facile è occupare un posto nell’agenda telefonica.
Diffícile è occupare il cuore di qualcuno.
Sapere che si è realmente amati.
Facile è sognare tutte le notti.
Diffícile è lottare per un sogno.
Eterno, è tutto quello che dura una frazione di secondo,
ma con così grande intensità, che si pietrifica,
e nessuna forza mai più lo cancellerà.
Carlos Drummond de Andrade
Quell'uomo era morto anche per me, per difendere i miei negozi, la mia casa, la mia città. Per lottare contro il mostro aveva rinunciato ad avere un figli, cioè alla gioia più grande che si potesse provare sulla terra.
《Nessuno meglio di me quel sabato di maggio poteva capire i suoi sacrifici.》
《Per questo, papà, io mi chiamo Giovanni?》
《Sì. Per questo ti chiami Giovanni》
I partiti di oggi sono soprattutto macchine di potere e di clientela.Gestiscono interessi, i più disparati, i più contraddittori, talvolta anche loschi, comunque senza alcun rapporto con le esigenze e i bisogni umani emergenti, oppure distorcendoli, senza perseguire il bene comune. La loro stessa struttura organizzativa si è ormai conformata su questo modello, e non sono più organizzatori del popolo, formazioni che ne promuovono la maturazione civile e l'iniziativa: sono piuttosto federazioni di correnti, di camarille, ciascuna con un 'boss' e dei 'sotto-boss.
Enrico Berlinguer
E ricordate anche quella parola poco usata che è ormai quasi sparita dall’uso, sia in pubblico che in privato: tenerezza. Non potrà farvi male. E quell’altra parola: anima – o chiamatela spirito, se preferite, se vi rende più facile rivendicare quel territorio. Non scordatevi neanche quella. Fate attenzione allo spirito delle vostre parole, delle vostre azioni. È una preparazione sufficiente. Non c’è bisogno di altre parole.
Raymond Carver
Io ti dico che l’uomo è uomo quando non è testardo. Quando capisce che è venuto il momento di fare marcia indietro, e la fa. Quando riconosce un errore commesso se ne assume le responsabilità, paga le conseguenze, e non cerca scuse. Quando amministra e valorizza nella stessa misura tanto il suo coraggio quanto la sua paura.
Eduardo De Filippo , Il Sindaco del Rione Sanità
Occorre compiere fino in fondo il proprio dovere, qualunque sia il sacrificio da sopportare, costi quel che costi, perché è in ciò che sta l’essenza della dignità umana.”
— Giovanni Falcone (Palermo, 18 maggio 1939 – Palermo, 23 maggio 1992)Io, Rosaria Costa, vedova dell’agente Vito Schifani – Vito mio – battezzata nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, a nome di tutti coloro che hanno dato la vita per lo Stato
– lo Stato... – chiedo innanzitutto che venga fatta giustizia, adesso. Rivolgendomi agli uomini
della mafia, perché ci sono qua dentro (e non), ma certamente non cristiani, sappiate che
anche per voi c’è possibilità di perdono: io vi perdono, però vi dovete mettere in ginocchio,
però, se avete il coraggio… di cambiare... loro non cambiano [pausa, il sacerdote al fianco di
Rosaria Schifani suggerisce: «se avete il coraggio…»] di cambiare, di cambiare, loro non
vogliono cambiare loro [applauso].
Loro non cambiano, loro non cambiano... No. Aspetta, aspetta, no [Rosaria Schifani si
rivolge al sacerdote che la invita a seguire il testo scritto]. Di cambiare radicalmente i vostri
progetti, progetti mortali che avete.
Tornate a essere cristiani. Per questo preghiamo nel nome del Signore che ha detto sulla
croce: “Padre perdona loro perché loro non lo sanno quello che fanno”. Pertanto vi chiediamo
per la nostra città di Palermo [pianto] che avete reso questa città sangue, città di sangue
[Rosaria Schifani parla con il sacerdote]. Vi chiediamo per la città di Palermo, Signore, che
avete reso città di sangue – troppo sangue – di operare anche voi per la pace, la giustizia, la
speranza e l’amore per tutti.
Non c’è amore, non ce n’è amore, non c’è amore per niente.
- Rosaria Schifani, Discorso al funerale del marito Vito Schifani e di Giovanni
Falcone, Francesca Morvillo, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro, Palermo, 25 maggio 1992
Il coraggio non è l'assenza di
paura, quella si chiama incoscienza.
Essere coraggiosi vuol dire avere
paura di qualcosa e farla comunque.
Giovanni Falcone
Chissà se un giorno butteremo le maschere
che portiamo sul volto senza saperlo.
Per questo è tanto difficile identificare
gli uomini che incontriamo.
Forse fra i tanti, fra i milioni c’è
quello in cui viso e maschera coincidono
e lui solo potrebbe dirci la parola
che attendiamo da sempre. Ma è probabile
ch’egli stesso non sappia il suo privilegio.
Eugenio Montale
L’unica cosa per cui si può avvertire nostalgia sono i paradisi perduti. Gli angeli nascosti. Ciò che di meraviglioso, magari fugacemente, abbiamo incontrato. Se c’è una cosa bella dell’età che avanza, è in questo miracolo: saper riconoscere la bellezza. Quando mi passa davanti, adesso, la colgo.
-Franco Battiato
Vorrei poter dire che se devi uscire alle cinque per un impegno improrogabile e alle cinque meno dieci la persona con cui dividi l’esistenza ti pone una questione epocale da cui dipende l’esito della tua giornata, della settimana e della vita, ecco, quella è una prova di forza, una forma sottile di violenza che si esercita nel celebre quesito: dimostrami che cosa è più importante per te.
Perché si sa che l’amore viene prima di tutto, per le donne è certamente così.
Perché se hai interessi fuori, più importante deve essere sempre, tuttavia, l’interesse dentro.
Perché se un uomo può dire “scusami ma ho da fare”, e dimenticarsi l’anniversario, la spesa, la festa di compleanno del bambino, la consegna a domicilio, una donna no, non può farlo.
O meglio: può, ma paga un prezzo.
Concita De GregorioMalamore - Esercizi di resistenza al dolore
"Bisogna fare bene il proprio lavoro costi quel che costi nei confronti di chiunque. Non c'è un’alternativa. Cioè se io mi fermassi oggi mi sentirei un vigliacco e per me non ha senso vivere da vigliacchi.
[...]
Ringrazio sempre tutti quelli che manifestano solidarietà al mio ufficio, a me e ai giovani colleghi che ogni giorno fanno indagini e si impegnano e vanno in sette tribunali a sostenere l’accusa. È segno che la gente ha voglia di cambiamento. È segno che la gente non è masochista e non ha voglia di mafie”.
Nicola Gratteri
"Coltiva tre cose: la bontà, la saggezza e l’amicizia.
Cerca tre cose: la verità, la filosofia e la comprensione.
Ama tre cose: le buone maniere, il valore ed il servizio.
Governa tre cose: il carattere, la lingua e la condotta.
Apprezza tre cose: la cordialità, l’allegria e la decenza.
Difendi tre cose: l’onore, gli amici e i deboli.
Ammira tre cose: il talento, la dignità e la grazia.
Escludi tre cose: l’ignoranza, l’offesa e l’invidia.
Combatti tre cose: la bugia, l’odio e la calunnia.
Conserva tre cose: la salute, il prestigio e il buon umore.”
Attribuita a Jiddu Krishnamurti
Gli errori hanno quasi sempre un carattere sacro. Non cercare di correggerli. Al contrario, razionalizzali, comprendili integralmente. Dopodiché ti sarà possibile sublimarli.
(Salvador Dalì)
“Avevamo dei progetti: sposarsi, comprarci una Lambretta, fare dei bambini, non necessariamente in quest'ordine.”
- C'eravamo tanto amati, regia di Ettore Scola (1974)
Senti, quando si è scoraggiati bisogna trovare la forza di reagire, e subito, se no… non c'è niente da fare e sei fregato! Capisci? …senti! Perché non ci ridiamo sopra? Eh? Senti… piangere si può fare anche da soli, ma ridere bisogna essere in due!
— Una giornata particolare, Ettore Scola
T’amo amore! Tu m’ami amore?”
- “Io t’amo come un pazzo!”
- “[…] Orè puoi fare tutto di me! Chiedimi tutto!
- “Adelaide, domenica prossima vota comunista”.
Monica Vitti, Marcello Mastroianni nel film "Dramma della gelosia (tutti i particolari in cronaca)", regia di Ettore Scola, 1970
«Cambiare idea è un dovere e una necessità, e non un capriccio o una debolezza; è una crescita
evolutiva. Un uomo DEVE cambiare idea, se non è contento di quello che è. Spesso ci sono persone contente di quello che sono perché non si sono affatto analizzate: magari uno è uno stronzo e continuerà a restare tale. È quando entra in campo la consapevolezza che subentra anche la crisi».
- Franco Battiato
“Appartengo a un mondo in cui il lettino dell’analista aveva sede dal barbiere e alle nevrosi si rispondeva con la passione.”
Ettore Scola, (Trevico, 10 maggio 1931 – Roma , 19 gennaio 2016)
Quando si dice la verità non bisogna dolersi di averla detta: la verità è sempre illuminante.
(Aldo Moro, Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978)
Aldo Moro alla moglie Eleonora Chiavarelli
Mia dolcissima Noretta,
dopo un momento di esilissimo ottimismo, dovuto forse ad un mio equivoco circa quel che mi si veniva dicendo, siamo ormai, credo, al momento conclusivo. Non mi pare il caso di discutere della cosa in sé e dell’incredibilità di una sanzione che cade sulla mia mitezza e la mia moderazione. Certo ho sbagliato, a fin di bene, nel definire l’indirizzo della mia vita. Ma ormai non si può cambiare. Resta solo di riconoscere che tu avevi ragione. Si può solo dire che forse saremmo stati in altro modo puniti, noi e i nostri piccoli. Vorrei restasse ben chiara la piena responsabilità della D.C. con il suo assurdo ed incredibile comportamento. Essa va detto con fermezza così come si deve rifiutare eventuale medaglia che si suole dare in questo caso. E’ poi vero che moltissimi amici (ma non ne so i nomi) o ingannati dall’idea che il parlare mi danneggiasse o preoccupati delle loro personali posizioni, non si sono mossi come avrebbero dovuto. Cento sole firme raccolte avrebbero costretto a trattare. E questo è tutto per il passato. Per il futuro c’è in questo momento una tenerezza infinita per voi, il ricordo di tutti e di ciascuno, un amore grande grande carico di ricordi apparentemente insignificanti e in realtà preziosi. Uniti nel mio ricordo vivete insieme. Mi parrà di essere tra voi. Per carità, vivete in una unica casa, anche Emma se è possibile e fate ricorso ai buoni e cari amici, che ringrazierai tanto, per le vostre esigenze. Bacia e carezza per me tutti, volto per volto, occhi per occhi, capelli per capelli. A ciascuno una mia immensa tenerezza che passa per le tue mani.
Sii forte, mia dolcissima, in questa prova assurda e incomprensibile.
Sono le vie del Signore. Ricordami a tutti i parenti ed amici con immenso affetto ed a te e tutti un caldissimo abbraccio pegno di un amore eterno. Vorrei capire, con i miei piccoli occhi mortali, come ci si vedrà dopo. Se ci fosse luce, sarebbe bellissimo. Amore mio, sentimi sempre con te e tienmi stretto. Bacia e carezza Fida, Demi, Luca (tanto tanto Luca) Anna Mario il piccolo non nato Agnese Giovanni. Sono tanto grato per quello che hanno fatto.
Tutto è inutile, quando non si vuole aprire la porta.
Il Papa ha fatto pochino: forse ne avrà scrupolo.
Marzo ‘78, recapitata il 5 maggio ‘78
Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante sul davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione ma rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore.
"I Cento Passi" , regia di Marco Tullio Giordana
Peppino Impastato (ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978)
La mia mamma è molto strana. La mia mamma non assomiglia per niente a una mamma. Le mamme sono sempre contente della loro prole e specialmente dei bambini, però a Marina non piacciono i bambini piccoli. I suoi capelli sono rosso chiari, con dei riccioli dalle parti. Ha gli occhi verdi, il naso con una gobba e le labbra rosee. È alta, mi piacciono le sue mani. La sua festa preferita è l’Annunciazione. È triste, svelta, ama le poesie e la musica. Anche lei scrive poesie. È paziente, sopporta fino all’estremo. Si arrabbia e ama. Deve sempre correre da qualche parte. Ha un’anima grande. Una voce tenera. Cammina molto rapida. Marina ha sempre le mani con tanti anelli. Di notte Marina legge. Guarda sempre come se prendesse in giro. Non vuole che le si facciano domande stupide, altrimenti si arrabbia molto. Certe volte cammina come sperduta, ma improvvisamente si riprende come svegliandosi, comincia a parlare e di nuovo se ne va da qualche parte
Dal Diario di Ariadna Efron - per la madre Marina Cvetaeva
Supplica a mia madre di Pier Paolo Pasolini
È difficile dire con parole di figlio
ciò a cui nel cuore ben poco assomiglio.
Tu sei la sola al mondo che sa, del mio cuore,
ciò che è stato sempre, prima d’ogni altro amore.
Per questo devo dirti ciò ch’è orrendo conoscere:
è dentro la tua grazia che nasce la mia angoscia.
Sei insostituibile. Per questo è dannata
alla solitudine la vita che mi hai data.
E non voglio esser solo. Ho un’infinita fame
d’amore, dell’amore di corpi senza anima.
Perché l’anima è in te, sei tu, ma tu
sei mia madre e il tuo amore è la mia schiavitù:
ho passato l’infanzia schiavo di questo senso
alto, irrimediabile, di un impegno immenso.
Era l’unico modo per sentire la vita,
l’unica tinta, l’unica forma: ora è finita.
Sopravviviamo: ed è la confusione
di una vita rinata fuori dalla ragione.
Ti supplico, ah, ti supplico: non voler morire.
Sono qui, solo, con te, in un futuro aprile…
Cosa sia una “buona madre” lo decidono gli altri.
Il coro.
Quelli che sanno sempre cosa si fa e cosa no.
Cosa è giusto, saggio, utile.
Quelli che dicono “è la natura, è così”: devi avere pazienza, assecondare i ritmi, provare tenerezza, dedicarti.
Se ti senti affondare è perché sei inadeguata.
Se i figli non vengono devi rassegnarti: non accanirti, non insistere.
Si vede che non eri fatta per essere madre.
Se non ne hai voluti devi avere in fondo qualcosa che non va.
Se non hai nessuno vicino che voglia farne con te è perché non l’hai trovato, sei stata troppo esigente, forse troppo inquieta.
Se preferisci il lavoro allora cosa pretendi.
Se ti stanca sei depressa, se ti fa impazzire sei un mostro…
Una cattiva madre.
Concita De Gregorio
Una madre lo sa. Tutte le ombre dell'amore perfetto
Vorrei che tu fossi una donna. Vorrei che tu provassi un giorno ciò che provo io: non sono affatto d'accordo con la mia mamma la quale pensa che nascere donna sia una disgrazia. La mia mamma, quando è molto infelice, sospira: «Ah, se fossi nata uomo!».
Lo so: il nostro è un mondo fabbricato dagli uomini per gli uomini, la loro dittatura è così antica che si estende perfino al linguaggio. Si dice uomo per dire uomo e donna, si dice bambino per dire bambino e bambina, si dice figlio per dire figlio e figlia, si dice omicidio per indicar l'assassinio di un uomo e di una donna. Nelle leggende che i maschi hanno inventato per spiegare la vita, la prima creatura non è una donna: è un uomo chiamato Adamo. Eva arriva dopo, per divertirlo e combinare guai. Nei dipinti che adornano le loro chiese, Dio è un vecchio con la barba: mai una vecchia coi capelli bianchi. E tutti i loro eroi sono maschi: da quel Prometeo che scoprì il fuoco a quell'Icaro che tentò di volare, su fino a quel Gesù che dichiarano figlio del Padre e dello Spirito Santo: quasi che la donna da cui fu partorito fosse un'incubatrice o una balia.
Eppure, o proprio per questo, essere donna è così affascinante.
È un'avventura che richiede un tale coraggio, una sfida che non annoia mai. Avrai tante cose da intraprendere se nascerai donna. Per incominciare, avrai da batterti per sostenere che se Dio esistesse potrebbe anche essere una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Poi avrai da batterti per spiegare che il peccato non nacque il giorno in cui Eva colse una mela: quel giorno nacque una splendida virtù chiamata disubbidienza.Infine avrai da batterti per dimostrare che dentro il tuo corpo liscio e rotondo c'è un'intelligenza che urla d'essere ascoltata. Essere mamma non è un mestiere. Non è nemmeno un dovere. È solo un diritto fra tanti diritti. Faticherai tanto ad urlarlo. E spesso, quasi sempre, perderai. Ma non dovrai scoraggiarti. Battersi è molto più bello che vincere, viaggiare è molto più divertente che arrivare: quando sei arrivato o hai vinto, avverti un gran vuoto. E per superare quel vuoto devi metterti in viaggio di nuovo, crearti nuovi scopi. Sì, spero che tu sia una donna: non badare se ti chiamo bambino. E spero che tu non dica mai ciò che dice mia madre. Io non l'ho mai detto.
Ma se nascerai uomo io sarò contenta lo stesso. E forse di più perché ti saranno risparmiate tante umiliazioni, tante servitù, tanti abusi. Se nascerai uomo, ad esempio, non dovrai temere d'essere violentato nel buio di una strada. Non dovrai servirti di un bel viso per essere accettato al primo sguardo, di un bel corpo per nascondere la tua intelligenza. Non subirai giudizi malvagi quando dormirai con chi ti piace, non ti sentirai dire che il peccato nacque il giorno in cui cogliesti una mela. Faticherai molto meno. Potrai batterti più comodamente per sostenere che, se Dio esistesse, potrebbe essere anche una vecchia coi capelli bianchi o una bella ragazza. Potrai disubbidire senza venir deriso, amare senza svegliarti una notte con la sensazione di precipitare in un pozzo, difenderti senza finire insultato. Naturalmente ti toccheranno altre schiavitù, altre ingiustizie: neanche per
un uomo la vita è facile, sai. Poiché avrai muscoli più saldi, ti chiederanno di portare fardelli più pesi, ti imporranno arbitrarie responsabilità. Poiché avrai la barba, rideranno se tu piangi e perfino se hai bisogno di tenerezza. Poiché avrai una coda davanti, ti ordineranno di uccidere o essere ucciso alla guerra ed esigeranno la tua complicità per tramandare la tirannia che instaurarono nelle caverne. Eppure, o proprio per questo, essere un uomo sarà un'avventura altrettanto meravigliosa: un'impresa che non ti deluderà mai. Almeno lo spero perché, se nascerai uomo, spero che sarai un uomo come io l'ho sempre sognato: dolce coi deboli, feroce coi prepotenti, generoso con chi ti vuol bene, spietato con chi ti comanda. Infine, nemico di chiunque racconti che i Gesù sono figli del Padre e dello Spirito Santo: non della donna che li partorì.
Bambino, io sto cercando di spiegarti che essere un uomo non significa avere una coda davanti: significa essere una persona. E anzitutto, a me, interessa che tu sia una persona.
È una parola stupenda, la parola persona, perché non pone limiti a un uomo o a una donna, non traccia frontiere tra chi ha la coda e chi non ce l'ha. Del resto il filo che divide chi ha la coda da chi non ce l'ha, è un filo talmente sottile: in pratica si riduce alla facoltà di maturare o no una creatura nel ventre. Il cuore e il cervello non hanno sesso. Nemmeno il comportamento. Se sarai una persona di cuore e di cervello, ricordalo, io non starò certo tra quelli che ti ingiungeranno di comportarti in un modo o nell'altro in quanto maschio o femmina. Ti chiederò solo di sfruttare bene il miracolo d'essere nato, e di non cedere mai alla viltà.
Oriana Fallaci, Lettera ad un bambino mai nato
Se le mogli non riuscivano ad avere figli era solo colpa loro ed erano donne mancate. Se le donne diventavano madri senza essere sposate erano disonorate e i genitori cacciavano di casa. Se le donne non volevano quel figlio e tentavano clandestinamente di interrompere la gravidanza potevano morire. Le mogli allevavano da sole i figli ma la patria potestà era del marito. Il solo scopo delle donne era essere madri rinunciando ad essere donne. Il rapporto delle donne con la maternità è sempre stato gestito e approvato da leggi, idee, paure, maschili. Ma le donne molto hanno ottenuto e ancora più sognano. Vorrebbero, alla rinfusa: essere persone prima che madri; scegliere di essere o non essere madri; accedere alle tecniche di inseminazione eterologa; essere aiutate sin dall’adolescenza a non trovarsi madri per puro caso; essere madri di quanti figli desiderano senza dover rinunciare alla carriera o scegliere di rinunciarci per essere del tutto madri; avere accanto un uomo-padre come loro sono donna-madre, malgrado il lavoro e l’organizzazione domestica; essere madri di figli maschi e saperli far crescere affinché imparino ad amare, rispettare, aiutare le donne della loro vita; essere madri di figlie femmine che imparino a rispettare il proprio corpo, la propria intelligenza, il proprio valore, impedendo a chiunque di irriderle perché in grado di star sedute sulla propria fortuna.
Natalia Aspesi
Fare figli è una scelta, così come non farne: questa libertà fondamentale è la più grande conquista femminile.
- Natalia Aspesi
"Penso che fino ai diciotto anni tutte le scuole, dagli istituti tecnici ai licei classici e scientifici, sono scuole di formazione. Si tratta di formare l’uomo. Le competenze si acquisiscono all’università. Perché non è un uomo chi è competente ma non ha alle spalle una formazione che gli consenta di svolgere con retto giudizio e adeguata comprensione la professione che in seguito sceglierà. Quindi niente scuola-lavoro, ma scuola a tempo pieno e, per allacciarci a quanto abbiamo detto, meno computer a scuola e più libri di arte, storia, scienze, matematica, filosofia, letteratura in tutti gli ordini scolastici. E visto che il mondo è ormai globalizzato, l’inglese fin dalla prima elementare, insieme alla filosofia, a cui già dall’infanzia ci si affaccia con le domande che i bambini si pongono. L’indirizzo “umanistico”, che ha sempre caratterizzato la nostra scuola, non solo va mantenuto, ma nell’età della tecnica va addirittura incrementato e non sostituito con un indirizzo tecnico, perché solo l’indirizzo umanistico può portare lo studente alla “maturità”, termine oggi sostituito, non a caso, con “esame di Stato”, come se la maturità di uno studente non fosse più lo scopo ultimo della scuola. “
Umberto Galimberti, Il libro delle emozioni
A volte si vive per anni con degli amici, è un'occasione rara. Altri amici vanno e vengono a seconda delle loro occupazioni o noi delle nostre. Alcuni stanno con noi mesi, giorni o solamente poche ore, ma ogni amicizia è una conquista durevole.
Credo del resto che l'amicizia, come l'amore, del quale ha un pò la stessa natura, possa paragonarsi a una figura di danza ben riuscita, ci vogliono molto slancio e molto controllo, molta energia e tanta delicatezza, molte parole e molti silenzi e soprattutto molto rispetto.
Marguerite Yourcenar
“Per me libertà e giustizia sociale, che poi sono le mete del socialismo, costituiscono un binomio inscindibile: non vi può essere vera libertà senza giustizia sociale, come non vi può essere vera giustizia sociale senza libertà. Ecco, se a me socialista offrissero la realizzazione della riforma più radicale di carattere sociale, ma privandomi della libertà, io la rifiuterei, non la potrei accettare. [...]
Ma la libertà senza giustizia sociale può essere anche una conquista vana. Mi dica, in coscienza, lei può considerare veramente libero un uomo che ha fame, che è nella miseria, che non ha lavoro, che è umiliato perché non sa come mantenere i suoi figli e educarli? Questo non è un uomo libero. Sarà libero di bestemmiare, di imprecare, ma questa non è la libertà che intendo io.”
(da un'Intervista a Sandro Pertini)