mercoledì 29 aprile 2015

Giornata Internazionale della Danza

Il 29 aprile è festeggiata la Giornata Internazionale della Danza promossa dall'International Dance Council dell'UNESCO. Una giornata di festa che accomuna tutti i paesi del mondo.

La commemorazione è istituita nel 1982 per il Comitato Internazionale della Danza – C.I.D. dell’Istituto Internazionale del Teatro (ITI-UNESCO). La data commemora la nascita di Jean-Georges Noverre (1727-1810), che fu il più grande coreografo della sua epoca, il creatore del balletto moderno. Nel 2013 si è celebrato il quarantesimo anniversario del C.I.D.

martedì 28 aprile 2015

Harper Lee

“Volevo che tu imparassi una cosa: volevo che tu vedessi che cosa è il vero coraggio, tu che credi che sia rappresentato da un uomo col fucile in mano. 
Aver coraggio significa sapere di essere sconfitti prima ancora di cominciare, e cominciare ugualmente e arrivare sino in fondo, qualsiasi cosa succeda. E’ raro vincere, in questi casi, ma qualche volta succede.”
— Harper Lee, Il Buio Oltre La Siepe 

sabato 25 aprile 2015

Tamara de Lempicka


Piero Calamandrei, Per la scuola

«La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale” […], un organo vitale della democrazia così come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […].

La scuola è organo centrale della democrazia perché ha la funzione di creare la classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in parlamento e discute e parla (e magari urla), che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie.[…]

Solo la scuola può permettere ai migliori di ogni classe di emergere e divenire classe dirigente.[…]

L’articolo più importante della nostra Costituzione è l’articolo 34 in cui si dice “la scuola è aperta a tutti. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.»

Piero Calamandrei, Per la scuola, Sellerio 2008


Pablo Picasso - Guernica, 1937, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofia, Madrid


25 aprile

Ma quel giorno,quando i partigiani entrarono in città e i tedeschi seguiti dai fascisti l'abbandono  in fuga,l'incubo improvvisamente cesso’. Fu come se un vento impetuoso avesse spazzato d'un colpo tutte le nubi e alzando gli occhi potessimo rivedere il sole di cui avevamo dimenticato lo splendore;o come se il sangue avesse ricominciato a scorrere in un cadavere risuscitandolo. Un'esplosione di gioia si diffuse rapidamente in tutte le piazze,in tutte le vie,in tutte le case. Ci si guardava di nuovo negli occhi e si sorrideva. (…)Non avevamo più segreti da nascondere. E si poteva ricominciare a sperare. Eravamo ridiventati uomini con un volto solo e un'anima sola. Eravamo di nuovo completamente noi stessi. Ci sentivamo di nuovo uomini civili. Da oppressi eravamo ridiventati uomini liberi. Quel giorno,o amici,abbiamo vissuto una tra le esperienze più belle che all'uomo sia dato di provare: il miracolo della libertà. Sono stati giorni felici;e nonostante i lutti,i pericoli corsi,i morti attorno a noi e dietro di noi,furono tra i giorni più felici della nostra vita
— N. Bobbio

25 aprile

"Eravamo all'angolo di via Zucchelli: arrivano   i carri armati tedeschi e noi li vediamo, siamo atterriti, sembrava che Roma venisse liberata e invece veniva occupata. Io la prendo per mano, per tutta la vita ci siamo tenuti per mano, e le dico: 'Nous sommes dans un cul de lampe'". 
Mario Fiorentini, 97 anni, e Lucia Ottobrini, 90 anni, partigiani. La coppia, il 16 agosto 2015  - nella ricorrenza dei 70 anni della Liberazione - festeggerà 70 anni di matrimonio.

25 aprile

Ricorda, o cittadino, questa data
E spiegala ai tuoi figli
E ai figli dei tuoi figli
Racconta loro
Come un popolo in rivolta
Si liberasse un giorno
Dall’oppressione
E narra loro
Le mille e mille gesta di quei prodi
Che sui monti, nei borghi e in ogni luogo
Sbarrarono il passo all’invasore
Né ti scordar dei morti
Né ti scordar di raccontare
Cos’è stato il fascismo
E il nazismo
E la guerra ricorda
Le rovine, le stragi, la fame e la miseria
Lo scroscio delle bombe e il pianto delle madri
Ricordati di Buchenwald
Delle camere a gas, dei forni crematori
E tutto questo
Spiega i tuoi figli
E ai figli dei tuoi figli
Non perché l’odio e la vendetta duri
Ma perché ben sappian quale immenso bene
Sia la libertà
E imparino ad amarla
E la conservino intatta
E la difendano sempre.



venerdì 24 aprile 2015

Ascanio Celestini

‘Se la destra ha utilizzato la memoria come strumento per agire nel presente e la sta utilizzando in maniera sempre più forte, la sinistra questo strumento lo utilizza in maniera retorica, propagandistica: “Ricordiamo il passato affinché nel futuro non si torni a vivere le stesse tragedie.”  Ma le stiamo vivendo adesso nel presente.’
Ascanio Celestini 

25 aprile


Pietro Benedetti

11 aprile 1944
Ai miei cari figli,
quando voi potrete forse leggere questo doloroso foglio, miei cari e amati figli, forse io non sarò più fra i vivi.
Questa mattina alle 7 mentre mi trovavo ancora a letto sentii chiamare il mio nome. Mi alzai subito. Una guardia aprì la porta della mia cella e mi disse di scendere che ero atteso sotto. Discesi, trovai un poliziotto che mi attendeva, mi prese su di una macchina e mi accompagnò al Tribunale di Guerra di Via Lucullo n. 16. Conoscevo già quella triste casa per aver avuto un altro processo il 29 febbraio scorso quando fui condannato a 15 anni di prigione. Ma questa condanna non soddisfece abbastanza il comando tedesco il quale mandò l'ordine di rifare il processo. Così il processo, se tale possiamo chiamarlo, ebbe luogo in dieci minuti e finì con la mia condanna alla fucilazione.
Il giorno stesso ho fatto la domanda di grazia, seppure con repulsione verso questo straniero oppressore. Tale suprema rinuncia alla mia fierezza offro in questo momento d'addio alla vostra povera mamma e a voi, miei cari disgraziati figli.
Amatevi l'un l'altro, miei cari, amate vostra madre e fate in modo che il vostro amore compensi la mia mancanza. Amate lo studio e il lavoro. Una vita onesta è il migliore ornamento di chi vive. Dell'amore per l'umanità fate una religione e siate sempre solleciti verso il bisogno e le sofferenze dei vostri simili. Amate la libertà e ricordate che questo bene deve essere pagato con continui sacrifici e qualche volta con la vita. Una vita in schiavitù è meglio non viverla. Amate la madrepatria, ma ricordate che la patria vera è il mondo e, ovunque vi sono vostri simili, quelli sono i vostri fratelli.
Siate umili e disdegnate l'orgoglio; questa fu la religione che seguii nella vita.
Forse, se tale è il mio destino, potrò sopravvivere a questa prova; ma se così non può essere io muoio nella certezza che la primavera che tanto io ho atteso brillerà presto anche per voi. E questa speranza mi dà la forza di affrontare serenamente la morte.
— 
Pietro Benedetti, da Lettere di condannati a morte della resistenza italiana 

mercoledì 22 aprile 2015

Serena Dandini

“Di cosa è fatta una vita?
Di domeniche pigre in cui non rispondiamo al telefono per rimanere sul divano abbracciando un libro appena iniziato. Di ore spese inutilmente a cercare le sigarette, le chiavi della macchina, gli occhiali da sole, perché si sa che spesso e volentieri le cose si spostano per farci dispetto e divertirsi alle nostre spalle. Di pomeriggi adolescenziali passati a guardare le gocce di pioggia che rimbalzano sul vetro, sognando di sposare Mick Jagger. Di quei bomboloni sganciati da un razzo su un letto di zucchero che papà ti portava a mangiare per insegnarti i piaceri della vita. Di mattine in cui scopri allo specchio che in una notte hai preso cinque anni e non ti resta che tifare per un po’ d’indulgenza, in un Paese in cui dimostrare la propria età è più grave che fare una rapina a mano armata. Di salti della quaglia da uno schieramento a un altro nella più autentica suddivisione tra esseri umani: quella tra coppie e single. Di momenti in cui basta un calzino con l’elastico moscio per far emergere tutte le nostre insicurezze. Di quel preciso giorno in cui si spezza il tempo alla fine dell’estate. E di tutto quello che non ricordiamo più ma ogni tanto affiora dalle misteriose stanze della nostra memoria difettosa.”
— Grazie per quella volta.Confessioni di una donna difettosa-Serena Dandini



Vinicius De Moraes

La musica dolente di un valzer;dentro me, profondamente nel mio essere,la musica dolente del tuo corpo;e in tutto, vivendo l'istante di tutte le cose,la musica della notte rischiarata.Il ritmo del tuo corpo nel mio corpo...Il dolce giro di valzer lontano, titubante...i miei occhi che bevono i tuoi occhi, il tuo viso.E il desiderio di piangere che giunge da tutte le cose.

Vinicius De Moraes



martedì 21 aprile 2015

Gino Strada

In zone di guerra, non può valere il principio “prima il più grave”. Non ti puoi permettere di spendere tre ore a operare qualcuno con poche probabilità di sopravvivere. Consumi inutilmente energie e materiali, e, soprattutto, altre persone moriranno nel frattempo, mentre si sarebbero salvate se operate prima.
E allora devi cercare di fare “il meglio per la maggioranza” di quei feriti. Ce le ripetiamo spesso queste cose, per convincere noi stessi, ogni volta, che è la migliore delle soluzioni possibili. Ma non è facile, non lo è mai.
Spesso arrivano i dubbi, o i rimorsi, o un senso di impotenza. E spesso è difficile reggere il ruolo di chi è costretto a scegliere.
— Gino Strada - Pappagalli verdi

Gino Strada

“Promettere costa poco, si dice, se poi non si mantiene l'impegno. E non farlo? Costa ancor meno, praticamente niente, basta girarsi dall'altra parte. Una promessa è un impegno, è il mettersi ancora in corsa, è il non sedersi su quel che si è fatto. Dà nuove responsabilità, obbliga a cercare, a trovare nuove energie. ”
-Gino Strada

lunedì 20 aprile 2015

Gino Strada

Un cecchino di Sarajevo si lascia intervistare in una stanza quasi buia. Mi sembra incredibile: è una donna. Una donna che spara a un bambino di sei anni? Perché? “Tra vent'anni ne avrebbe avuti ventisei”, è la risposta che l'interprete traduce. Il freddo diventa più intenso, fa freddo dentro. L'intervista finisce lì, non c'è altra domanda possibile.
— Gino Strada, Pappagalli verdi

Gino Strada

“Io mi ostino a voler fare il mio lavoro, medico e chirurgo. Mi occupo giornalmente di sanità e medicina. Se qualcuno venisse a propormi di fare il ministro della Sanità risponderei che il mio programma è molto semplice: faccio una sanità d’eccellenza, spendendo la metà di quello che si spende oggi, eliminando il conflitto di interesse introdotto nella mia professione dalla casta politica: il pagamento a prestazione. Il nostro sistema sanitario era uno dei migliori al mondo, la casta, con la complicità dei medici, lo ha rovinato. L’interesse del medico è che la gente stia male, per fare più prestazioni. Ma nove milioni di persone non hanno più accesso alla sanità. Io eliminerei tutto questo. Ecco perché nessuno mi ha mai chiesto di fare il ministro della Sanità. A me piacerebbe in futuro aprire anche in Italia il primo ospedale di Emergency, per far rivedere agli italiani, dopo 30 anni, che cos’è un ospedale, non una fottuta azienda. La sanità è uno scandalo pubblico”.
— Gino Strada

Gino Strada

Credo che la guerra sia una cosa che rappresenta la più grande vergogna dell'umanità. E penso che il cervello umano debba svilupparsi al punto da rifiutare questo strumento sempre e comunque in quanto strumento disumano.
(Gino Strada)
 

giovedì 16 aprile 2015

DISCORSO ALL'UMANITA' (Tratto da "Il Grande dittatore", Charlie Chaplin, 1940)

Mi dispiace, ma io non voglio fare l’imperatore non è il mio mestiere non voglio governare né conquistare nessuno. Vorrei aiutare tutti se è possibile: ebrei, ariani, uomini neri e bianchi. Tutti noi esseri umani dovremmo aiutarci sempre dovremmo godere solo della felicità del prossimo. Non odiarci e disprezzarci l’un l’altro. In questo mondo c’è posto per tutti, la natura è ricca, è sufficiente per tutti noi. La vita dovrebbe essere felice e magnifica ma noi l’abbiamo dimenticato. L’avidità ha avvelenato i nostri cuori. Ha precipitato il mondo nell’odio, ci ha condotto a passo d’oca fra le cose più abiette. Abbiamo i mezzi per spaziare ma ci siamo chiusi in noi stessi. La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà. La scienza ci ha trasformato in cimici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. Pensiamo troppo e sentiamo poco. Più che macchinari ci serve umanità. Più che abilità ci serve bontà e gentilezza, senza queste qualità la vita è violenza e tutto è perduto. La televisione e la radio hanno riavvicinato le genti, la natura stessa di queste invenzioni reclama la fratellanza dell’uomo, reclama la fratellanza universale, l’unione dell’umanità. Perfino ora la mia voce raggiunge milioni di persone nel mondo, milioni di persone donne e bambini disperati, vittime di un sistema che impone agli u omini di torture e imprigionare gente innocente. A coloro che mi odono dico: non disperate! L’avidità che ci comanda è solamente un male passeggero. L’amarezza di uomini che temono le vie del progresso umano. L’odio degli uomini scompare insieme ai dittatori e il potere che hanno tolto al popolo ritornerà al popolo, e qualsiasi mezzo usino la Libertà non può essere soppressa. Soldati non cedete a dei bruti, uomini che vi disprezzano e vi sfruttano, che vi dicono come vivere, cosa fare, cosa dire, cosa pensare, che vi irreggimentano, vi condizionano, vi trattano come bestie, non vi consegnate a questa gente senza un’anima! Uomini macchina con macchine al posto del cervello e del cuore! Voi non siete macchine! Voi non siete bestie! Siete Uomini! Voi avete l’amore dell’umanità nel cuore, voi non odiate. Coloro che odiano sono quelli che non hanno l’amore altrui. Soldati non difendete la schiavitù ma la Libertà! Ricordate nel vangelo di San Luca è scritto “il regno di Dio è nel cuore dell’uomo”. Non di un solo uomo, di un gruppo di uomini ma di tutti gli uomini! Voi, voi il popolo avete la forza di creare le macchine, la forza di creare la felicità. Voi, voi il popolo avete la forza di fare che la vita sia bella e Libera, di fare di questa vita una splendida avventura. Quindi in nome della Democrazia usiamo questa forza! Uniamoci tutti! Combattiamo per un mondo nuovo che sia migliore che dia a tutti gli uomini un lavoro, ai giovani un futuro, ai vecchi la sicurezza. Promettendovi queste cose dei bruti sono andati al potere, mentivano! Non hanno mantenute quelle promesse e mai lo faranno. I Dittatori forse sono liberi perché rendono schiavo il popolo. Allora combattiamo per mantenere quelle promesse. Combattiamo per liberare il mondo eliminando confini e barriere, eliminando l’avidità, l’odio e l’intolleranza. Combattiamo per un mondo ragionevole, un mondo in cui la scienza e il progresso diano a tutti gli uomini il benessere. Soldati nel nome della democrazia siate tutti uniti.

domenica 5 aprile 2015

Gianni Rodari

Se io avessi una botteguccia fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.
“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.

E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.

- Gianni Rodari



sabato 4 aprile 2015

Fiorella Mannoia

“Allora…ammettiamo che un bambino crescesse in una casa con due mamme o due papá, ammettiamo che quelle due persone siano due bravi genitori, e che il bambino non avendo parametri esterni stia crescendo felice e sereno. Dove nasce il problema?Nascerá quando sará fuori dalla protezione della casa, quando si rapporterá con gli altri. Ma se fuori da quella casa la gente si comportasse in maniera normale, se i compagni di scuola, figli di coppie tradizionali in casa loro sentissero parole di rispetto e non di scherno verso le diversitá, se certa politica smettesse questo gioco pericoloso di mettere i cittadini gli uni contro gli altri e si mettessero in mente che governare é una cosa seria e non un’arena dove vomitare le proprie frustazioni e i propri intrallazzi. Queste “diversitá” smetterebbero di essere tali. É la mentalitá della gente che deve cambiare. In molti paesi d’Europa nessuno si stupisce piú se una coppia gay cresce un figlio, anche i Brasile, che fino a ieri era considerato terzo mondo oggi hanno una legge che stabilisce che una coppia gay possa adottare, e qualcuna mi é capitata di incontrarla, vi assicuro che quei bambini sono come tutti gli altri. Ho letto dei commenti terribili dai quali trasudava astio, pregiudizio, odio, ma soprattutto una grande ignoranza. Eppure non sarebbe poi cosí difficile vivere in pace, é sicuramente meno faticoso. Essere gay é un’invenzione della societá che deve etichettare e incasellare tutto, per controllare meglio. I gay non esistono, esistono gli esseri umani. Sant’Agostino diceva: Ama e fai quel che vuoi. Ma per molti rimarranno…parole al vento.”

— Fiorella Mannoia


Rimmel

E qualcosa rimane,
fra le pagine chiare e le pagine scure,
e cancello il tuo nome dalla mia facciata
e confondo i miei alibi e le tue ragioni,
i miei alibi e le tue ragioni.
Chi mi ha fatto le carte
mi ha chiamato vincente, ma uno zingaro è un trucco.
E un futuro invadente, fossi stato un pò più giovane,
l’avrei distrutto con la fantasia,
l’avrei stracciato con la fantasia.


Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
ancora I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare come vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.


Santa voglia di vivere
e dolce Venere di Rimmel.
Come quando fuori pioveva e tu mi domandavi
se per caso avevo ancora quella foto 
in cui tu sorridevi e non guardavi.
Ed il vento passava
sul tuo collo di pelliccia e sulla tua persona
e quando io, senza capire, ho detto sì.
Hai detto “E’ tutto quel che hai di me”.
È tutto quel che ho di te.


Ora le tue labbra puoi spedirle a un indirizzo nuovo
e la mia faccia sovrapporla a quella di chissà chi altro.
Ancora I tuoi quattro assi, bada bene, di un colore solo,
li puoi nascondere o giocare con chi vuoi
o farli rimanere buoni amici come noi.
Francesco De Gregori, Rimmel 

giovedì 2 aprile 2015

I volti di Gabo

I Volti di Gabo
Esposizione in Omaggio al maestro Gabriel Garcìa Màrquez
dal 26 Marzo al 25 Aprile 2015
Istituto Cervantes, Piazza Navona, 91 - Roma (RM)


VIII Giornata Mondiale della Consapevolezza dell'Autismo


La facciata di Montecitorio illuminata in blu in occasione della Giornata mondiale di sensibilizzazione sull'autismo.