domenica 30 giugno 2024

Giovanni Allevi

 «Prima ho guardato la foto di sfuggita, e sono andato oltre.

Poi però quel sorriso mi è rimasto in mente. Da quanto non sorridevo così? L’unica testimonianza del dolore ancora intenso è la ruga sulla fronte. Tutto questo per dire che devo ricredermi. A Sanremo in conferenza stampa ho affermato che la mia è una malattia cronica che non si vince mai. Può essere anche vero, ma si vince. Si vince tutti i giorni. Giorno per giorno».


Giovanni Allevi



Monologo in Ferie d' Agosto

 《lo sa cosa stanno facendo quelli come voi a questo paese? Quelli che buttano l’immondizia in mare, quelli che vanno in giro armati, quelli che se ne fregano delle regole, che non hanno rispetto per le persone e per le cose, quelli che guardano solo la televisione, che hanno disprezzo per la cultura. Ma lei li legge i giornali? Ha mai aperto un libro in vita sua?Io credo di no. Glielo dico io l’ultima cosa che ha letto lei, il libretto di istruzioni del suo cellulare!

Nei libri che lei non ha letto c’è scritto che, in questo paese, c’è stata una dittatura lunga vent’anni, razzismo, intolleranza, guerra, deportazioni e se lei ritiene giusto che un ragazzo africano, senza casa né lavoro, alle soglie del duemila, non abbia nessun diritto, allora vuol dire che quella tragedia è stata inutile!》.




Sandro Molino ( Silvio Orlando) in " Ferie d'agosto", film del 1996 diretto da Paolo Virzì

Buon compleanno a...

 《I giovani vivono il fallimento come una cosa definitiva e invece è l' unica possibilità per raggiungere ciò che serve agli esseri umani, l' umiltà, su cui si può costruire l' essere umano decente》.


Auguri di buon compleanno all' attore Silvio Orlando, nato a Napoli il 30 giugno 1957!



Italo Calvino Ti con zero

 《Ogni secondo, ogni frazione di tempo è un universo. In "Ti con zero" ho abolito tutto il prima e tutto il dopo, fissandomi così sull'istante, nel tentativo di scoprirne l'infinita ricchezza. Vivere il tempo come tempo, il secondo per quello che è, rappresenta un tentativo di sfuggire alla drammaticità del divenire. Quello che riusciamo a vivere nel secondo è sempre qualcosa di particolarmente intenso, che prescinde dall'aspettativa del futuro e dal ricordo del passato, finalmente liberato dalla continua presenza della memoria》.


Italo Calvino, in un 'intervista del 1985




Alessandro Baricco

 -Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Va bene?

-Va bene.

-E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?

-Già.

-Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola lì la schifezza.

-Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?

-NO. Ma sta' attento: dato che noi non siamo inviati ma persone, non siamo qui con la fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire pur di star dietro a un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi la si paga. E solo questo è davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi di scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.


Alessandro Baricco, Castelli di rabbia




Maria Luisa Spaziani

 È vertigine, amore, primavera,

sfida, pianto di gioia, verità.
Ed è subito “era”.
Maria Luisa Spaziani (Torino, 7 dicembre 1922 – Roma, 30 giugno 2014)


Oriana Fallaci

 «Come al solito, il dibattito è cominciato con tre uomini, in particolare con due politici. Io mi auguro che stasera ognuno di noi dimentichi, uno: che l’aborto non è un gioco politico. Io fo un compromesso con te e tu fai un compromesso con me. Tu chiudi un occhio su questo, io chiudo un occhio su quest’altro. Due: che a restare incinte siamo noi donne, che a partorire siamo noi donne, che a morire partorendo, abortendo o non abortendo, siamo noi donne. E che la scelta dunque tocca a noi (…) che a voi piaccia o meno. Tanto, se non vi piace, siamo lo stesso noi a decidere. Lo abbiamo fatto per millenni. Continueremo a farlo. Abbiamo sfidato le vostre prediche, il vostro inferno, le vostre galere. Le sfideremo ancora».


Oriana Fallaci  nel dibattito sull'aborto in una puntata di "AZ: un fatto, come e perché" del 1976.




Eugenio Montale

 Suonatina di pianoforte


Vieni qui, facciamo una poesia

che non sappia di nulla

e dica tutto lo stesso,

e sia come un rigagnolo di suoni

stentati

che si perde tra le sabbie

e vi muore con un gorgoglio sommesso;

facciamo una suonatina di pianoforte

alla Maurizio Ravel,

una musichetta incoerente

ma senza complicazioni,

che tanto credi proprio

a grattare nel fondo non c’è senso;

facciamo qualcosa di “genere leggero”.


Vieni qui, non c’è nemmeno bisogno

di disturbar la natura

co’i suoi seriosi paesaggi

e le pirotecniche astrali;

ne’ tireremo in ballo 

i grandi problemi eterni,

l'immortalità dello Spirito

od altrettanti garbugli;

diremo poche frasi comunali

senza grandi pretese,

da gente ormai classificata,

gente priva di “profondita’;

e se le parole ci mancheranno

noi strapperemo il filo del discorso

per svagarci


in un minuetto approssimativo

che si disciolga in arabeschi d’oro,

si rompa in una gran pioggia di lucciole

e dispaia lasciandoci negli occhi

un pullulare di stelle, un ossessione di luci.


Poi quando la suonatina languirà davvero

la finiremo come vuole la moda

senza perorazioni urlanti ed enfasi;

la finiremo, se ci parrà il caso,

nel momento in cui pare ricominciare

e il pubblico rimane con un palmo di naso.


La spegneremo come un lume, di colpo. Con un soffio.


Eugenio Montale



Giacomo Leopardi

 “Il piacere umano […] si può dire che è sempre futuro, non è se non futuro, consiste solo nel futuro. L'atto proprio del piacere non si dà. Io spero un piacere, e questa speranza in moltissimi casi si chiama piacere.”


Giacomo Leopardi, gennaio 1821 , Zibaldone




Pina Bausch

 《Certe cose si possono dire con le parole, altre con i movimenti, ma ci sono anche dei momenti in cui si rimane senza parole, completamente perduti e disorientati, non si sa più che cosa fare. A questo punto comincia la danza》.


-Pina Bausch (Solingen, 27 luglio 1940 – Wuppertal, 30 giugno 2009)



sabato 29 giugno 2024

Jean Paul Sartre

 《L’importante non è ciò che hanno fatto di noi, ma ciò che facciamo noi stessi di ciò che hanno fatto di noi》.


Jean-Paul Sartre



Margherita Hack

 《L’astronomia ci ha insegnato che non siamo il centro dell’universo, come si è pensato a lungo e come qualcuno ci vuol far pensare anche oggi. 


Siamo solo un minuscolo pianeta attorno a una stella molto comune. Noi stessi, esseri intelligenti, siamo il risultato dell’evoluzione stellare, siamo fatti della materia degli astri》.


—   Margherita Hack (Firenze, 12 giugno 1922 – Trieste, 29 giugno 2013)



Oriana Fallaci

 "Cresci placidamente nel rumore degli altri, ricordati che la pace può esistere solo nel tuo silenzio, non ti arrendere mai, ma va' d'accordo con tutti. 

Esponi la tua verità in modo serio e tranquillo.

Ascolta il parere altrui con cuore aperto e liberamente anche se gli altri sono più stupidi e ignoranti di te".


"Niente e così sia", Oriana Fallaci




Oriana Fallaci

 《L’abitudine è la più infame delle malattie 

perché ci fa accettare qualsiasi disgrazia, 

qualsiasi dolore, qualsiasi morte. 

Per abitudine si vive accanto a persone odiose, 

si impara a portar le catene, a subir ingiustizie, 

a soffrire, ci si rassegna al dolore, alla solitudine, a tutto.

L’abitudine è il più spietato dei veleni

perché entra in noi lentamente, silenziosamente,

cresce a poco a poco

nutrendosi della nostra inconsapevolezza

e quando scopriamo di averla addosso

ogni fibra di noi s’è adeguata,

ogni gesto s’è condizionato,

non esiste più medicina che possa guarirci》.


Oriana Fallaci



Margherita Hack

 《Solo chi sa cos’è la vera modestia mette la sua sete di conoscenza davanti a stupidaggini come il titolo e gli allori》.


Margherita Hack



Margherita Hack

 《Ai giovani vorrei dare un consiglio: scegliere la professione che interessa di più. Quando dovrete decidere cosa studiare, non pensate solo a cosa vi permette di trovare lavoro, ma a quello che vi piace veramente. Poi fatelo seriamente. Alle ragazze, in particolare, consiglio di avere più fiducia in se stesse e pretendere che i loro diritti vengano rispettati. E, da ex sportiva, voglio dare un ultimo consiglio a tutti: affrontate la vita come s’affronta una gara. Con la voglia di vincere.》


— Margherita Hack



Margherita Hack

 《Certo non è sempre tutta colpa delle persone. Ci sono tanti furbetti che spesso fanno leva sull’ignoranza, e l’ignoranza in genere non è certo una colpa. La vita è ingarbugliata, è strana, non è sempre facile, anche volendolo, riuscire a farsi una istruzione accettabile, una buona cultura o una corretta opinione su ogni argomento. C’è davvero tanta gente che, in perfetta buona fede, non ha coscienza di certi pericoli, non riesce ad afferrare la differenza tra una bischerata e una cosa seria》.


— Margherita Hack



Margherita Hack

 Non è necessario avere una religione per avere una morale. Perché se non si riesce a distinguere il bene dal male, quella che manca è la sensibilità, non la religione.


Margherita Hack



Giacomo Leopardi

 XXV

IL SABATO DEL VILLAGGIO


La donzelletta vien dalla campagna,

In sul calar del sole,

Col suo fascio dell’erba; e reca in mano

Un mazzolin di rose e di viole,

Onde, siccome suole,

Ornare ella si appresta

Dimani, al dì di festa, il petto e il crine.

Siede con le vicine

Su la scala a filar la vecchierella,

Incontro là dove si perde il giorno;

E novellando vien del suo buon tempo,

Quando ai dì della festa ella si ornava,

Ed ancor sana e snella

Solea danzar la sera intra di quei

Ch’ebbe compagni dell’età più bella.

Già tutta l’aria imbruna,

Torna azzurro il sereno, e tornan l’ombre

Giù da’ colli e da’ tetti,

Al biancheggiar della recente luna.

Or la squilla dà segno

Della festa che viene;

Ed a quel suon diresti

Che il cor si riconforta.

I fanciulli gridando

Su la piazzuola in frotta,

E qua e là saltando,

Fanno un lieto romore:

E intanto riede alla sua parca mensa,

Fischiando, il zappatore,

E seco pensa al dì del suo riposo.

 

Poi quando intorno è spenta ogni altra face,

E tutto l’altro tace,

Odi il martel picchiare, odi la sega

Del legnaiuol, che veglia

Nella chiusa bottega alla lucerna,

E s’affretta, e s’adopra

Di fornir l’opra anzi il chiarir dell’alba.

 

Questo di sette è il più gradito giorno,

Pien di speme e di gioia:

Diman tristezza e noia

Recheran l’ore, ed al travaglio usato

Ciascuno in suo pensier farà ritorno.

 

Garzoncello scherzoso,

Cotesta età fiorita

E’ come un giorno d’allegrezza pieno,

Giorno chiaro, sereno,

Che precorre alla festa di tua vita.

Godi, fanciullo mio; stato soave,

Stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo’; ma la tua festa

Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.


Piazza Sabato del villaggio, Recanati




Oriana Fallaci

 Nessuno di noi è preparato. 

Né lo saremo mai. Ma questo è ugualmente il nostro destino: cambiare. Si cambia con lentezza, la stessa lentezza che muta la primavera in estate, l’estate in autunno, l’autunno in inverno. Non ci si accorge mai in quale momento la primavera diventa estate: una mattina ci alziamo e fa caldo; l’estate è giunta mentre dormivamo.


Oriana Fallaci , Se il sole muore



Giacomo Leopardi

 All’uomo sensibile e immaginoso, che viva, come io sono vissuto gran tempo, sentendo di continuo ed immaginando, il mondo e gli oggetti sono in certo modo doppi. Egli vedrà cogli occhi una torre, una campagna; udrà cogli orecchi un suono d’una campana; e nel tempo stesso coll’immaginazione vedrà un’altra torre, un’altra campagna, udrà un altro suono. In questo secondo genere di obbietti sta tutto il bello e il piacevole delle cose. Trista quella vita (ed è pur tale la vita comunemente) che non vede, non ode, non sente se non che oggetti semplici, quelli soli di cui gli occhi, gli orecchi e gli altri sentimenti ricevono la sensazione 

Giacomo Leopardi , Zibaldone di pensieri  - 30 novembre 1828




Oriana Fallaci

 Io sono laureata alla Sorbona

della solitudine.

Io amo la solitudine.

Io da sola non mi annoio mai.

È con la gente che spesso mi annoio.

Oriana Fallaci





Oriana Fallaci

 Ogni responsabilità è della donna, ogni sofferenza, ogni insulto. Puttana, le dite se ha fatto l'amore con voi. La parola puttano non esiste nel dizionario: usarla è un errore di glottologia. Sono millenni che ci imponete i vostri vocaboli, i vostri precetti, i vostri abusi. Sono millenni che usate il nostro corpo senza rimetterci nulla. Sono millenni che ci imponete il silenzio e ci relegate al compito di mamme. In qualsiasi donna cercate una mamma. A qualsiasi donna chiedete di farvi da mamma: perfino se è vostra figlia. Dite che non abbiamo i vostri muscoli e poi sfruttate la nostra fatica anche per farvi lucidare le scarpe. Dite che non abbiamo il vostro cervello e poi sfruttate la nostra intelligenza anche per farvi amministrare il salario. Eterni bambini, fino alla vecchiaia restate bambini da imboccare, pulire, servire, consigliare, consolare, proteggere nelle vostre debolezze e nelle vostre pigrizie. Io vi disprezzo. E disprezzo me stessa per non saper fare a meno di voi, per non gridarvi più spesso:siamo stanche d'esservi mamme. Siamo stanche di questa parola che avete santificata per il vostro interesse, il vostro egoismo.


— Lettera a un bambino mai nato, Oriana Fallaci



venerdì 28 giugno 2024

Oriana Fallaci

 La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, né serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un pò per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria, né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perché hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.


Oriana Fallaci - Insciallah



Margherita Hack

 "Le persone vere spaventano. Per questo spesso rimangono sole. Perché sono sincere, sono oneste e quando vogliono dire qualcosa, lo dicono nel modo più vero che conoscono".


- Margherita Hack



Giacomo Leopardi

 Autografo de "L' infinito" (1819 ) di Giacomo Leopardi,  Biblioteca Nazionale di Napoli.



La meglio gioventù

 Professore: Lei promette bene, le dicevo, e probabilmente sbaglio, comunque voglio darle un consiglio, lei ha una qualche ambizione?

Nicola: Ma... Non...

Professore: E allora vada via... Se ne vada dall'Italia. Lasci l'Italia finché è in tempo. Cosa vuol fare, il chirurgo?

Nicola: Non lo so, non... non ho ancora deciso...

Professore: Qualsiasi cosa decida, vada a studiare a Londra, a Parigi, vada in America, se ha le possibilità, ma lasci questo Paese. L'Italia è un Paese da distruggere: un posto bello e inutile, destinato a morire.

Nicola: Cioè, secondo lei tra un poco ci sarà un'apocalisse?

Professore: E magari ci fosse, almeno saremmo tutti costretti a ricostruire... Invece qui rimane tutto immobile, uguale, in mano ai dinosauri. Dia retta, vada via...

Nicola: E lei, allora, professore, perché rimane?

Professore: Come perché?! Mio caro, io sono uno dei dinosauri da distruggere.


La meglio gioventù, (2003) diretto da Marco Tullio Giordana, con Luigi Lo Cascio e Alessio Boni



René Magritte

René Magritte. L' arte della conversazione. 1963



Le belle notizie

 Oltre 600 opere d'arte recuperate negli Usa fanno ritorno in Italia


I beni, che valgono circa 60 milioni di euro,sono stati riportati in Italia grazie alle indagini condotte dal Comando Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale con diverse Procure della Repubblica nazionali, coadiuvate dal District Attorney's Office di New York e dalle indagini del Dipartimento di Homeland Security degli Stati Uniti.



Luigi Pirandello, L'esclusa

 Delle frasi d’amore non s’era curata, o ne aveva riso, come di superfluità galanti e innocue. S’era insomma impegnata tra loro due una polemica puramente sentimentale e quasi letteraria, la quale era durata circa tre mesi, e di cui forse, sì, si era un po’compiaciuta, nell’ozio, nella solitudine in cui la lasciava il marito. […]

A ogni donna onesta, che non fosse brutta, poteva capitare facilmente di vedersi guardata con strana insistenza da qualcuno; e se colta all’improvviso, turbarsene; se prevenuta della propria bellezza, compiacersene. Ora a nessuna donna onesta, nel segreto della propria coscienza, sarebbe sembrato di commettere peccato in quell’istante di turbamento o compiacenza, carezzando col pensiero quel desiderio suscitato, un’altra vita, un altro amore… Poi la vista delle cose attorno richiamava, ricomponeva la coscienza del proprio stato, dei propri doveri; e tutto finiva lì… Momenti! Non si sentiva forse ciascuno guizzar dentro, spesso, pensieri strani, come sorti da un’anima diversa da quella che normalmente ci riconosciamo? Poi quei guizzi si spengono, ritorna l’ombra uggiosa o la calma luce consueta.

Luigi Pirandello, L 'esclusa



Kandinskij

 Vasilij Kandinskij,  La vita variopinta, tempera su tela (130×162,5 cm) 1907 -  Städtische Galerie im Lenbachhaus , Monaco




Andrea Camilleri

 Appena in età di ragione, Luigino comincia ad avere dei dubbi sulla sua appartenenza. Cosa ha da spartire lui, compassato, tutt’altro che discolo, incline al raccoglimento, con grandi occhi attenti tra i riccioli castani che scendono sino ai lati del viso con quell’omaccione ululante, iroso, impulsivo, che tanto fa piangere la mamma?


Andrea Camilleri, Biografia del figlio cambiato. Il romanzo della vita di Luigi Pirandello



Pirandello

 In me son quasi due persone. Tu già ne conosci una; l’altra, neppur la conosco bene io stesso. Soglio dire, ch’io consto d’un gran me e d’un piccolo me: questi due signori sono quasi sempre in guerra tra di loro; l’uno è spesso all’altro sommamente antipatico. Il primo è taciturno e assorto continuamente in pensieri, il secondo parla facilmente, scherza e non è alieno dal ridere e dal far ridere. Quando questi ne dice qualcuna un po’ scema, quegli va allo specchio e se lo bacia. Io son perpetuamente diviso tra queste due persone. Ora impera l’una, ora l’altra. Io tengo naturalmente moltissimo di più alla prima, voglio dire al mio gran me; mi adatto e compatisco la seconda, che è in fondo un essere come tutti gli altri, coi suoi pregi comuni e coi comuni difetti. 


Quale dei due amerai di più, Antonietta mia? 


In questo consisterà in gran parte il segreto della nostra felicità.


Da una lettera di Pirandello del 1894 indirizzata alla futura moglie Antonietta Portulano



Felice Casorati

 Felice Casorati, "Maschere", 1921, olio su tela dimensioni 110 x 80 cm - Galleria d' Arte Narciso, Torino.


Luigi Pirandello

 “Non ti tracciar vie da seguire, figliuolo mio; né abitudini, né doveri; va’, va’, muoviti sempre; scròllati di tratto in tratto d’addosso ogni incrostatura di concetti; cerca il tuo piacere e non temere il giudizio degli altri e neanche il tuo, che puoi stimar giusto oggi e falso domani.”


( Luigi Pirandello,"I vecchi e i giovani")



Luigi Pirandello

 "Abbiamo tutti dentro un mondo di cose: ciascuno un suo mondo di cose! E come possiamo intenderci, signore, se nelle parole ch'io dico metto il senso e il valore delle cose come sono dentro di me; mentre chi le ascolta, inevitabilmente le assume col senso e col valore che hanno per sé, del mondo com'egli l'ha dentro? Crediamo di intenderci; non ci intendiamo mai!“ 

—  Luigi Pirandello, Sei personaggi in cerca d'autore



Luigi Pirandello

 《Nietzsche diceva che i Greci alzavano bianche statue contro il nero abisso, per nasconderlo. Sono finiti quei tempi. Io le scrollo, invece, per rivelarlo》.

Luigi Pirandello,  in un' intervista del 1936




Luigi Pirandello

 La civiltà vuole che si auguri il buon giorno a uno che volentieri si manderebbe al diavolo; ed essere bene educati vuol dire appunto esser commedianti.


—  Luigi Pirandello, L'uomo, la bestia e la virtù



Come eravamo

 Pirandello con Arnoldo Mondadori e il poeta Trilussa, anni ‘30



giovedì 27 giugno 2024

Luigi Pirandello

 C’è una maschera per la famiglia, una per la società, una per il lavoro. E quando stai solo, resti nessuno.


 Luigi Pirandello - Uno, nessuno, centomila



Luigi Pirandello

 Ma credi sul serio, scusa, che per amare ci sia bisogno di sapere come si ama? Il sentimento è cieco. Chi ama, chiude gli occhi.


Luigi Pirandello, da Trovarsi, Atto I



Luigi Pirandello

 Hai mai pensato di andare via e non tornare mai più? Scappare e far perdere ogni tua traccia, per andare in un posto lontano e ricominciare a vivere, vivere una vita nuova, solo tua, vivere davvero? 

Ci hai mai pensato?
(Luigi Pirandello – Il fu Mattia Pascal)


Franco Arminio

 Racconta il tuo miracolo se pensi di aver fatto un miracolo.

 Combatti per rendere piú chiaro ciò che dici, abbi cura della tua innocenza piú che della tua bravura. 

Non puoi scegliere che posto avere nel cuore degli altri, pensa a sistemare gli altri nel tuo cuore.


- Franco Arminio, da “Studi sull’amore”



Luigi Pirandello

 Io dunque son figlio del Caos; e non allegoricamente, ma in giusta realtà, perché son nato in una nostra campagna, che trovasi presso ad un intricato bosco, denominato, in forma dialettale, Càvusu dagli abitanti di Girgenti. Colà la mia famiglia si era rifugiata dal terribile colera del 1867, che infierì fortemente nella Sicilia.


(Luigi Pirandello, Di che tempi, di che lontananze, "Nuova Antologia", 68 (1933) n. 1470)




Italo Calvino, Se una notte d'inverno un viaggiatore

 "Non si meravigli se mi vede sempre vagare con gli occhi. In effetti questo è il mio modo di leggere, ed è solo così che la lettura mi riesce fruttuosa. Se un libro m'interessa veramente, non riesco a seguirlo per più di poche righe senza che la mia mente, captato un pensiero che il testo le propone, o un sentimento, o un interrogativo, o un'immagine, non parta per la tangente e rimbalzi di pensiero in pensiero, d'immagine in immagine, in un itinerario di ragionamenti e fantasie che sento il bisogno di percorrere fino in fondo, allontanandomi dal libro fino a perderlo di vista. Lo stimolo della lettura mi è indispensabile, e d'una lettura sostanziosa, anche se d'ogni libro non riesco a leggere che poche pagine. Ma già quelle poche pagine racchiudono per me interi universi, cui non riesco a dare fondo".


Italo Calvino - Se una notte d'inverno un viaggiatore



mercoledì 26 giugno 2024

26 giugno, Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura

 Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizione crudeli, inumani o degradanti.

(Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, Art. 5, 1948)


26 giugno, Giornata internazionale a sostegno delle vittime di tortura



martedì 25 giugno 2024

Don Lorenzo Milani

 Cara signora,

lei di me non ricorderà nemmeno il nome. Ne ha bocciati tanti.

Io invece ho ripensato spesso a lei, ai suoi colleghi, a quell'istituzione che chiamate scuola, ai ragazzi che «respingete».

Ci respingete nei campi e nelle fabbriche e ci dimenticate.


Due anni fa, in prima magistrale, lei mi intimidiva.

Del resto la timidezza ha accompagnato tutta la mia vita. Da ragazzo non alzavo gli occhi da terra. Strisciavo alle pareti per non esser visto.

Sul principio pensavo che fosse una malattia mia o al massimo della mia famiglia. La mamma è di quelle che si intimidiscono davanti a un modulo di telegramma. Il babbo osserva e ascolta, ma non parla.

Più tardi ho creduto che la timidezza fosse il male dei montanari. I contadini del piano mi parevano sicuri di sè. Gli operai poi non se ne parla.

Ora ho visto che gli operai lasciano ai figli di papà tutti i posti di responsabilità nei partiti e tutti i seggi in parlamento.

Dunque son come noi. E la timidezza dei poveri è un mistero più antico. Non glielo so spiegare io che ci son dentro. Forse non è nè viltà nè eroismo. È solo mancanza di prepotenza.

 

Don Lorenzo Milani, Lettera a una professoressa




Claudio Abbado

 《Mio papà Michelangelo, violinista e insegnante al conservatorio, mi ha insegnato la disciplina. Da ragazzo odiavo certe sue durezze, ma crescendo ho capito l' importanza di quell' impostazione. Facevo il liceo e parallelamente studiavo musica: composizione, pianoforte, direzione d' orchestra... Alle due di notte non mi lasciava andare a letto se non avevo terminato tutto. Grazie a lui ho imparato che le cose cominciate vanno concluse e non rinviate》.


Claudio Abbado




Claudio Abbado

 "La cultura permette di distinguere tra bene e male, di giudicare chi ci governa. La cultura salva".


Claudio Abbado (Milano, 26 giugno 1933 – Bologna, 20 gennaio 2014)