domenica 26 gennaio 2014

Prefazione di Primo Levi al suo romanzo- testimonianza "Se questo è un uomo"

Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenor di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli. 
Perciò questo mio libro, in fatto di particolari atroci, non aggiunge nulla a quanto è ormai noto ai lettori di tutto il mondo sull'inquietante argomento dei campi di distruzione. Esso non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; potrà piuttosto fornire documenti per uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano. A molti, individui o popoli, può accadere di ritenere, più o meno consapevolmente, che "ogni straniero è nemico". Per lo più questa convinzione giace in fondo agli animi come una infezione latente; si manifesta solo in atti saltuari e incoordinati, e sta all'origine di un sistema di pensiero. Ma quando questo avviene, quando il dogma inespresso diventa premessa maggiore di un sillogismo, allora, al termine della catena, sta il Lager. Esso è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo. 
Mi rendo conto e chiedo venia dei difetti strutturali del libro. Se non di fatto, come intenzione e come concezione  esso è nato fin dai giorni di Lager. Il bisogno di raccontare agli "altri", di fare gli "altri" partecipi, aveva assunto fra noi, prima della liberazione e dopo, il carattere di un impulso immediato e violento, tanto da rivaleggiare con altri bisogni elementari: il libro è stato scritto per soddisfare a questo bisogno; in primo luogo quindi a scopo di liberazione interiore. Di qui il suo carattere frammentario: i capitoli sono stati scritti non in successione logica, ma per ordine di urgenza. Il lavoro di raccordo e di fusione è stato svolto su piano, ed è posteriore.
Primo Levi, Prefazione a "Se questo è un uomo"


La lingua manca di parole per esprimere la demolizione di un uomo

Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest'offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c'è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare si che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga. 
Primo Levi, "Se questo è un uomo"
                                                   




Considerate se questo è un uomo


Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripeterle ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

-Primo Levi, versi introduttivi del romanzo "Se questo è un uomo", scritto tra il dicembre 1945 e il gennaio 1947.

Il Memoriale della Shoah

  Mosaico di nomi dedicato a 1.500.000 bambini deportati nel periodo della Shoah creato da Yad Vashem
"Il ricordo è protezione delle suggestioni ideologiche, dalle ondate di odio e sospetti. La memoria è il vaccino culturale che ci rende immuni dai batteri dell'antisemitismo e del razzismo".
- Ferruccio De Bortoli, Presidente della Fondazione Memoriale della Shoah
Il Memoriale della Shoah, situato sotto la Stazione Centrale di Milano, è un progetto nato con il fine di realizzare un luogo di memoria e un luogo di dialogo e incontro tra religioni, etnie e culture diverse.
Sotto il binario21, dove erano caricati e scaricati i treni postali, centinaia di ebrei venivano caricati su vagoni bestiame diretti ai campi di Auschwitz - Birkenau, Mauthausen, Bergen Belsen, Fossoli e Bolzano. Il Memoriale è stato inaugurato il 27 gennaio 2013, è stato promosso dalla Fondazione Memoriale delle Shoah, presieduta da Ferruccio De Bortoli.

I RISULTATI DEL SONDAGGIO DELLA SETTIMANA: IL MIGLIOR FILM DEL 2013

La grande bellezza di Paolo Sorrentino
  72 (35%)
La vita di Adele di Abdellatif Kechiche
  12 (5%)
Philomena di Stephen Frears
  15 (7%)
Still Life di Uberto Pasolini
  5 (2%)
 Blue Jasmine di Woody Allen
  8 (3%)
Gravity di Alfonso Cuarón
  6 (2%)
La migliore offerta di Giuseppe Tornatore
  38 (18%)
La mafia uccide solo d'estate di Pif
  16 (7%)
Spring Breakers di Harmony Korine
  0 (0%)
Django Unchained di Quentin Tarantino
  22 (10%)
Rush di Ron Howard
  8 (3%)
The Master di Paul Thomas Anderson
  0 (0%)
Il Lato Positivo di David O. Russell
  9 (4%)
Lo Hobbit - La desolazione di Smaug di Peter Jackson
  8 (3%)
Miele di Valeria Golino
  2 (0%)
Un castello in Italia di Valeria Bruni Tedeschi
  0 (0%)
Venere in pelliccia di Roman Polanski,
  5 (2%)
Il Grande Gatsby di Baz Luhrmann
  11 (5%)
Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores
  17 (8%)


Il senso da dare alla lettura in silenzio e solitudine

"Noi siamo abituati a dare a parole come "silenzio" e "solitudine" un significato di malinconia, negativo. Nel caso della lettura non è così, al contrario quel silenzio e quella solitudine segnano la condizione orgogliosa dell'essere umano solo con i suoi pensieri, capace di dimenticare per qualche ora "ogni affanno".
- Corrado Augias, "Leggere. Perchè i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi"



26 gennaio 1917: Ungaretti compone "Mattina"

Santa Maria La Longa il 26 gennaio 1917

M'illumino 
d'immenso

                                     Santa Maria La Longa, monumento dedicato a Ungaretti

Mattina è costituita da una sinestesia, che riproduce un'esperienza quotidiana e insieme straordinaria (anche per le circostanze drammatiche in cui è vissuta): un'esperienza di illuminazione e di immensità, indotta dalla luce mattutina  del sole, un canto di gioia alla vita, un'inno alla creazione divina. La matrice religiosa è di primaria importanza: l'infinità dello spazio, che si manifesta al poeta e nel poeta in forma di luce, coinvolgendolo e riassorbendolo in sé, sembra richiamare il Paradiso di Dante e la sua teologia della luce.
La lirica, nella sua prima versione, era intitolata Cielo e mare e si presentava in forma meno sintetica e incisiva:

M'illumino 
d'immenso
con un breve 
moto
di sguardo

Il complemento indiretto limitava la forza espressiva dei primi due versi. Al contrario, la stesura definitiva è memorabile per l'estrema concisione verbale (due sole parole: un verbo e un aggettivo sostantivato) capace di riprodurre un'indefinita ampiezza concettuale. I due termini sono inoltre legati a livello fonico tramite l'allitterazione delle nasali e l'assonanza i-o, e a livello metrico tramite l'enjambement che unisce i due trisillabi, ed è frutto della divisione in due versi di un settenario, procedimento che ricorre spesso nelle liriche di Ungaretti.

Perchè i libri ci rendono migliori secondo Corrado Augias

I libri sono per loro natura strumenti democratici e critici: sono molti, spesso si contraddicono, consentono di scegliere e di ragionare. Anche per questo sono sempre stati avversati dal pensiero teocratico, censurati, proibiti, non di rado bruciati sul rogo insieme ai loro autori.
Corrado Augias, "Leggere. Perchè i libri ci rendono migliori, più allegri e più liberi"