martedì 2 luglio 2024

Hermann Hesse

 Hermann Hesse - “Sull’amore”


“Quanto più invecchiavo, quanto più insipide mi parevano le piccole soddisfazioni che la vita mi dava, tanto più chiaramente comprendevo dove andasse cercata la fonte delle gioie della vita. Imparai che essere amati non è niente, mentre amare è tutto, e sempre più mi parve di capire ciò che da valore e piacere alla nostra esistenza non è altro che la nostra capacità di sentire. Ovunque scorgessi sulla terra qualcosa che si potesse chiamare “felicità”, consisteva di sensazioni. Il denaro non era niente, il potere non era niente. Si vedevano molti che avevano sia l’uno che l’altro ed erano infelici. La bellezza non era niente: si vedevano uomini belli e donne belle che erano infelici nonostante la loro bellezza. Anche la salute non aveva un gran peso; ognuno aveva la salute che si sentiva, c’erano malati pieni di voglia di vivere che fiorivano fino a poco prima della fine e c’erano sani che avvizzivano angosciati per la paura della sofferenza. Ma la felicità era ovunque una persona avesse forti sentimenti e vivesse per loro, non li scacciasse, non facesse loro violenza, ma li coltivasse e ne traesse godimento. La bellezza non appagava chi la possedeva, ma chi sapeva amarla e adorarla. C’erano moltissimi sentimenti, all’apparenza, ma in fondo erano una cosa sola. Si può dare al sentimento il nome di volontà, o qualsiasi altro. Io lo chiamo amore. La felicità è amore, nient’altro. Felice è chi sa amare. Amore è ogni moto della nostra anima in cui essa senta se stessa e percepisca la propria vita. Ma amare e desiderare non è la stessa cosa. L’amore è desiderio fattosi saggio; l’amore non vuole avere; vuole soltanto amare."




Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro

 "E ti dico ancora: qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che, nel momento in cui tu mi chiami seriamente e senta d’aver bisogno di me, mi trovi sordo al tuo appello. Mai!” 


– Hermann Hesse, Narciso e Boccadoro




lunedì 1 luglio 2024

Giovanna Botteri

 《Vado in pensione. È tutto un po' strano, da oggi sarà diverso: tornerò in Italia, sicuramente è un grande cambiamento ma anche il cambiamento può essere positivo. Certo è un grande salto, sono ormai tantissimi anni che vivo all'estero, ma è la vita, è giusto anche dare il cambio ai giovani, darsi il testimone, ci sono bravissimi giornalisti giovani in giro. È un avvicendamento naturale.

Ma un mestiere così non è che si abbandona: noi questo sappiamo fare e continuiamo a fare, come Il suonatore Jones di De André, 'suonare ti tocca / per tutta la vita'. È una strada che forse si fa anche in un modo diverso》.


- Giovanna Botteri




Oriana Fallaci

 Da un capo all’altro della terra le donne vivono in un modo sbagliato: o segregate come bestie in uno zoo, guardando il cielo e la gente da un lenzuolo che le avvolge come il sudario avvolge il cadavere, o scatenate come guerrieri ambiziosi, guadagnando medaglie nelle gare di tiro coi maschi. E io non sapevo se la pena più profonda l’avessi provata dinanzi alla piccola sposa di Karachi o dinanzi alla brutta soldatessa di Ankara. Io non sapevo se mi avesse spaventato di più la vecchia cinese coi piedi fasciati o questa americana impegnata a trattenere un italiano che sbadigliava di sonno. Tutte, risposi a Laureen, erano più o meno consapevolmente lanciate verso qualcosa che non può provocar che dolore, un dolore sempre più complicato. Il grande ritornello che scuote le donne dell’intero globo terrestre si chiama Emancipazione e Progresso: ogni volta che sbarcavo in un nuovo paese mi trovavo dinanzi queste due parolone e a donne che se ne riempivan la bocca quasi si fosse trattato di chewing-gum. Gliele abbiamo insegnate noi donne evolute, come a masticare chewing-gum, ma non gli abbiamo detto che il chewing-gum può far male allo stomaco. […] Girando come Caino intorno alla luna, ero tornata in ogni senso al medesimo punto da cui ero partita. E in quel girare avevo seguito la marcia delle donne intorno a una cupa, stupidissima infelicità. 

Oriana Fallaci, Il sesso inutile



Celine, Viaggio al termine della notte

 "Quel che è peggio è che uno si chiede come l'indomani troverà quel pò di forza per continuare a fare quel che ha fatto il giorno prima e poi già da tanto tempo, dove troverà la forza per quelle iniziative sceme, quei mille progetti che non arrivano a niente, quei tentativi per uscire dalla necessità opprimente, tentativi che abortiscono sempre, e tutti per arrivare a convincersi una volta per tutte che il destino è invincibile, che bisogna sempre ricadere ai piedi della muraglia, ogni sera, sotto l'angoscia dell'indomani, sempre più precario, più sordido.

Forse è anche l'età che sopraggiunge, traditora, e ci annuncia il peggio.

Non si ha più molta musica in sé per far ballare la vita, ecco.

Tutta la gioventù è già andata a morire in capo al mondo nel silenzio della verità.

E dove andar fuori, ve lo chiedo, quando uno non ha più dentro una quantità sufficiente di

delirio? La verità, è un'agonia che non finisce mai.

La verità di questo mondo è la morte.

Bisogna scegliere, morire o mentire.

Non ho mai potuto uccidermi io".


Louis- Ferdinand Céline, Viaggio al termine della notte




Lutto nel mondo del cinema

 《A chi volesse intraprendere la carriera d’attrice il consiglio che mi sentirei di dare è di curare più il mondo interiore che quello esteriore. Il lavoro di conoscere se stessi è indispensabile, non solo per prestare corpo e voce ad un personaggio, ma soprattutto per gestire la sensibilità sempre scoperta quando si interpreta. Una forza interiore rende belli tutta la vita》.


Addio alla grandissima attrice di cinema e teatro  Maria Rosaria Omaggio, scomparsa oggi a Roma all'età di 67 anni.



domenica 30 giugno 2024

Giovanni Allevi

 «Prima ho guardato la foto di sfuggita, e sono andato oltre.

Poi però quel sorriso mi è rimasto in mente. Da quanto non sorridevo così? L’unica testimonianza del dolore ancora intenso è la ruga sulla fronte. Tutto questo per dire che devo ricredermi. A Sanremo in conferenza stampa ho affermato che la mia è una malattia cronica che non si vince mai. Può essere anche vero, ma si vince. Si vince tutti i giorni. Giorno per giorno».


Giovanni Allevi