Beppe Fenoglio nasce nel 1922 ad Alba, dove frequenta il liceo, esperienza decisiva per la sua formazione. A questi anni, infatti, si può far risalire il suo incontro con la lingua e la letteratura inglese, ma grande importanza riveste anche la formazione classicista. Nel 1941 - 1942 Fenoglio frequenta l'università, e nel 1943 è arruolato nell'esercito e mandato a Roma. Tornato ad Alba, dopo l'8 settembre, entra nelle fila dei partigiani, dapprima nelle Brigate Garibaldi, poi tra i badogliani. Nel dopoguerra si occupa della corrispondenza e delle esportazioni in un'azienda vinicola e nel tempo libero si dedica alla letteratura. Muore nel 1963
La produzione narrativa di Fenoglio ha carattere autobiografico: non si tratta però di una rappresentazione diaristica e soggettiva, ma di una trasfigurazione in senso mitico dell'esperienza personale, che assume un significato esemplare e assoluto. Per Fenoglio la letteratura è un impegno morale arduo a scavare nel nucleo fondamentale dell'esistenza. Per questo si può riscontrare una certa ripetitività di temi nelle sue opere: la vita contadina nelle Langhe, la famiglia, la Resistenza ( che assurge a simbolo dell'eterna lotta fra Bene e Male).
La paga del sabato ( 1969) è la prima opera destinata alla pubblicazione, ma in realtà viene edita solo dopo la morte dello scrittore. Il libro, che narra il malessere di un reduce della guerra partigiana che fatica a reinserirsi nella società civile e che finisce preda della malavita, risente del clima neorealistico.
I ventitrè giorni della città di Alba ( 1952) è una raccolta di dodici racconti, sei di argomento partigiano e sei di ambientazioni langarola. Soprattutto nel racconto che dà il titolo alla raccolta, vi è una forte tensione epica e agonistica.
La malora ( 1954) è un romanzo breve o racconto lungo che narra le vicende di Agostino Braida. Venduto dal padre, in grave difficoltà economica, a un mezzadro, Agostino conduce una vita di stenti e di fatiche lontano dalla famiglia. Ma alla morte del padre sarà lui a tornare a casa per cercare di recuperare i beni perduti. Al tema della violenza e della privazione si affiancano quelli dell'accettazione del proprio destino e dell'appartenenza ai luoghi e alle radici familiari.
Primavera di bellezza (1959) è l'ultima opera pubblicata in vita da Fenoglio. Di tema bellico, narra le vicende di Johnny, che dopo l'armistizio dell'8 settembre torna ad Alba, si arruola in una formazione partigiana e muore in un'imboscata tesa dai tedeschi. Significativo è lo stile, in cui convergono anglicismi, arcaismi, neologismi e tecnicismi.
Il partigiano Johnny, pubblicato nel 1968 da Lorenzo Mondo, è la storia, in parte autobiografica, del giovane Johnny, che durante la Resistenza entra nelle bande partigiane. Dopo una prima fase di militanza fra i "rossi" delle Brigate Garibaldi, passa agli "azzurri" badogliani, a lui più affini. Dopo la conquista e la rapida ricaduta di Alba, i partigiani cercano di resistere alla controffensiva nemica e ai rigori dell'inverno sulle colline delle Langhe. La caratteristica più originale dell'opera è costituita dallo stile, che cerca di innalzare i fatti a una dimensione epica. La prosa è ricca di aggettivi, avverbi, metafore e iperboli; la lingua è composita : parole inglesi reali e anglismi fittizi si mescolano a francesismi, latinismi, arcaismi e neologismi.
Una questione privata ( 1963) è un romanzo breve incompiuto. Per la prima volta la tematica resistenziale è associata a quella sentimentale: durante uno spostamento il partigiano Milton va a vedere la villa in cui viveva Fulvia prima del ritorno a Torino e rievoca i giorni felici della loro frequentazione. Parlando con la custode, però, si insinua in lui il sospetto che Fulvia abbia avuto una relazione con Giorgio, suo amico e anche lui partigiano, che nel frattempo è stato catturato dai fascisti. Milton fa di tutto per appurare la verità, ma è ucciso da una pattuglia di repubblichini nei dintorni della villa.
sabato 1 marzo 2014
Beppe Fenoglio
Cominciò a pensarla, da quello stesso giorno, e tutti i giorni aggiungeva un pezzo alla figura di lei: non poteva pensare più a nient'altro, e questo nuovo motivo gli faceva più ricca e curiosa la vita, lo faceva svegliar più presto e addormentarsi più tardi.
- Beppe Fenoglio, Un giorno di fuoco
- Beppe Fenoglio, Un giorno di fuoco
Il partigiano Johnny
"Vedi, l'angoscia è la categoria del possibile. Quindi è infuturamento, si compone di miriadi di possibilità, di aperture sul futuro. Da una parte l'angoscia, è vero, ti ributta sul tuo essere, e te ne viene amarezza, ma d'altra parte essa è il necessario "sprung", cioè salto verso il futuro..."
- Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny
- Beppe Fenoglio, Il partigiano Johnny
Sandro Botticelli, vero nome Alessandro di Mariano di Vanni Filipepi (Firenze, 1º marzo 1445 – Firenze, 17 maggio 1510)
"Non si sdegni Apelle di essere eguagliato a Sandro:
già il suo nome è noto ovunque".
(Ugolino di Vieri, Epigrammata II, 23)
Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Sandro Botticelli. Per l'occasione, rileggerò questa meravigliosa monografia <3
già il suo nome è noto ovunque".
(Ugolino di Vieri, Epigrammata II, 23)
Oggi ricorre l'anniversario della nascita di Sandro Botticelli. Per l'occasione, rileggerò questa meravigliosa monografia <3
Gabriele D'Annunzio
"Fresche le mie parole ne la sera
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie."
- Gabriele D'Annunzio, da "La sera fiesolana" - Laudi, Alcyone
ti sien come il fruscìo che fan le foglie
del gelso ne la man di chi le coglie."
- Gabriele D'Annunzio, da "La sera fiesolana" - Laudi, Alcyone
"Il fuoco", di Gabriele D'Annunzio
Tu esalti la mia forza e la mia speranza, ogni giorno. Il mio sangue aumenta, quando ti sono vicino, e tu taci.
Allora nascono in me le cose che col tempo ti meraviglieranno. Tu mi sei necessaria.
- Gabriele D'Annunzio, "Il fuoco"
Allora nascono in me le cose che col tempo ti meraviglieranno. Tu mi sei necessaria.
- Gabriele D'Annunzio, "Il fuoco"
La pioggia nel pineto - Gabriele D'Annunzio
Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie
lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse.
Piove su le tamerici
salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
t’illuse, che oggi m’illude,
o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
su la solitaria
verdura
con un crepitío che dura
e varia nell’aria
secondo le fronde
più rade, men rade.
Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe
non impaura,
nè il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto
altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti
diversi
sotto innumerevoli dita.
E immersi
noi siam nello spirto
silvestre,
d’arborea vita viventi;
e il tuo volto ebro
è molle di pioggia
come una foglia,
e le tue chiome
auliscono come
le chiare ginestre,
o creatura terrestre
che hai nome
Ermione.
Ascolta, ascolta. L’accordo
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce
più roco
che di laggiù sale,
dall’umida ombra remota.
Più sordo e più fioco
s’allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne,
risorge, trema, si spegne.
Non s’ode voce del mare.
Or s’ode su tutta la fronda
crosciare
l’argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia
secondo la fronda
più folta, men folta.
Ascolta.
La figlia dell’aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell’ombra più fonda,
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia,
Ermione.
Piove su le tue ciglia nere
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
sìche par tu pianga
ma di piacere; non bianca
ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca
aulente,
il cuor nel petto è come pesca
intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l’erbe,
i denti negli alvèoli
con come mandorle acerbe.
E andiam di fratta in fratta,
or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c’intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri vólti
silvani,
piove su le nostre mani
ignude,
su i nostri vestimenti
leggieri,
su i freschi pensieri
che l’anima schiude
novella,
su la favola bella
che ieri
m’illuse, che oggi t’illude,
o Ermione.
Gabriele D’Annunzio (Pescara, 12 Marzo 1863 – Gardone Riviera, 1° Marzo 1938)
"Ci sono certi sguardi di donna che l'uomo amante non iscambierebbe con l'intero possesso del corpo di lei. Chi non ha veduto accendersi in un occhio limpido il fulgore della prima tenerezza non sa la più alta delle felicità umane. Dopo, nessun attimo di gioia eguaglierà quell'attimo.
Gabriele D'Annunzio, Il piacere
Gabriele D'Annunzio, Il piacere
Lucio Dalla (Bologna, 4 marzo 1943 – Montreux, 1º marzo 2012)
"Ma si, è la vita che finisce,
ma lui non ci pensò poi tanto,
anzi si sentiva felice,
e ricominciò il suo canto".
- Lucio Dalla, Caruso
ma lui non ci pensò poi tanto,
anzi si sentiva felice,
e ricominciò il suo canto".
- Lucio Dalla, Caruso
Accadde oggi
Roma, 1 marzo 1968 - Facoltà di Architettura di Valle Giulia: gli studenti affrontano i poliziotti inviati a "rimettere ordine". E' "la prima" del Sessantotto romano. Al termini dei disordini, la questura calcolerà 148 feriti, 47 dimostranti " medicati in ospedale", quattro arresti, 200 denunce
Glenn Miller
Alton Glenn Miller ( Clarinda, 1° marzo 1904 - Canale della Manica, 15 dicembre 1944) musicista jazz, direttore d'orchestra swing e compositore statunitense.
Una questione privata, Beppe Fenoglio
"Sei tutto lo splendore".
"Tu, tu, tu, - fece lei - tu hai una maniera di metter fuori le parole...Ad esempio, è stato come se sentissi pronunciare splendore per la prima volta".
"Non è strano. Non c' era splendore prima di te".
- Beppe Fenoglio, Una questione privata
"Tu, tu, tu, - fece lei - tu hai una maniera di metter fuori le parole...Ad esempio, è stato come se sentissi pronunciare splendore per la prima volta".
"Non è strano. Non c' era splendore prima di te".
- Beppe Fenoglio, Una questione privata