Quando si conobbero, lei che aveva 21 anni disse di lui: "Sembra un fachiro, somiglia a Gandhi. E' tutt'occhi, occhi profondi, inquieti, indagatori".
Lui, 22 anni, disse di lei: "E' un peperino piccolo piccolo, mi piace tanto, mi fa tanto ridere".
Insieme hanno trascorso mezzo secolo . Sono Federico Fellini e Giulietta Masina.
giovedì 13 febbraio 2014
Storie d'amore
Renè e Georgette Magritte si conobbero nel 1913, quando lui aveva 15 e lei 12 anni. Nel 1915, allo scoppio della Prima Guerra Mondiale, i due si allontanarono, il pittore nel 1915 andò a vivere a Bruxelles da solo, per studiare all'Accademia Reale di Belle Arti. Si incontrarono nuovamente nel 1920 e quel timido amore preadolescente rinacque. Lei lavorava come commessa alla cooperativa artistica, un negozio di materiali per la pittura. Si sposarono nel 1922. Georgette divenne la principale musa ispiratrice di Renè Magritte.
Storie d'amore
Umberto Eco ed Enza Sampò si conobbero nel 1958 nella sede della Rai a Torino.Nel libro di Aldo Cazzullo, "I ragazzi di via Po", lo racconta la celebre giornalista:"Sembravamo i fidanzatini di Peynet. Umberto mi parlava di politica e di letteratura. Un giorno incontrammo un corteo socialista e mi tenne una lezione sulla lotta di classe. Lui mi faceva leggere La noia e Lolita, mia madre si infuriò e cercò di convincermi a lasciarlo. Allora lui le scrisse una lettera, per spiegarle che era importante che io leggessi tutti i libri, anche quelli". Nel 1961, il rapporto tra Enza Sampò ed Umberto Eco comincia ad incrinarsi.
"Allora non me ne rendevo pienamente conto, ma cominciavo a sentirmi inadeguata,non alla sua altezza. E' un sentimento che ho messo a fuoco soltanto con gli anni. Lui mi dava un senso d'inferiorità. Gli volevo bene, lo stimavo, lo ammiravo, ma lo sentivo sempre più lontano. Credo che avesse bisogno di una moglie devota. Erano tempi in cui la donna non entrava in competizione con l'uomo!"
"Allora non me ne rendevo pienamente conto, ma cominciavo a sentirmi inadeguata,non alla sua altezza. E' un sentimento che ho messo a fuoco soltanto con gli anni. Lui mi dava un senso d'inferiorità. Gli volevo bene, lo stimavo, lo ammiravo, ma lo sentivo sempre più lontano. Credo che avesse bisogno di una moglie devota. Erano tempi in cui la donna non entrava in competizione con l'uomo!"
Peter Gabriel
"Penso che un amico sia qualcuno con cui puoi dividere le tue emozioni più intime, qualcuno che è disposto a rischiare l'amicizia pur di dirti quello che pensa tu non dovresti fare...un vero amico è qualcuno che ci tiene tanto da dirmi cose che non voglio sentire".
-Peter Gabriel
-Peter Gabriel
Il gusto della lettura secondo Tullio De Mauro
Leggere, potere leggere, avere il gusto di leggere, è un privilegio. È un privilegio della nostra intelligenza, che trova nei libri l’alimento primo dell’informazione e gli stimoli al confronto, alla critica, allo sviluppo. È un privilegio della fantasia, che attraverso le parole scritte nei secoli si apre il varco verso l’esplorazione fantastica dell’immaginario, del mareggiare delle altre possibilità tra le quali si è costruita l’esperienza reale degli esseri umani. È un privilegio della nostra vita pratica, perfino economica: chi ha il gusto di leggere non è mai solo e, con spesa assai modesta, può intessere i più affascinanti colloqui, assistere agli spettacoli più fastosi. Non c’è cocktail party, non c’è terrazza, non happening, non premiere che offra quello che chi ha gusto di lettura può trovare solo allungando la mano verso un qualsiasi modesto palchetto di biblioteca. Non c’è Palazzo che valga quello di Armida, o quell’hegeliano castello del sapere dalle cento e cento porte, dove suonano solo le quiete voci della conoscenza e della fantasia. E mentre altre esperienze si consumano nel ripetersi, nel leggere, invece, come ha detto una volta un poeta, dieci e dieci volte possiamo tornare sullo stesso testo, ogni volta riscoprendone un nuovo senso, un più sottile piacere.
- Tullio De Mauro, Il gusto della lettura
- Tullio De Mauro, Il gusto della lettura
"Fuori quadro", nuovo programma di arte su rai3 in onda a partire dal 16 febbraio
Da domenica 16 febbraio, andrà in onda su Rai 3 alle 13.20 - proprio nella fascia oraria in cui era trasmesso "Passepartout" di Philippe Daverio - "Fuori quadro", un nuovo programma dedicato al mondo dell'arte, ideato e condotto dal critico d'arte e accademico curatore Achille Bonito Oliva.
La Camera degli Sposi di Andrea Mantegna - Mantova, Palazzo Ducale
Fra il 1459 e il 1460, dopo molte indecisioni, Andrea Mantegna finisce con l'accettare l'invito, più volte ripetuto, del marchese Ludovico Gonzaga e si trasferisce a Mantova dove, salvo qualche breve viaggio, resterà per tutta la vita. A gloria dei Gonzaga il Mantegna affresca una sala del Palazzo Ducale, quella " camera picta" , meglio nota come Camera degli Sposi, l'opera più complessa e matura del pittore giunta fino a noi. Su una delle due pareti contigue è rappresentata la famiglia Gonzaga con la propria corte. A sinistra il marchese, con una lettera aperta in mano, si volta a parlare con il suo segretario; non sappiamo se la lettera voglia indicare un fatto preciso: secondo alcuni si riferirebbe all'annuncio della nomina del figlio Francesco a cardinale; secondo altri, all'annuncio del prossimo ritorno a Mantova di questi. Sulla parete attigua, infatti, il marchese Ludovico accoglie in campagna, alla presenza di alcuni familiari e cortigiani, il cardinale Francesco.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.
Mantegna riesce a trasformare la narrazione ( il cui interesse è limitato alla famiglia Gonzaga) da cronaca di fatti coevi in storia: il pittore, pur rappresentando persone usuali, delle quali non esita a rendere anche i difetti fisici, dà loro un tono monumentale, le eterna privandole di qualsiasi caratteristica contingente.
La famiglia sovrana è collocata in primo piano ma qui Mantegna apre le pareti allargando artificialmente lo spazio della sala; nel soffitto, "sfonda" addirittura la volta dipingendo un oculo a pozzo in prospettiva, sul quale figurano, con scorci audacissimi, putti alati e dal quale si affacciano altri putti, un volatile e alcune donne, fra le quali una di colore con la testa avvolta in un panno a strisce.
L'idea del rapporto di reciproca integrazione fra chiuso e aperto , fra il fato costruito e il dato naturale è rinascimentale e la sua realizzazione è così sicura e perentoria che avrà un largo seguito non soltanto nel Cinquecento ma addirittura nell'età barocca. Il punto di vista dell'intero complesso è unitario e calcolato rispetto ad uno spettatore che si trovi al centro della sala. Il sottinsù dà grandiosità a tutti i personaggi, sovrani o cortigiani, mentre il colore, persi gli aspri risentimenti lapidei giovanili, è caldo e contribuisce alla maestosa pacatezza delle figure.
Patrimonio artistico a rischio estinzione in Siria- parte Campagna per salvarlo
La guerra e i bombardamenti in Siria stanno provocando non solo atroce dolore e la morte di migliaia di persone innocenti ( secondo una stima dell'ONU sarebbero oltre 125.000 le vittime, 4 milioni gli sfollati all'interno del paese e 2,5 milioni fuggiti in altri paesi): il paese è infatti a rischio devastazione di un ingente patrimonio culturale e artistico, memoria storica del suo millenario passato.
Oggi, dei sei siti riconosciuti dall'UNESCO patrimonio protetto dell'umanità - ossia la città di Aleppo, gli antichi villaggi della Siria settentrionale, le antica città di Bosra e Damasco, il Krak dei cavalieri e la cittadella di Saladino, il sito archeologico di Palmyra - almeno cinque sono irrimediabilmente perduti in tutto o in parte ridotti a cumuli di macerie.
L'Institute for Cultural Diplomacy e l'associazione Priorità cultura hanno per questo motivo lanciato la "Campagna per la salvezza del patrimonio culturale in Siria" , che si propone di creare aree culturali protette, rafforzare la sicurezza, contrastare il traffico illecito di opere d'arte, preparare la ricostruzione e realizzare una mostra internazionale da portare nelle capitali europee partendo da Roma. "E' una campagna che vuole attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su un tema di cui nessuno parla. Certo, siamo preoccupati per l'enorme tragedia umanitaria in Siria, ma la catastrofe e la scomparsa di uno dei patrimoni culturali più importanti del mondo lascerà l'umanità più povera, come se qualcuno radesse al suolo il Foro romano o la Galleria Borghese, qualcosa che il mondo intero considererebbe uno sfregio all'umanità. La nostra iniziativa è quella di attirare l'attenzione in maniera concreta sul patrimonio culturale della Siria, un patrimonio di estrema importanza spesso non considerato nel mondo" ha dichiarato l'archeologo Professore Paolo Matthiae, Direttore della Missione Archeologica Italiana in Siria e promotore della Campagna.
Oggi, dei sei siti riconosciuti dall'UNESCO patrimonio protetto dell'umanità - ossia la città di Aleppo, gli antichi villaggi della Siria settentrionale, le antica città di Bosra e Damasco, il Krak dei cavalieri e la cittadella di Saladino, il sito archeologico di Palmyra - almeno cinque sono irrimediabilmente perduti in tutto o in parte ridotti a cumuli di macerie.
L'Institute for Cultural Diplomacy e l'associazione Priorità cultura hanno per questo motivo lanciato la "Campagna per la salvezza del patrimonio culturale in Siria" , che si propone di creare aree culturali protette, rafforzare la sicurezza, contrastare il traffico illecito di opere d'arte, preparare la ricostruzione e realizzare una mostra internazionale da portare nelle capitali europee partendo da Roma. "E' una campagna che vuole attirare l'attenzione dell'opinione pubblica su un tema di cui nessuno parla. Certo, siamo preoccupati per l'enorme tragedia umanitaria in Siria, ma la catastrofe e la scomparsa di uno dei patrimoni culturali più importanti del mondo lascerà l'umanità più povera, come se qualcuno radesse al suolo il Foro romano o la Galleria Borghese, qualcosa che il mondo intero considererebbe uno sfregio all'umanità. La nostra iniziativa è quella di attirare l'attenzione in maniera concreta sul patrimonio culturale della Siria, un patrimonio di estrema importanza spesso non considerato nel mondo" ha dichiarato l'archeologo Professore Paolo Matthiae, Direttore della Missione Archeologica Italiana in Siria e promotore della Campagna.