mercoledì 31 luglio 2013

X EDIZIONE MAGNA GRAECIA FILM FESTIVAL 27 LUGLIO - 4 AGOSTO CATANZARO PIAZZA BRINDISI - LUNGOMARE

SABATO 27 LUGLIO
PROIEZIONE FILM: BUONGIORNO PAPA' di EDOARDO LEO
Con la partecipazione di: MARCO GIALLINI E ROSABELL LAURENTI SELLERS
DOMENICA 28 LUGLIO
PROIEZIONE FILM: RAZZA BASTARDA di ALESSANDRO GASSMAN
Con la partecipazione di: MICHELE PLACIDO
LUNEDI' 29 LUGLIO
PROIEZIONE FILM: SALVO di ANTONIO PIAZZA e FABIO GRASSADONIA
Con la partecipazione di: FABIO GRASSADONIA e LUIGI LO CASCIO
MARTEDI' 30 LUGLIO
PROIEZIONE FILM: TUTTO PARLA DI TE di Alina Marazzi
Con la partecipazione di: Elena Radonicich
MERCOLEDI' 31 LUGLIO
PROIEZIONE FILM: VIVA L'ITALIA di MASSIMILIANO BRUNO
Con la partecipazione di: MASSIMILIANO BRUNO
GIOVEDI' 1 AGOSTO
PROIEZIONE FILM: TUTTI CONTRO TUTTI di ROLANDO RAVELLO
Con la partecipazione di: ROLANDO RAVELLO e KASIA SMUTNIAK
VENERDI' 2 AGOSTO
PROIEZIONE FILM: AMICHE DA MORIRE di GIORGIA FARINA
Con la partecipazione di: GIORGIA FARINA, CLAUDIA GERINI, SABRINA
IMPACCIATORE e CRISTIANA CAPOTONDI
SABATO 3 AGOSTO
PROIEZIONE FILM: MIELE di VALERIA GOLINO
Con la partecipazione di: VALERIA GOLINO e LIBERO DE RIENZO
DOMENICA 4 AGOSTO
SERATA CONCLUSIVA: PREMIAZIONE + PERFOMANCE MUSICALE ALESSANDRO MANNARINO

Biennale d’Arte Contemporanea MAGNA GRECIA - VII edizione

Biennale d’Arte Contemporanea
MAGNA GRECIA
Luogo: Collegio Sant’Adriano
Via Dante Alighieri, San Demetrio Corone (Cs)
Presidente: Maria Credidio
Direttore: Silvio Vigliaturo
Curatori: Massimo Garofalo, Andrea Rodi, Silvio Vigliaturo
Vernissage: sabato 3 agosto, ore 18:00
Periodo: dal 3 agosto al 2 settembre 2013
Orari: tutti i giorni, dalle 16 alle 20.
Info sede: tel. 0984482848
Info mostra: Ufficio stampa MACA
tel. 0119422568
info@museomaca.it
www.museomaca.it
biennalemagnagrecia.com
youngatart2013.com

Il piccolo principe - Incipit

Un tempo lontano, quando avevo sei anni, in un libro sulle foreste primordiali, intitolato <Storie vissute della natura>, vidi un magnifico disegno. Rappresentava un serpente boa nell'atto di inghiottire un animale. Eccovi la copia del disegno. C'era scritto:«I boa ingoiano la loro preda tutta intera, senza masticarla. Dopo di che non riescono più a muoversi e dormono durante i sei mesi che la digestione richiede».
[Antoine de Saint-Exupéry, Il piccolo principe, traduzione di Nini Bompiani Bregoli, Bompiani]

Pier Paolo Pasolini - Scritti corsari


"lo non ho alle mie spalle nessuna autorevolezza: se non quella che mi proviene paradossalmente dal non averla o dal non averla voluta; dall'essermi messo in condizione di non aver niente da perdere, e quindi di non esser fedele a nessun patto che non sia quello con un lettore che io del resto considero degno di ogni più scandalosa ricerca...Forse qualche lettore troverà che dico delle cose banali. Ma chi è scandalizzato è sempre banale. E io, purtroppo, sono scandalizzato. Resta da vedere se, come tutti coloro che si scandalizzano (la banalità del loro linguaggio lo dimostra), ho torto, oppure se ci sono delle ragioni speciali che giustificano il mio scandalo."

Scritti corsari è una raccolta di articoli che Pier Paolo Pasolini pubblicò sulle colonne del quotidiano Corriere della Sera, Tempo Illustrato, Il Mondo, Nuova generazione e Paese Sera, tra il 1973 e il 1975,  e che comprende una sezione di documenti allegati, redatti da vari autori.



lunedì 29 luglio 2013

La notte (1961)

È davvero incredibile come non si ha più voglia di fingere, a un certo momento.

Giovanni Pontano (Marcello Mastroianni) e Lidia (Jeanne Moreau) ne "La notte",film del 1961 diretto da Michelangelo Antonioni

Titolo originaleLa notte
Paese di produzioneItalia/Francia
Anno1961
Durata115 min
ColoreB/N
Audiosonoro
Generedramma psicologico, sentimentale
RegiaMichelangelo Antonioni
SoggettoMichelangelo AntonioniEnnio FlaianoTonino Guerra
SceneggiaturaMichelangelo AntonioniEnnio FlaianoTonino Guerra
ProduttoreEmanuele Cassuto
FotografiaGianni Di Venanzo
MontaggioEraldo Da Roma
MusicheGiorgio Gaslini
ScenografiaPiero Zuffi
Interpreti e personaggi
Premi

Antonio Tabucchi, Sostiene Pereira

"E' possibile che un libro, un romanzo metta a disagio perchè sembra troppo bello?Troppo, non perchè sospetto di voler piacere, ma proprio nel senso che si fa amare senza riserve”.
Lalla Romano su "Sostiene Pereira" di Antonio Tabucchi

Incipit:
Sostiene Pereira di averlo conosciuto in un giorno d'estate. Una magnifica giornata d'estate, soleggiata e ventilata, e Lisbona sfavillava. Pare che Pereira stesse in redazione, non sapeva che fare, il direttore era in ferie, lui si trovava nell'imbarazzo di metter su la pagina culturale, perché il "Lisboa" aveva ormai una pagina culturale, e l'avevano affidata a lui. E lui, Pereira, rifletteva sulla morte. Quel bel giorno d'estate, con la brezza atlantica che accarezzava le cime degli alberi e il sole che splendeva, e con una città che scintillava, letteralmente scintillava sotto la sua finestra, e un azzurro, un azzurro mai visto, sostiene Pereira, di un nitore che quasi feriva gli occhi, lui si mise a pensare alla morte. Perché? Questo a Pereira è impossibile dirlo.

Giordano Bruno Guerri:Van Gogh era pazzo? Non lo credo affatto. E se proprio pazzo lo si vuol definire, la sua era una forma di pazzia molto speciale.

"Abbiamo solo le lettere di Vincent al fratello, e sono di grande passionalità che ci spiegano di lui molto più dei suoi quadri. Ho potuto, per la prima volta in questo libro  svolgere un lavoro di saggista potendo soddisfare questo mio desiderio di raccontare e interpretare una vita altrui non solo attraverso i documenti, come faccio normalmente con i miei libri storici, ma anche attraverso i miei sentimenti.
Mi sono messo in comunione con van Gogh, almeno ci ho provato, ho vissuto molto tempo circondato dai suoi quadri, purtroppo solo riproduzioni, per scrivere questa opera di sintesi, un’opera breve ma intensa, di bella lettura di cui vado abbastanza fiero. Ho voluto pubblicarlo con un editore diverso dal solito proprio per segnare e rimarcare che è un altro libro rispetto a quelli che ho scritto finora. Ho voluto approfondire la tragedia della sua vita, passata in miseria pur di non accettare compromessi. Si rassegnò a vivere con i pochi denari che gli passava suo fratello gallerista d’arte che gli comprò tutte le opere realizzate, perché in vita van Gogh non ha mai venduto un quadro.
Ha vissuto dimostrando una grande voglia di sacrificio e di dolore. Era capace di dormire su dei bastoni per non stare troppo comodo, mangiava pane e olive anche quando c’era dell’altro. Insomma era uno che voleva farsi del male. Anche il taglio dell’orecchio era una forma di auto sacrificio. Goghin è bello, alto chiacchierone, a differenza di van Gogh che è grifagno, brutto, tozzo e con gli occhi spiritati, gli ruba la bella Rachel la prostituta che lui aveva sempre frequentato, e soffre di questo tanto che si taglia l’orecchio. E’ un gesto di pazzia?”.

Autore: Giordano Bruno Guerri Titolo: La Follia. Vita e morte di Vincent Van Gogh Editore: BOMPIANI

Dall'epistolario di Vincent Van Gogh, contenente lettere indirizzate al fratello Theo tra il 1881 e il 1885


L'Aia, fine agosto 1882.
 Ieri, verso sera, nei boschi, ero intento a dipingere un terreno leggermente digradante, coperto di foglie di faggio secche, quasi polverizzate. Il terreno era di un colore rosso bruno, in alcuni tratti più chiaro e più scuro in altri, e queste sfumature erano maggiormente accentuate dalle ombre degli alberi che le striavano di strisce più o meno cupe, a volte nitide, a volte semisfocate. Il problema consisteva — e l'ho trovato molto difficile — nell'ottenere la giusta intensità di colore, nel rendere la forza, l'enorme compattezza, di quel terreno; e solo dipingendo mi sono accorto, per la prima volta, di quanta luce c'è ancora nel crepuscolo. Io dovevo cercare di conservarla, quella luce, rendendo al tempo stesso lo scintillio e la profondità di tutta quella gamma di colori.... Ti descrivo la natura, e non saprei dire nemmeno io sino a che punto sono riuscito a coglierne un riflesso, nel mio schizzo; tuttavia, so perfettamente che sono stato colpito da quell'armonia di verde, di rosso, di nero, di giallo, di turchino, di bruno e di grigio. Però, per dipingere questo, ho dovuto rompermi la schiena. Per il terreno sono stato costretto a consumare un tubetto e mezzo di bianco - benché il terreno fosse molto scuro — e, inoltre, del rosso, del giallo, dell'ocra scura, del nero, della terra di Siena, del bistro: e il risultato è un bruno rossastro che va tuttavia dal bistro a un rosso vino cupo, e perfino al livido, al biondo e al rossastro. Inoltre c'è ancora il fondo del terreno e una striscia sottile di erba fresca che imprigiona la luce e scintilla radiosamente: era difficilissimo a rendersi. Ecco, comunque, un abbozzo, a proposito del quale posso affermare, checché se ne dica, che ha un certo valore e che esprime qualcosa. Mi sono detto, mentre lo dipingevo: non mi muoverò di qui prima di essere riuscito a mettervi un riflesso dell'autunno, qualcosa di misterioso, una certa sincerità. Ma poiché l'effetto è di breve durata, ho dovuto lavorare in fretta e ho subito reso le figure con pochi colpi energici di pennello. Avevo notato che i tronchi giovani erano solidamente radicati nel terreno, e ho incominciato a dipingerli con il pennello; ma poiché i tocchi si confondevano a mano a mano con l'impasto del suolo, ho premuto allora direttamente il tubetto di colore sulla tela, per indicare le radici e i tronchi, e poi li ho rimodellati con l'aiuto del pennello. Sì, eccoli piantati, ora, diritti nella terra: ne spuntano fuori, ma sono saldamente radicati a essa. In un certo senso sono felice di non aver imparato a dipingere: forse avrei imparato a trascurare un effetto del genere. Adesso dico: no, ecco esattamente ciò che Voglio; se questo non va, pazienza, non va; ma voglio cercare di dipingerlo lo stesso, pur ignorando come superare l'osta
colo. Non saprei dirti come me la cavo. Mi sono sistemato con un foglio bianco davanti al punto che colpisce la mia attenzione, guardo quello che ho dinanzi agli occhi, e mi dico: questo foglio bianco deve diventare qualcosa; torno a casa insoddisfatto, lo metto da parte, e quando mi sono un po' riposato vado a guardarlo in preda a un'angoscia indefinibile. Sono sempre insoddisfatto, perché ho ancora troppo nitido nella mente il ricordo di quello stupendo angolo di natura per essere contento, ma questo non m'impedisce di ritrovare nella mia opera un'eco di ciò che mi aveva colpito, e mi accorgo che la natura mi ha detto qualcosa, mi ha parlato, e io ho trascritto in stenografia le sue parole. Benché alcune parole della mia stenografia siano indecifrabili, benché possano esservi errori o lacune, resta nondimeno qualcosa di ciò che la foresta, la spiaggia e le figure mi hanno detto; e non è il linguaggio addomesticato, convenzionale, derivato da una maniera studiata o da un sistema, ma è ispirato dalla natura stessa. Ecco un altro scarabocchio delle dune. C'erano laggiù piccoli arbusti le cui foglie, bianche da una parte e verde scuro dall'altra, stormiscono e brillano continuamente. Nello sfondo, cupi boschi cedui. Come vedi, consacro tutte le mie energie alla pittura e scavo il problema dei colori: finora me n'ero astenuto, e non lo rimpiango. Se non mi fossi dedicato al disegno, non sarei attratto da una figura che mi appare come una terracotta incompiuta, e non ne sarei colpito. In questo momento ho l'impressione di trovarmi in alto mare: devo consacrare alla pittura tutte le forze di cui posso disporre. Se vorrò dipingere su tavola o su tela, ci saranno spese: tutto costa caro, anche i colori sono cari, e la mia riserva si esaurisce presto. Ma pazienza, sono le difficoltà nelle quali incorrono tutti i pittori, e perciò dobbiamo soppesare i nostri mezzi. So tuttavia con certezza di possedere il senso dei colori e che questo senso si svilupperà sempre più, perché ho la pittura l'ho nel sangue. Non so dirti quanto ti sono grato del tuo aiuto così generoso e disinteressato. Ti penso spesso e faccio voti perché la mia opera diventi buona, interessante, virile, in modo che essa possa darti al più presto qualche soddisfazione.
 

domenica 28 luglio 2013

Oriana Fallaci - Inshallah


La morte di un amore è come la morte d’una persona amata. Lascia lo stesso strazio, lo stesso vuoto, lo stesso rifiuto di rassegnarti a quel vuoto. Perfino se l’hai attesa, causata, voluta per autodifesa o buonsenso o bisogno di libertà, quando arriva ti senti invalido. Mutilato. Ti sembra d’essere rimasto con un occhio solo, un orecchio solo, un polmone solo, un braccio solo, una gamba sola, il cervello dimezzato, e non fai che invocare la metà perduta di te stesso: colui o colei con cui ti sentivi intero. Nel farlo non ricordi nemmeno le sue colpe, i tormenti che ti inflisse, le sofferenze che ti impose. Il rimpianto ti consegna la memoria d’una persona pregevole anzi straordinaria, d’un tesoro unico al mondo, né serve a nulla dirsi che ciò è un’offesa alla logica, un insulto all’intelligenza, un masochismo. (In amore la logica non serve, l’intelligenza non giova e il masochismo raggiunge vette da psichiatria.) Poi, un pò per volta, ti passa. Magari senza che tu sia consapevole lo strazio si smorza, si dissolve, il vuoto diminuisce e il rifiuto di rassegnarti ad esso scompare. Ti rendi finalmente conto che l’oggetto del tuo amore morto non era né una persona pregevole anzi straordinaria, né un tesoro unico al mondo, lo sostituisci con un’altra metà o supposta metà di te stesso e per un certo periodo recuperi la tua interezza. Però sull’anima rimane uno sfregio che la imbruttisce, un livido nero che la deturpa e ti accorgi di non essere più quello o quella che eri prima del lutto. La tua energia si è infiacchita, la tua curiosità si è affievolita e la tua fiducia nel futuro s’è spenta perché hai scoperto d’aver sprecato un pezzo d’esistenza che nessuno ti rimborserà. Ecco perché, anche se un amore langue senza rimedio, lo curi e ti sforzi di guarirlo. Ecco perchè, anche se in stato di coma boccheggia, cerchi di rinviare l’istante in cui esalerà l’ultimo respiro: lo trattieni e in silenzio lo supplichi di vivere ancora un giorno, un’ora, un minuto. Ecco infine perché, anche quando smette di respirare, esiti a seppellirlo o addirittura tenti di resuscitarlo. Alzati Lazzaro e cammina.

Oriana Fallaci - Inshallah

L'amico di famiglia, film del 2006 diretto da Paolo Sorrentino

  • Innamorarmi di te è l'ultima cosa al mondo che mi doveva capitare. È una cosa orrenda e schifosa. Però è capitata. E io non voglio tirarmi indietro. Non voglio essere codarda ed avere rimpianti per tutto il resto della mia vita. Voglio essere coraggiosa. In fondo il coraggio è l'unica possibilità che abbiamo di cambiare le nostre vite quando non ci piacciono più. I rimpianti, invece, i rimpianti ci fanno morire tristi e soli. (Rosalba- Laura Chiatti a Geremia - Giacomo Rizzo)

70. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica Direttore: Alberto Barbera 28 agosto > 7 settembre 2013 FILM IN PROGRAMMA SELEZIONE UFFICIALE


Venezia 70

Concorso internazionale di lungometraggi in prima mondiale

MERZAK ALLOUACHE - ES-STOUH (LES TERRASSES)
Algeria, Francia, 94'
Adila Bendimerad, Nassima Belmihoub, Ahcene Benzerari, Aïssa Chouat, Mourad Khen, Myriam Ait El Hadj
GIANNI AMELIO - L’INTREPIDO
Italia, 104'
Antonio Albanese, Livia Rossi, Gabriele Rendina, Alfonso Santagata, Sandra Ceccarelli
ALEXANDROS AVRANAS - MISS VIOLENCE
Grecia, 99'
Themis Panou, Eleni Roussinou
JOHN CURRAN - TRACKS
Regno Unito, Australia, 107'
Mia Wasikowska, Adam Driver
EMMA DANTE - VIA CASTELLANA BANDIERA
Italia, Svizzera, Francia, 90'
Elena Cotta, Emma Dante, Alba Rohrwacher, Renato Malfatti, Dario Casarolo, Carmine Maringola
XAVIER DOLAN - TOM À LA FERME
Canada, Francia, 105'
Xavier Dolan, Pierre-Yves Cardinal, Lise Roy, Evelyne Brochu
JAMES FRANCO - CHILD OF GOD
Usa, 104'
Scott Haze, Tim Blake Nelson, Jim Parrack
STEPHEN FREARS - PHILOMENA
Regno Unito, 94'
Judi Dench, Steve Coogan
PHILIPPE GARREL - LA JALOUSIE
Francia, 77'
Louis Garrel, Anna Mouglalis
TERRY GILLIAM - THE ZERO THEOREM
Regno Unito, Usa, 107'
Christoph Waltz, Matt Damon, Mélanie Thierry, David Thewlis, Lucas Hedges, Ben Whishaw, Tilda Swinton

AMOS GITAI - ANA ARABIA
Israele, Francia, 84'
Yuval Scharf, Sarah Adler, Uri Gavriel, Norman Issa, Yussuf Abuwarda, Shady Srur, Assi Levy
JONATHAN GLAZER - UNDER THE SKIN
Regno Unito, Usa, 107'
Scarlett Johansson
DAVID GORDON GREEN - JOE
Usa, 117'
Nicolas Cage, Tye Sheridan, Ronie Gene Blevins
PHILIP GRÖNING - DIE FRAU DES POLIZISTEN
Germania, 175'
Alexandra Finder, David Zimmerschied, Pia Kleemann, Chiara Kleemann, Horst Rehberg, Katharina Susewind, Lars Rudolph
PETER LANDESMAN - PARKLAND
Usa, 92'
James Badge Dale, Zac Efron, Jackie Earle Haley, Colin Hanks, David Harbour, Marcia Gay Harden, Ron Livingston, Jeremy Strong, Billy Bob Thornton, Jackie Weaver, Tom Welling, Paul Giamatti 
HAYAO MIYAZAKI - KAZE TACHINU
Giappone, 126'
(film d'animazione)
ERROL MORRIS - THE UNKNOWN KNOWN
Usa, 105'
Donald Rumsfeld (documentario)
KELLY REICHARDT - NIGHT MOVES
Usa, 112'
Jesse Eisenberg, Dakota Fanning, Peter Sarsgaard, James Le Gros
GIANFRANCO ROSI - SACRO GRA
Italia, 87'
(documentario)
MING-LIANG TSAI - JIAOYOU (STRAY DOGS)
Taipei cinese, Francia, 138'
Lee Kang-sheng, Lu Yi-ching, Lee Yi-cheng, Lee Yi-chieh, Chen Shiang-chyi
Movimente 
(Manifesto dell’anima pensante) 
I pensieri non sono problemi son creature
Cercare il fuori luogo e l’oltre modo 
Lo scrittore è uno scritturato
C’è un tempio tra le tempie
Infinire
Che l’Occidente si orienti
Non avere coraggio per sapere, tenerne per non capire
Non credere nelle radici ma allungarsi coi rami
Captare allucinazioni sempre in perfetto stato di lucidità
Scoprire se sulla terra c’è vita
Immedesimarsi
Coltivare desideri preterintenzionali
Intercettare l’invisibile
Indossar corpi altrui
Inaudito avulso astratto
Non posseder ma essere posseduti
Lasciatevi incontrare in continuazione
Smarrire la strada (così la troverà qualcun altro)
Nevicatevi
Reincarnare reincarnarsi
Baciare a strascico
Meno pazienza e più trascendenza
Predirsi prima dei futuri
Farsi portare dall’invento
Eventualità estreme e illimitate, contemporaneamente
Se si è fuori di sé avvertire il dolore
Differir tra religione e spiritualità
Non sperare in faccia a nessuno
La passione sia energia, mai solo una giustificazione
Rubarsi
Guardare le tv ma non accenderla
Invidiar sè stessi
Abbassare di molto i toni della tradizione
Imitare solo in caso di nulla
Pilotare l’indiscusso
Porre le basi per avere altre altezze
Fare il mare
Rammentare che parodiare è da parodiabili
Elevarsi alle ennesime potenze
Smetterla di sentirsi un Dio ma cominciare ad esserlo
Mai confondere velocità con fretta
Cantar solo incantando
Aprimi cielo
Prendi paura (e portala via)
Un figlio nasce, non “si ha"
Prima del cittadino e dell’uomo viene l’essere
Meno orgogliosi più rigogliosi
Conosci tre stesso
Usare solo bombe boomerang
Prevenire le metastasi culturali
Aver cura del proprio metafisico
Basta sfide
Ogni giorno fare detestamento per non accontentarsi
Essere “capaci" (nel senso di contenere il più possibile)
Saper cosa dire quando si deve tacere
Entrarsi
Cogliere la differenza tra scienza e coscienza
Morti si nasce vivi si diventa
Uscire dal Curassico (epoca dell’unica medicina)
Il genio non ha patrie
Lasciare l’ironia a chi non ha altre doti
Complesso non vuol dire complicato
Bisogna potere
Inasprire l’appena
Salviano il baleno
Detonare
Volarsi molto bene
Cosmo universo terra
Provare ad essere stranieri
Più sovraumani, non più umani (dobbiamo diventare)
Meno creanza più creato
Usare il cavallo di Gioia per entrare
Ribellarsi (rivolere il bello)”
— Alessandro Bergonzoni - Nel,2007
C’era una parte poco frequentata delle edicole della stazione, quasi abbandonata, quella dei tascabili. Tra i libri accatastati, nascosti dietro un vetro, avvolti nella plastica e ricoperti di polvere cercavo le raccolte di racconti. Era un momento tutto mio, un piacere solitario e veloce perché il treno stava partendo. Studiavo un po’ i disegni della copertina, pagavo e infilavo il libro in tasca. Appena mi sedevo al mio posto, gli strappavo la plastica che non lo faceva respirare. Aprivo una pagina a caso, trovavo l’inizio del racconto e attaccavo a leggere. Altre volte, invece, guardavo l’indice e sceglievo il titolo che mi ispirava di piú. E mentre il treno mi portava via finivo su pianeti in cui c’è sempre la notte, su scale mobili che non finiscono mai e tra mogli che uccidono i mariti a colpi di cosciotti di agnello congelati.
Quella era vera goduria. E spero che la stessa goduria la possa provare anche tu, caro lettore, leggendo questa raccolta di racconti che ho scritto durante gli ultimi vent’anni. C’è un po’ di tutto. Non devi per forza leggerla in treno. Leggila dove ti pare e parti dall’inizio o aprendo a caso.
Niccolò Ammaniti