giovedì 31 agosto 2017

Ivano Fossati

Benvuto anche il tuo nome fra le future nostalgie.
— Settembre , Ivano Fossati

Il piacere

-Preferite, fra i mesi neutri, l'aprile o il settembre?
-Il settembre. É più femminino, più discreto, più misterioso.Pare una primavera veduta in un sogno. Tutte le piante, perdendo lentamente la forza, perdono anche qualche parte della loro realtà. Guardare il mare, là giù.Non dà immagine d'un'atmosfera piuttosto che d'una massa d'acqua? Mai, come nel settembre, le alleanze del cielo e del mare sono mistiche e profonde. E la terra? Non so perché, guardando un paese, di questo tempo, penso sempre a una bella donna che abbia partorito e che si riposi in un letto bianco, sorridendo d'un sorriso attonito, pallido, inestinguibile. È un'impressione giusta? C'è qualche cosa dello stupore e della beatitudine puerperale in una campagna di settembre.
Gabriele D'Annunzio, Il piacere

Nazim Hikmet

Lipsia, settembre 1961

Veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
soprattutto se sono ippocastani
soprattutto se passano dei bimbi
soprattutto se il cielo è sereno
soprattutto se ho avuto, quel giorno,
una buona notizia
soprattutto se il cuore, quel giorno,
non mi fa male
soprattutto se credo, quel giorno,
che quella che amo mi ami
soprattutto se quel giorno
mi sento d’accordo
con gli uomini e con me stesso
veder cadere le foglie mi lacera dentro
soprattutto le foglie dei viali
dei viali d’ippocastani.
Nâzim Hikmet

Vivian Lamarque

Ti scrivo dal balcone
dove resto ancora un poco questa sera
a guardare l’orto al sole di settembre
a mangiare pane e olio e foglie piccole di basilico
ti scrivo meno fiera di quello che vorresti
sono una donna forte sì
ma con anche continue tentazioni di non esserlo
di lasciarmi sciogliere d’amore al sole
e carezzarti e baciarti un po’ più di quello che tu vuoi
ti scrivo dal balcone
guardando il fico pieno di frutti
e il pero con le foglie malate
ho qualche pensiero triste
e due o tre sereni.
Vivian Lamarque

Alcyone

Settembre, andiamo.E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.
Han bevuto profondamente ai fonti alpestri,
che sapor d'acqua natía rimanga ne' cuori esuli a conforto,che lungo illuda la lor sete in via.Rinnovato hanno verga d'avellano.
E vanno pel tratturo antico al piano,quasi per un erbal fiume silente,su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente conosce il tremolar della marina!
Ora lungh'esso il litoral camminala greggia.
Senza mutamento è l'aria.il sole imbionda sì la viva lana che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.
Ah perché non son io cò miei pastori?
(Gabriele D'Annunzio, Alcyone,I pastori)


Anaïs Nin

Non si può salvare la gente, si può solo amarla. Non si può trasformarla, si può solo consolarla.
Anaïs Nin
, Diario II

Rainer Maria Rilke

Noi ci tocchiamo.
Con che cosa?
Con dei battiti d’ali.
Con le lontananze stesse ci tocchiamo.
Rainer Maria Rilke