venerdì 14 luglio 2017

Klimt

“Chi vuole sapere di più su di me, cioè sull’artista, l’unico che vale la pena di conoscere, osservi attentamente i miei dipinti per rintracciarvi chi sono e cosa voglio".
Gustav Klimt

giovedì 13 luglio 2017

Frida


Non me ne frega niente di quello che pensa il mondo.
Sono nata puttana.
Sono nata pittrice.
Sono nata fottuta.
Ma sono stata felice sulla mia strada.
Io sono amore.
Io sono piacere.
Sono essenza. 
Sono un'idiota.
Sono un'alcolizzata.
Sono tenace.
Sono io, …….semplicemente “Sono”.
- Frida Kalho

Frida

La mia notte non porta consiglio.
La mia notte pensa a te, come un sogno a occhi aperti.
Frida Kahlo

Frida

Dove non puoi amare non soffermarti.
Frida Kalho

Frida Kalho

Tienimi dentro di te, ti imploro.
Voglio essere la tua casa, tua madre, la tua amante e il tuo figlio…
Ti amerò dal panorama che vedi, dalle montagne, dagli oceani e dalle nuvole, dal più sottile dei sorrisi e a volte dalla più profonda disperazione, dal tuo sonno creativo, dal tuo piacere profondo o passeggero, dalla tua stessa ombra o dal tuo stesso sangue.
Guarderò attraverso la finestra dei tuoi occhi per vedere te.
Frida Kalho

Frida Kahlo

Vorrei essere ciò che ho voglia di essere
dietro il sipario della follia: 
mi occuperei dei fiori per tutto il giorno; 
dipingerei il dolore, l’amore e la tenerezza, riderei di tutto cuore dell’idiozia degli altri e tutti direbbero: 
poverina, è matta. (Soprattutto, riderei di me.) 
Costruirei un mondo che, finché vivessi,
andrebbe d’accordo con tutti i mondi.
Frida Kahlo


mercoledì 12 luglio 2017

Jean Modigliani

Paulette Jourdain, che era allora una bambina, si ricorda che la notte in cui Modigliani morì all’ospedale, Zborowski non volle che Jeanne dormisse nello studio della Grande Chaumière. Paulette l’accompagnò in un piccolo albergo della rue de Seme. L’indomani Jeanne andò all’ospedale per rivedere Amedeo. Il padre, silenzioso e ostile, l’accompagnò. Rimase sulla soglia, racconta il dottor Barrieu, mentre Jeanne si avvicinava al cadavere. “Non lo baciò” scrive Stanislas Fumet, amico d’infanzia, con la moglie Aniuta, di Jeanne “ma lo guardò a lungo, senza dir nulla, come se i suoi occhi si appagassero della sua disgrazia. Si ritirò camminando a ritroso, fino alla porta. Conservava il ricordo del viso del morto e si sforzava di non vedere nient’altro”. L’indomani, all’alba, Jeanne Hébuterne si gettò dal quinto piano. “Sembrava un angiolo” disse Foujita, che non rifugge dalla cattiva letteratura. Chantal Quenneville scrive: “Jeannette Hébuterne si era rifugiata dai suoi genitori, cattolici offesi della sua unione con l’ebreo Modigliani, e non diceva una parola. Erano trascorsi due o tre giorni quando domandai ad Andre Delhay: ‘E Jeannette?’. Mi guardò male. Si era gettata, la mattina, dalla finestra del quinto piano della casa dei suoi genitori.

La figlia di Jeanne Hèbuterne e Modì, nel suo libro, scrive di quanto le hanno raccontato a proposito della madre