lunedì 17 febbraio 2014

Dolcenera

Oltre il muro dei vetri si risveglia la vita, che si prende per mano a battaglia finita
come fa questo amore che dall'ansia di perdersi ,ha avuto in un giorno la certezza di aversi ...
(Fabrizio De Andrè, Dolcenera - in "Anime Salve", 1996)
 


Quello che non ho

Quello che non ho è una camicia bianca 
quello che non ho è un segreto in banca 
quello che non ho sono le tue pistole 
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole. 

Quello che non ho è di farla franca
quello che non ho è quel che non mi manca
quello che non ho sono le tue parole
per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole.

Quello che non ho è un orologio avanti
per correre più in fretta e avervi più distanti
quello che non ho è un treno arrugginito
che mi riporti indietro da dove sono partito.

Quello che non ho sono i tuoi denti d'oro
quello che non ho è un pranzo di lavoro
quello che non ho è questa prateria
per correre più forte della malinconia.

Quello che non ho sono le mani in pasta
quello che non ho è un indirizzo in tasca
quello che non ho sei tu dalla mia parte
quello che non ho è di fregarti a carte.

Quello che non ho è una camicia bianca
quello che non ho è di farla franca
quello che non ho sono le sue pistole
per conquistarmi il cielo per guadagnarmi il sole.

Quello che non ho...
(Quello che non ho - in Fabrizio De Andrè (1981), meglio conosciuto come "L'indiano")


"La Buona Novella"

"Quando scrissi "La Buona Novella" era il 1969. Si era, quindi, in piena lotta studentesca e le persone meno attente considerarono quel disco come anacronistico. E non avevano capito che la Buona Novella voleva essere un'allegoria: un paragone fra le istanze della rivolta del '68 e le istanze, spiritualmente più elevate ma simili da un punto di vista etico - sociale, innalzate da un signore, ben millenovecentosessantanove anni prima, contro gli abusi del potere, contro i soprusi delle autorità in nome di un egualitarismo e di una fratellanza universale. Quel signore si chiamava Gesù di Nazareth. E secondo me è stato, ed è rimasto, il più grande rivoluzionario di tutti i tempi"-
- Fabrizio De Andrè, 13 febbraio 1998, Teatro Brancaccio, Roma

Faber

"Questo nostro mondo è diviso in vincitori e vinti, dove i primi sono tre e i secondi tre miliardi. Come si può essere ottimisti?"
- Fabrizio De André in un' intervista a Senzapatria, 14 agosto 1991



Canzone del Maggio - Fabrizio De André

Anche se il nostro maggio
ha fatto a meno del vostro coraggio
se la paura di guardare
vi ha fatto chinare il mento
se il fuoco ha risparmiato 
le vostre Millecento
anche se voi vi credete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se vi siete detti
non sta succedendo niente,
le fabbriche riapriranno,
arresteranno qualche studente
convinti che fosse un gioco
a cui avremmo giocato poco
provate pure a credevi assolti
siete lo stesso coinvolti.

Anche se avete chiuso
le vostre porte sul nostro muso
la notte che le pantere
ci mordevano il sedere
lasciamoci in buonafede
massacrare sui marciapiedi
anche se ora ve ne fregate,
voi quella notte voi c'eravate.

E se nei vostri quartieri
tutto è rimasto come ieri,
senza le barricate
senza feriti, senza granate,
se avete preso per buone
le "verità" della televisione
anche se allora vi siete assolti
siete lo stesso coinvolti.

E se credente ora
che tutto sia come prima
perché avete votato ancora
la sicurezza, la disciplina,
convinti di allontanare
la paura di cambiare
verremo ancora alle vostre porte
e grideremo ancora più forte
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti,
per quanto voi vi crediate assolti
siete per sempre coinvolti.
(Canzone del Maggio, in Storia di un impiegato)

Homo Faber

"Io, tutte le sere, quando finisco un concerto, desidererei rivolgermi alla gente e dire loro: tutto quello che avete ascoltato fino adesso è assolutamente falso, come sono assolutamente veri gli ideali e i sentimenti che mi hanno portato a scrivere e cantare queste canzoni. Ma con gli ideali e i sentimenti si costruiscono delle realtà sognate. La realtà, quella vera, è quella che ci aspetta fuori dalla porta del teatro per modificarla, se vogliamo modificarla, c'è bisogno di gesti concreti, reali".
- Fabrizio De Andrè

De Andrè fotografato da Guido Harari

"Era da tempo che volevo fotografare Fabrizio nell'intimità della sua camera da letto, fin quando l'avevo scorto nella sua stanza in Sardegna,  in una penombra dannunziana, avvolto in un caffetano e circondato da montagne di libri. Così nell'estate '97 si presentò l'occasione di un nuovo servizio fotografico per la promozione di "Anime salve". Gli chiesi immediatamente di farsi ritrarre nella sua stanza da letto. Rimase perplesso, ma non rifiutò. Si sdraiò fingendo di leggere il giornale, ma non toccammo nulla: il disordine che vedete è reale. Lo seccava che alla chitarra mancassero alcune corde e quello strappo nel broccato della poltrona proprio non gli andava giù. Volle solo mettere maggiormente in risalto il ritratto del padre sul comodino. Solo allora lasciò che fotografassi la scena".
- Guido Harari