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domenica 21 giugno 2020

La rabbia

“Quando il mondo classico sarà esaurito, quando saranno morti tutti i contadini e tutti gli artigiani, quando l’industria avrà reso inarrestabile il ciclo della produzione, allora la nostra storia sarà finita.”
—  La rabbia, Pier Paolo Pasolini

domenica 26 aprile 2020

Antonio Gramsci

Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza.

 Antonio Gramsci

Antonio Gramsci

Cultura, non è possedere un magazzino ben fornito di notizie, ma è la capacità che la nostra mente ha di comprendere la vita, il posto che vi teniamo, i nostri rapporti con gli altri uomini. Ha cultura chi ha coscienza di sé e del tutto, chi sente la relazione con tutti gli altri esseri.
Antonio Gramsci

sabato 18 aprile 2020

Umberto Eco

La conoscenza consiste nel filtraggio delle informazioni.
L'informazione può nuocere alla conoscenza, come accade oggi con internet, perché ci dice troppe cose. Troppe cose insieme fanno il rumore ed il rumore non è uno strumento di conoscenza.
- Umberto Eco

giovedì 27 settembre 2018

mercoledì 3 agosto 2016

Pier Paolo Pasolini

E dunque la bellezza si vede perché è viva e quindi reale. Diciamo meglio che può capitare di vederla. Dipende da dove si svela. Ma che certe volte si sveli non c’è dubbio.
—  Pier Paolo Pasolini

venerdì 30 maggio 2014

Buon compleanno, Rodotà!

La conoscenza è la via non solo per acquisire valore aggiunto sul mercato, è in primo luogo la libera costruzione della personalità di ciascuno di noi.
Stefano Rodotà

Auguri di buon compleanno al giurista, accademico e politico Stefano Rodotà, nato a Cosenza il 30 maggio 1933

lunedì 28 aprile 2014

Antonio Gramsci

“Quando discuti con un avversario, prova a metterti nei suoi panni. Lo comprenderai meglio e forse finirai con l’accorgerti che ha un po’, o molto, di ragione. Ho seguito per qualche tempo questo consiglio dei saggi. Ma i panni dei miei avversari erano così sudici che ho concluso: è meglio essere ingiusto qualche volta che provare di nuovo questo schifo che fa svenire.”
— Antonio Gramsci, Odio gli indifferenti


giovedì 10 aprile 2014

Aldo Braibanti (Fiorenzuola d'Arda, 17 settembre 1922 – Castell'Arquato, 6 aprile 2014)

Si è spento all'età di 92 anni nella sua casa di Castell'Arquato il partigiano, scrittore sceneggiatore e drammaturgo Aldo Braibanti. Intellettuale "a tutto tondo" del Novecento, aveva aderito nel 1940 ai movimenti partigiani di Giustizia e Libertà e poi del Partito Comunista. Arrestato e vittima di torture da parte della Banda Carità, nel 1947 abbandonò la strada della politica fondando  a Castell'Arquato una comunità di intellettuali come i fratelli Bussotti, Roberto Salvatori, Giorgi e Marco Bellocchio.
Negli anni 60 divenne il protagonista di uno dei processi più clamorosi dell'epoca: fu condannato per plagio nei riguardi di un giovane. Condannato al carcere, in suo favore insorsero numerosi intellettuali: fra questi, Pasolini Moravia Eco e Bene. La sua condanna a nove anni di reclusione è l'unica nella storia della Repubblica italiana per questo tipo di reato, introdotto nel codice penale fascista e abrogato solo nel 1981.










lunedì 7 aprile 2014

Ardengo Soffici (Rignano sull'Arno, 7 aprile 1879 – Vittoria Apuana di Forte dei Marmi, 19 agosto 1964)

Tutti gli amori finiscono così male che l’atto più profondamente amoroso è forse quello di non farsi amare da colui che amiamo.” - Ardengo Soffici


mercoledì 12 marzo 2014

Pietro Barcellona (Catania, 12 marzo 1936 – San Giovanni la Punta, 6 settembre 2013)

Come affermava Saint-Exupéry, occorre: «che si sbrogli la logica per dar conto alla vita!». La prima rivoluzione culturale di cui questo Paese ha bisogno è la verità del confronto, l’apertura dello spazio pubblico ai “dilettanti della vita” che praticano giornalmente la fatica di lavorare, insegnare, educare, amare e soffrire. Facciamo davvero posto alla “gente” di cui tutti parlano a sproposito: facciamo parlare i giovani, gli operai, le casalinghe, gli anziani, i malati. Smettiamola con il nichilismo della fiction e con la semplificazione opportunistica degli schieramenti politici. Nel mondo comune le parole sono ancora pesanti, perchè chi le pronuncia ne vive i significati, incarnandoli. Smettiamola di parlare di onestà in astratto e mostriamo, invece, che cosa fanno e dicono gli uomini e le donne oneste”.
Pietro Barcellona

lunedì 10 marzo 2014

Manlio Sgalambro

Il primo venuto che vuol dire la sua, vanta il diritto all'autonomo pensiero a cui è stato educato. Lasciate che parli: si impiccherà da sé.
- Manlio Sgalambro


giovedì 27 febbraio 2014

Piero Calamandrei, Per la scuola

«La scuola, come la vedo io, è un organo “costituzionale” […], un organo vitale della democrazia così come noi la concepiamo. Se si dovesse fare un paragone tra l’organismo costituzionale e l’organismo umano, si dovrebbe dire che la scuola corrisponde a quegli organi che nell’organismo umano hanno la funzione di creare il sangue […].

La scuola è organo centrale della democrazia perché ha la funzione di creare la classe dirigente, non solo nel senso di classe politica, di quella classe cioè che siede in parlamento e discute e parla (e magari urla), che è al vertice degli organi più propriamente politici, ma anche classe dirigente nel senso culturale e tecnico: coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti. Questo è il problema della democrazia, la creazione di questa classe, la quale non deve essere una casta ereditaria, chiusa, una oligarchia, una chiesa, un clero, un ordine. No. Nel nostro pensiero di democrazia, la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie.[…]

Solo la scuola può permettere ai migliori di ogni classe di emergere e divenire classe dirigente.[…]

L’articolo più importante della nostra Costituzione è l’articolo 34 in cui si dice “la scuola è aperta a tutti. I capaci e i meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”.»

Piero Calamandrei, Per la scuola


martedì 25 febbraio 2014

Buon compleanno a Paolo Mieli!

La difesa della libertà di stampa significa salvare per le future generazioni il lascito immenso della lettura, da cui dipende tutta intera la trasmissione del patrimonio culturale della nostra civiltà e la possibilità che continui ad esistere un valido sistema di istruzione.
- Paolo Mieli 

Benedetto Croce (Pescasseroli, 25 febbraio 1866 – Napoli, 20 novembre 1952

Non abbiamo bisogno di chissà quali grandi cose o chissà quali grandi uomini. Abbiamo solo bisogno di gente più onesta.
Benedetto Croce



domenica 23 febbraio 2014

Tratto da "Codice della vita italiana " di Giuseppe Prezzolini

L'italiano ha un tale culto per la furbizia, che arriva persino all'ammirazione di chi se ne serve a suo danno. Il furbo è in alto in Italia non soltanto per la propria furbizia, ma per la reverenza che l'italiano in generale ha della furbizia stessa, alla quale principalmente fa appello per la riscossa e per la vendetta. Nella famiglia, nella scuola, nelle carriere, l'esempio e la dottrina corrente - che non si trova nei libri - insegnano i sistemi della furbizia. La vittima si lamenta della furbizia che l'ha colpita, ma in cuor suo si ripromette di imparare la lezione per un'altra occasione. La diffidenza degli umili che si riscontra in quasi tutta l'Italia, è appunto l'effetto di un secolare dominio dei furbi, contro i quali la corbelleria dei più si è andata corazzando di una corteccia di silenzio e di ottuso sospetto, non sufficiente, però, a porli al riparo delle sempre nuove scaltrezze di quelli.
Giuseppe Prezzolini, Codice della vita italiana - Capitolo I: Dei furbi e dei fessi.








STORIA DEI PERIODICI - LA VOCE

Il periodico "La Voce", fondato da Giuseppe Prezzolini, appare a Firenze nel dicembre 1908. Nel gruppo redazionale, oltre a Prezzolini, si ritrovano Giovanni Papini e Ardengo Soffici, il modernista Romolo Murri, lo scrittore Scipio Slataper e i liberaldemocratici Giovanni Amendola e Gaetano Salvemini. Fra i collaboratori, vi sono tantissimi personaggi di notevole spessore intellettuale, accomunati tutti dall'insoddisfazione verso l'Italia giolittiana e da una confusa ansia di novità.
Nell'editoriale di presentazione della rivista si afferma l'intento di essere onesti e sinceri. Tale sincerità, si tradurrà in una sostanziale propensione all'autobiografismo, mentre l'onestà imprimerà alle confessioni dei vociani un'inconfondibile cifra di lucida e radicale moralità.
La Voce esprime una forte esigenza di rinnovamento della cultura italiana entro una dimensione europea,centrale fin da subito è l'impegno filosofico della rivista, che si mostra aperta ad una molteplicità di tendenze di pensiero. Accanto a questioni teoriche vengono discussi anche problemi più drammatici della realtà italiana del tempo, come la questione meridionale.
Nel 1914 La Voce si scinde in due distinte riviste: da un lato "La Voce letteraria" sotto la direzione di Giuseppe De Robertis; dall'altro "La Voce Politica", periodico di propaganda interventista, antigiolittiana e antifascista diretto da Prezzolini, che chiuderà le pubblicazioni dopo solo un anno.
"La Voce Letteraria" di De Robertis assume invece un profilo di disimpegno politico, dichiarandosi a favore dell'arte per l'arte ossia del valore puro dell'espressione poetica. De Robertis, in particolare, sostiene il frammentismo lirico, cioè un'espressione poetica essenziale, in polemica con l'uso sovrabbondante della parola tipica dei dannunziani e dei futuristi.