sabato 15 dicembre 2018

Umberto Eco

Tornando alle cose scomparse, sono scomparse le signorine. Non si sente più dire con tono piccato ‘prego, signora, non signorina’ e nemmeno 'scusi, signorina’. Si dice 'ehi tu!’.
—  Umberto Eco, “Pronomi del passato”

Umberto Galimberti

Non ci innamoriamo infatti di chiunque, ma solo di chi intercetta l'altra parte di noi stessi e quindi ci svela.
— Umberto Galimberti

Le cose dell'amore

Il desiderio non sa cosa vuole. E’ un atto infondato che trova insopportabile ogni gesto della ripetizione volto a confermare se stesso. Come una forza incontrollata irrompe nella stabilità dell'ordine, producendo nel senso, da tempo codificato, quel contro-senso che fa ruotare i discorsi senza immobilizzarli intorno a un dispositivo reale.
Il desiderio a differenza dell'amore, che vuole costruzione e stabilità, è un movimento verso un punto di perdita. Non produce un altro linguaggio parallelo, autonomo o alternativo a quello dell'amore, ma solo eventi il più delle volte tra loro irrelati, che mirano alla dissoluzione di tutto ciò che pretende di porsi come unico, come esemplare, come subordinante la ricchezza e la varietà del molteplice. Per questo, nel suo impulso, il desiderio non predispone una risposta e non contiene una soluzione. Non si lascia presiedere da alcuna logica.
Estraneo a ogni logica, il desiderio gioca, ma il suo gioco non ha regole, perché le regole sono la negazione del gioco, servono all'esclusione, al “fuori gioco”.
Umberto Galimberti, Le cose dell'amore

Amores

… ma col calare della notte sono costretto a star lontano dalla mia donna. - Di notte il suo amante la terrà chiusa in casa; mesto in volto per lo spuntare della lacrime, io mi limiterò a seguirla, per quanto mi è possibile, fin presso la crudele porta della sua casa. Ma ormai egli rapirà baci, ormai rapirà non solo baci: quel che a me concedi di nascosto, dovrai concederglielo, perché è un suo diritto. Tu, però, concediti con riluttanza, come chi è costretta (questo puoi farlo): le tue carezze siano mute, Venere sia ostile. Se i miei voti hanno un qualche valore, desidero che anch'egli non ne tragga alcun piacere; se no, che almeno non ne tragga alcun piacere tu. Ma tuttavia, comunque si concluda la vicenda di questa notte, domani tu dimmi e ripetimi che non ti sei concessa a lui.
— OvidioAmori, 23-14 a.C.