mercoledì 12 febbraio 2014

Uomini e no, di Elio Vittorini

"L'uomo, si dice. E noi pensiamo a chi cade, a chi è perduto, a chi piange e a chi ha fame, e a chi ha freddo, a chi è malato, e a chi è perseguitato, a chi viene ucciso. Pensiamo all'offesa che gli è fatta, e la dignità di lui. Anche a tutto quello che in lui è offeso, e ch' era, in lui, per renderlo felice. Questo è l'uomo."
- Elio Vittorini, Uomini e no



Proprio nel periodo più drammatico della guerra di Liberazione, tra la primavera e l'autunno del 1944, Elio Vittorini scrive "Uomini e no", romanzo ambientato nel clima della Resistenza che si combatteva a Milano nel 1944 ed è imperniato sulla vicenda storica ed esistenziale di Enne 2, un partigiano che va alla ricerca di se stesso, interiormente travagliato da un amore impossibile per una donna e sensibile al dramma dei tempi. Dopo l'armistizio e la fuga da Roma del re e del governo, i tedeschi hanno occupato l'Italia settentrionale. Milano vive sotto l'incubo dei rastrellamenti e delle repressioni fasciste guidate da Cane Nero. Enne 2 è ricercato in quanto ideatore di più attentati contro i nazisti, però è stanco di fuggire. Ha perso tanti compagni, il prezzo della lotta è stato troppo alto, ma l'odio nei confronti della barbarie efferata da Cane Nero non è diminuito. Circondato in una casa da Cane Nero e dai suoi uomini, questa volta non fuggirà. Lo ucciderà e poi cadrà da un uomo sotto il fuoco dei fascisti.
Il linguaggio usato dall'autore si articola su due piani, corrispondenti a due diversi registri psicologici; da un lato, il dialogato secco ed essenziale, fatto di battute brevi e concise, spesso ossessivamente ripetute, espressione di un reale crudo ed oggettivo; dall'altro, gli interventi in corsivo, dall'andamento fortemente lirico e spesso oracolare, animati dall'umanesimo integrale di Vittorini, che guardano alle offese subite dal mondo cono occhio dolente e intriso di pena per gli uomini.

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