mercoledì 12 febbraio 2014

Il garofano rosso, di Elio Vittorini

"Ed alzai le mani, in un istintivo gesto d'angoscia, come ad esprimere il senso di vuoto che mi desolava l'anima. Ma le mie parole non dicevano nulla di vero. E sentivo che quel vuoto non veniva dalla fine improvvisa che aveva cancellato lei, la donna bionda, e ch'era invece un vuoto più antico, a cui sarei giunto in ogni modo appena mi fossi trovato fuori dalla casa delle mie notti di febbre e di desiderio. Era il vuoto di ogni volta che avevo lasciato lei per tornare al mio vecchio mondo di ragazzo e che ogni volta avevo creduto di riempire correndo di nuovo a lei: il vuoto dell'amicizia perduta, e del bene che non avevo detto".
- Elio Vittorini, Il garofano rosso



Il garofano rosso, apparso su "Solaria" nel 1933 - 1934, ma in volume soltanto nel 1948, con l'aggiunta delle parti che la censura fascista aveva fatto sopprimere non per ragioni politiche ma moralistiche, è un romanzo di iniziazione alla vita, al sesso e alla politica di un un gruppo di ragazzi che vivono come un'avventura giovanile anche il Fascismo, fra curiosità, interesse e diffidenza. L'azione si svolge a Siracusa nel 1924: il protagonista, Alessio Mainardi, è un giovane liceale che si innamora di una compagna di scuola, Giovanna, da cui riceve in pegno un garofano rosso. A questo amore spirituale segue una passione più sensuale per una prostituta, Zobeida, alla quale il ragazzo regala il garofano rosso. Ma Zobeida viene arrestata per possesso di droga, mentre Alessio viene a sapere che Giovanna lo ha tradito con l'amico Tarquinio Masseo.
Vittorini ha la capacità di far lievitare la vicenda adolescenziale in un mito luminoso della memoria ( molti sono gli elementi autobiografici del romanzo): al di là della descrizione realistica, gli eventi assumono un valore esemplare ed assoluto, come fuori dal tempo.

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